Ambiente, le donne sono più attente anche agli acquisti consapevoli: è eco gender gap

Mirella Orsi, divulgatrice scientifica: «Il cambiamento climatico e le diseguaglianze di genere sono interconnessi»

Ambiente, le donne sono più attente anche agli acquisti consapevoli: è eco gender gap
di Rita De Bernart
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Mercoledì 25 Ottobre 2023, 12:08 - Ultimo aggiornamento: 26 Ottobre, 07:38

Il rispetto per l’ambiente è (anche) una questione di genere?

Stando a recenti ricerche di mercato sembrerebbe di sì: questa maggiore consapevolezza ed inclinazione delle donne alle scelte green è stata tradotta a livello mondiale come “eco gender gap”. Il fenomeno è più complesso e legato ad una serie di variabili culturali e sociali che influenzano i comportamenti di ogni individuo ma, senza voler generalizzare, è facile intuire che esista una connessione tra la sensibilità al rispetto dell’ambiente e il “take care”: il “prendersi cura”, di sé, degli altri, dello spazio abitato che è in fondo, da sempre, un approccio molto al femminile alla vita quotidiana. Retaggio di una società patriarcale che demanda alla donna, ancora oggi nel 2023, la responsabilità della cura. Ma non solo.

LE SCELTE

Vi è, oggi, una buona dose di consapevolezza: è un dato oggettivo, ormai, che i cambiamenti climatici siano interconnessi con la gender equality e che, in alcuni luoghi, la qualità della vita – e addirittura la sopravvivenza stessa delle donne - sia minacciata dal cambiamento climatico. All’evento “Alle radici delle disuguaglianze di genere: il ruolo degli stereotipi”, è emerso che l’80% degli sfollati a causa di disastri ambientali è di genere femminile. Salvare il pianeta per sopravvivere, dunque. Tant’è: il mondo femminile é più incline a scelte ecologiche. Il dato emerge da diversi studi di marketing e psicologia climatica. Come l’analisi condotta nel 2018 dalla società di ricerche di mercato Mintel, che monitora l’aspetto della sostenibilità legato ai consumi, secondo cui le donne che cercano di vivere in maniera più etica sono il 71% contro il 59% degli uomini. Il 65% di queste, inoltre, si impegna a far adottare buone prassi anche ad altre persone, sia in ambito familiare che lavorativo. Le donne più attente al minor consumo di acqua e agli sprechi sono rispettivamente il 38 e il 33% contro il 30 e il 27% degli uomini. Questione di sensibilità, forse, ma anche di abitudini alimentari: il genere femminile sarebbe disposto a spendere di più per l’acquisto di prodotti salutari e a basso impatto ambientale; gli uomini, al contrario, secondo uno studio pubblicato nel 2021 sul “Journal of industrial ecology”, spenderebbero solo il 2% in più emettendo però il 16% di gas serra inquinanti in più rispetto alle donne, a causa del maggior consumo di carne da allevamento. L’approccio virtuoso si riflette anche in campo imprenditoriale: in Italia, stando al V Rapporto nazionale sull’imprenditoria femminile, realizzato da Unioncamere, nel 2022 le imprese femminili erano un milione e 345mila, il 22,2% del totale. Di queste, il 12% aveva puntato sul green, contro il 9% delle aziende guidate da uomini. La storia poi, come sempre, dà torto o dà ragione: molti dei momenti che hanno segnato un punto di svolta nelle scienze ambientali sono dovuti a scoperte e ricerche rivoluzionarie condotte da donne.

Poi dimenticate, ignorate anche dai testi scolastici. Alcune di queste oggi restituite al mondo, e a vita nuova, in un volume che ne racconta la caparbietà, la forza di andare avanti oltre i “no”: “Prime. Dieci scienziate per l’ambiente, edito da Codice e curato da Mirella Orsi e Sergio Ferraris. «Si tratta di dieci scienziate poco conosciute dal grande pubblico o finite nell’oblio, che hanno contribuito al progresso delle scienze ambientali», racconta Mirella Orsi. «La selezione è fatta attraverso una scelta verticale e orizzontale: quella cronologica per cercare di abbracciare più periodi storici e far vedere che alcune cose sono cambiate ed altre no; e l’altra per provare a dare una panoramica delle diverse aree scientifiche ambientali». Le dieci storie sono affidate ad altrettanti giornalisti in numero equo fra donne e uomini. «Ci piaceva l’idea – continua Orsi – di un racconto corale: credo sia il primo libro sulla storia del progresso scientifico fatto in piena parità. I messaggi che trasmette sono vari: innanzitutto la consapevolezza che la storia delle scienze al femminile appartiene a tutti. Poi sicuramente la stretta connessione che esiste tra il progresso scientifico al femminile e la storia delle scienze ambientali. Tutte hanno in comune una perseveranza fortissima, un forte amore per la conoscenza: le protagoniste non si sono fermate di fronte ad una porta in faccia, ad una discriminazione, ad un no. Sono pioniere che hanno rivoluzionato anche la comunicazione e la divulgazione».

LE PIONIERE

Donne che hanno trovato la maniera e che sono riuscite ad essere le prime. L’unica italiana nel libro è Laura Conti il cui nome è legato al disastro di Seveso, nel luglio del 1976, quando un guasto al sistema di raffreddamento dell’industria chimica che fa capo alla multinazionale La Roche disperse grandi quantità di diossina nell’aria, causando un disastro ambientale di proporzioni enormi. Conti ebbe un ruolo determinante nel far conoscere al pubblico le quantità esatte di gas disperso nell’aria; a lei si deve il limite degli inquinanti imposto dalla legge. A farle compagnia Rachel Carson, autrice di un’opera magistrale, Primavera silenziosa, che diede il via alle lotte ambientaliste degli anni ’60 del Novecento, Mária Telkes che collaborò al Solar Energy Conversion Project, grosso progetto di ricerca sull’energia solare, Sylvia Earle, pioniera dell’oceanografia e ancora Maria Sibylla Merian, Jeanne Baret, Eunice Newton Foote, Dian Fossey, Jane Goodall e Dana Meadows. «Il fatto che le donne siano molto più attente all’ambiente – conclude Orsi – può essere in parte legato al senso della cura e ad un retaggio patriarcale, senza però spostare l’ago della bilancia dall’altra parte perché sono convinta che è la varietà di pensiero che ci salva. I dati dicono che c’è questa tendenza. Ma c’è anche un altro fattore: si dice che il cambiamento climatico impatti più sulle donne, ed è certamente vero; ciò che non si dice è che il cambiamento climatico e le disuguaglianze di genere sono interconnesse anche perché, al contrario, la disuguaglianza aggrava i cambiamenti in negativo a causa della mancanza di informazione».

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