L'assessore Bruno: «Andare oltre i vecchi poli industriali. Così la città deve cambiare passo»

L'assessore all'Ambiente Tonino Bruno
L'assessore all'Ambiente Tonino Bruno
di Oronzo MARTUCCI
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Venerdì 1 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:12

«Come dichiarato dal sindaco Marchionna, giudicare arroganti e inaccettabili le scelte industriali per la decarbonizzazione della centrale di Cerano aprendo, secondo la mia opinione personale, una “Vertenza Brindisi” con l’Enel, è il minimo che può fare un’amministrazione comunale responsabile eletta sei mesi fa per costruire un futuro di sviluppo possibile e sostenibile per la città e il territorio»: l’architetto Antonio Bruno, assessore all’Ambiente nell’amministrazione comunale di Brindisi e con un passato di consigliere e assessore regionale, è chiaro nel sottolineare la necessità che Enel assuma impegni concreti rispetto al futuro della città e che la stessa città si presenti al confronto con idee e progetti chiari”. 

L’Enel sta dando l’impressione di voler abbandonare Brindisi dopo averla sfruttata al massimo.

«Nell’ultimo consiglio comunale il sindaco Marchionna è stato chiaro e determinato nel definire sconcertante e irriguardoso il comportamento dell’Enel che in 40 anni ha costruito nel territorio comunale due grandi centrali per la produzione del 20% del fabbisogno energetico nazionale. A ciò bisogna aggiungere la costruzione di tre elettrodotti ad alta tensione, un lungo nastro trasportatore del carbone in cemento armato mai utilizzato, l’inquinamento di falde acquifere e grandi estensioni di terreno strappate all’agricoltura». 

Quale futuro è possibile per Brindisi?

“I report sullo stato di salute delle città raccontano di città belle e attrattive, di città brutte e fallite in crisi ormai irreversibile, e di città a un bivio tra possibilità di sviluppo sostenibile e declino irreversibile. Brindisi si trova in questa terza fascia, in presenza di pesanti criticità e residue potenzialità ancora disponibili. Le città diventano attrattive quando hanno una loro specificità che stimola l’interesse a essere scelte perché si vive meglio, si trova lavoro, si possono fare investimenti per il futuro della famiglia, nonché di essere frequentate dal turismo culturale nazionale e internazionale perché in quelle città ci sono peculiarità e diversità che non si trovano in altri luoghi”.

La città capoluogo cosa ha da offrire per essere e apparire attrattiva?

“Ha ancora a disposizione residue potenzialità e risorse per diventare città bella e attrattiva, a condizione che si realizzi una politica degli interventi diversa da quella che si è concretizzata negli ultimi trent’anni. Risorse che caratterizzavano il suo capitale identitario territoriale come il mare, la campagna, il patrimonio storico-culturale sono state sacrificate per realizzare lo sviluppo dei grandi poli industriali”.

Bisogna cambiare strada, insomma.

“Presentate come strategiche della transizione chimico-industriale e di quella energetica, tali industrie hanno lasciato un cimitero di insediamenti dismessi e abbandonati, unitamente alla più grande area inquinata Sin (Sito interesse nazionale ai fini delle bonifiche) presente in Italia, con una superficie di 7.000 ettari rispetto ai 35.000 di tutto il territorio comunale.

Ci troviamo di fronte al 20% del territorio comunale sottratto a uno sviluppo più equo e sostenibile realizzato anche a tutela degli interessi della città. Rispetto a una situazione come quella descritta, al fine di evitare che nei prossimi dieci anni la città entri in una fase di declino irreversibile e il territorio si trasformi in un grande sito di archeologia industriale, c’è bisogno di un immediato e concreto cambio di passo da parte delle imprese che hanno intenzioni di allocare i loro interventi nel territorio brindisino”.

Enel ha intenzione di cambiare passo?

“Nel piano industriale presentato dall’Enel per la decarbonizzazione della centrale di Cerano, non solo è assente il cambio di passo necessario, ma c’è un aggravamento nella scelta degli interventi tutti finalizzati alla esclusiva salvaguardia degli interessi aziendali e con un totale danno per un territorio che, come evidenziato, ha già pagato prezzi altissimi per le passate politiche aziendalistiche dell’Enel. A Brindisi è stato costruito il più grande polo energetico nazionale per la produzione del 20% del fabbisogno nazionale di energia elettrica. L’Enel, peraltro, dovrebbe spiegare perché a Catania sono stati impegnati ingenti investimenti per costruire un grande impianto per la produzione di pannelli fotovoltaici e realizzare una filiera energetica per la produzione di idrogeno.

Il Comune di Brindisi ha soluzioni da proporre nell’ambito di una vertenza?

