In corsia scarseggiano i medici, l'Utin rischia la chiusura

In corsia scarseggiano i medici, l'Utin rischia la chiusura
di Lucia PEZZUTO
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Domenica 23 Aprile 2023, 09:18 - Ultimo aggiornamento: 20:37

Reparto di Terapia Intensiva neonatale a rischio chiusura presso l’ospedale Perrino di Brindisi: dopo il blocco dei ricoveri ad Ostetricia e Ginecologia del Camberlingo di Francavilla Fontana, un’altra unità operativa potrebbe essere messa in stand by in attesa di trovare personale sanitario.

La vicenda

Continua ad allargarsi a macchia d’olio la crisi emergenziale che sta coinvolgendo i reparti delle strutture ospedaliere brindisine. Alla base una cronica carenza di personale medico che rende insufficiente l’assistenza al paziente. Dopo la chiusura del reparto di Ostetricia e Ginecologia del Camberlingo di Francavilla Fontana ed il trasferimento del punto nascite nel Perrino di Brindisi, diventato oramai unico riferimento una intera provincia di 400mila abitanti, ora sembra che anche l’Utin sia destinato nelle prossime ore a sospendere le attività. La situazione è notoria, la mancanza di personale medico ha da tempo messo in difficoltà quei sanitari che continuano ad operare con grandissimo affanno cercando di coprire la turnazione. Mesi di sacrifici che ora ha ridotto allo stremo il personale. Così il direttore dell’Unità operativa, Lorenzo Quartulli, avrebbe presentato una richiesta ufficiale di sospensione delle attività quanto meno parziale alla direzione sanitaria proprio nelle scorse ore. Questo vorrebbe dire, in parole povere, che i neonati che avranno bisogno della terapia intensiva saranno trasferiti in altre sedi ospedaliere come Lecce e Bari. Del resto l’ospedale Perrino dispone delle autoambulanze attrezzate per il trasporto di questi pazienti. Resta comunque lo sconcerto visto che per anni proprio l’Utin di Brindisi è stato indicato come uno dei migliori reparti del Sud Italia. Nel frattempo l’assessore regionale alla Sanità, Rocco Palese, sulla questione è perentorio: «Questa situazione di Brindisi è nota, sconta carenze gravi che ci sono ovunque. Prendiamo in considerazione di fare una conferenza dei servizi per verificare quanto sta accadendo. E vorrei farlo di persona. C’è sicuramente qualcosa di grosso che non va. Andremo a vedere. E ci adopereremo perché non chiuda il reparto». E chiosa: «C’è un commissario che deve affrontare questi problemi ed evitare la chiusura”. Ma la chiusura dei reparti nei nosocomi brindisini sembrano inarrestabili. Alla base, dicono i sindacati e lo stesso Ordine dei Medici della provincia di Brindisi, non solo la carenza del personale medico ma anche una cattiva organizzazione che non consente di gestire in maniera ottimale le professionalità a disposizione. “Siamo seriamente preoccupati- ha detto il presidente dell’Ordine, Arturo Oliva, commentando la recente chiusura del reparto di Ostetricia e Ginecologia di Francavilla Fontana- Il provvedimento della ASL per Francavilla Fontana, purtroppo, si inserisce in un filone di decisioni che continua a penalizzare il servizio pubblico provinciale e che quest’Ordine ha denunciato in più riprese e nel tempo riguardanti le situazioni dell’emergenza-urgenza, dei servizi radiologici, delle terapie intensive, delle chirurgie, dei punti nascita”. I sindacati sul piede di guerra hanno invitato più volte la Asl di Brindisi a rivedere le scelte organizzative ed i provvedimenti di chiusura, che sebbene definiti dalla stessa Azienda Sanitaria locale temporanei, non vedono soluzioni a breve termine. Ma la chiusura dell’Utin è un colpo al cuore per il territorio che non conta un’altra Unità Operativa simile in tutta la provincia brindisina. La Cgil a questo proposito, proprio a seguito del blocco dei ricoveri a Francavilla Fontana scrive: “Neonatologia Utin è tarata su specifiche esigenze territoriali, anche questa con gravi carenze di organico, dovrebbe affrontare un ulteriore carico di lavoro. Ora, considerato che come dimostrato più e più volte (come ad esempio durante l’emergenza pandemica da Sars-Cov-2) l’incremento del carico di lavoro non spaventa il collettivo di lavoratori coinvolti nell’assistenza alle partorienti, rimane che questo incremento non potrà non aggravare i rischi professionali e clinici sempre in capo ai soliti noti, i lavoratori. Sono questi aggravi che provocano l’inefficacia delle diverse procedure di reclutamento di personale dirigente e la fuga del personale verso altri lidi”.

In questo commento di qualche giorno fa il sindacato sembra prevedere quello che poi di fatto si sta verificando in queste ore, l’imminente chiusura di un altro reparto.

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