“Senza avere alcuna presunzione di imporre soluzioni a una grande azienda come l’Enel, a Brindisi ci sono le condizioni per realizzare una innovativa filiera energetica in grado di rendere i legittimi interessi aziendali compatibili con quelli della comunità locale, anch’essi altrettanto legittimi. Il territorio dispone di una estesa area industriale, oggetto di avanzata dismissione delle imprese insediate, su cui si potrebbe allocare una grande piattaforma logistica di catena del freddo alimentata da impianti fotovoltaici di idonea estensione. Contestualmente nella centrale di Cerano, nelle aree liberate dal carbone potrebbero essere posizionati gli elettrolizzatori necessari per la produzione di idrogeno utilizzando i finanziamenti contenuti nell’ultima tranche del PNRR. Un altro importante valore aggiunto a favore di tale processo produttivo è costituito dall’ area Zes”.

La produzione dell’ìdrogeno può garantire uno sviluppo possibile e sostenibile?

"Il progetto di economia circolare legato all’uso dell’idrogeno e la catena del freddo alimentata da impianti fotovoltaici, se ben realizzati e gestiti, avrebbero importanti ricadute sul territorio brindisino, grazie all’acquisizione di conoscenze e competenze su tecnologie energetiche avanzate congiunte a prospettive di medio- lungo termine, rilancio dell’occupazione qualificata a livello di laureati, tecnici e operai specializzati che potrebbero essere formati in collaborazione con le Università e gli istituti tecnici industriali presenti sul territorio”.

Cosa porterebbe la catena del freddo?

“Il riferimento è alla lavorazione e alla trasformazione di prodotti freschi (ortaggi, frutta, pesci e altri), di quelli dei comparti agroalimentari e agroindustriali del Salento, della Puglia, della Basilicata e di altre aree del Sud Italia, nonché all’organizzazione e al trasferimento di derrate congelate provenienti dai luoghi di produzione a quelli di consumo. I trasporti di derrate reperibili per mare e via aerea avrebbero un riferimento strategico nel sito Brindisino. Un hub tecnologico del freddo, alimentato con energia elettrica a costi ridotti rispetto a quelli di mercato, allocato nel cuore del Mediterraneo, tornato ad essere crocevia fondamentale dei traffici fra Europa, Africa e Medio Oriente, diventerebbe anche fortemente attrattivo per investimenti nazionali e internazionali, considerato il grande fabbisogno alimentare dei Balcani e degli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Mare, campagna e patrimonio storico e culturale potrebbero tornare a essere risorse fondamentali di uno sviluppo condiviso e realmente sostenibile sul piano economico, sociale, ambientale e culturale”.

Ci sono elementi concreti sui quali è possibile discutere per avviare una vertenza Brindisi.

"Si tratta di indicazioni schematiche, da non considerare come unico percorso per il cambio di passo necessario. E’ piuttosto una base di confronto per dare la possibilità alle imprese, alla Regione, al Sistema di Autorità Portuale, al Governo Centrale, alle forze politiche nel suo complesso, di comprendere che il territorio brindisino non è più nelle condizioni di sopportare modelli di sviluppo industriale come quelli realizzati a Brindisi dall’Enel, da Basell, e da altri negli ultimi 40 anni”.

Bruno, a suo parere maggioranza e opposizione potrebbero lavorare insieme nel costruire le condizioni per una vertenza Brindisi che abbia come obiettivo uno sviluppo sostenibile?

“Un significativo cambio di passo è stato compiuto dal Consiglio Comunale di Brindisi dove, maggioranza e opposizione, dopo un confronto serrato hanno votato una mozione all’unanimità per chiedere la istituzione di una Autorità portuale autonoma a Brindisi. Non si può parlare di cambio di passo del presidente dell’Autorità Portuale, il quale invece di rimettere anche lui la possibilità di scorporare il porto di Brindisi dal Sistema Regionale Portuale alla volontà del Governo centrale, come votato nella mozione del consiglio comunale, è intervenuto per ribadire che il futuro di Brindisi è ancora legato a un modello industriale ormai abbandonato per le sue conseguenze nefaste sul territorio”.

Comincia a essere più chiaro anche il profilo della nuova amministrazione comunale nel distinguersi rispetto a un industrialismo sfrenato che a Brindisi spesso ha fatto da contraltare a un ambientalismo altrettanto sfrenato. E’ così a suo parere? 

“Probabilmente tra 20 anni, quando Edison deciderà di dismettere un deposito costiero fuori mercato per nuove tecnologie sopravvenute, il futuro sindaco si troverà nelle stesse condizioni di Marchionna e della comunità locale. Al fine di evitare un futuro già scritto, il presidente dell’Autorità portuale di Sistema, Patroni Griffi, si dovrebbe informare sul cambio di passo realizzato in altre realtà come Palermo dove il Comune e il Sistema di Autorità Portuale locale hanno realizzato un condiviso progetto strategico mirato allo sviluppo sostenibile del porto e della città di Palermo”.

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