Nuovo questore a Bari, intervista a Signer: «Lotta allo spaccio di droga per ridurre consenso e potere»

Nuovo questore a Bari, intervista a Signer: «Lotta allo spaccio di droga per ridurre consenso e potere»
di Elga MONTANI
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Venerdì 4 Novembre 2022, 05:00

Si è insediato, nella giornata di ieri, il nuovo questore di Bari, Giovanni Signer, che ha preso il posto di Giuseppe Bisogno, andato in pensione circa un mese fa. Originario della Sicilia, Signer negli ultimi due anni ha prestato servizio a Brescia, ma conosce le realtà del sud e le loro problematiche, spesso simili, non solo per le sue origini, ma per aver prestato servizio per anni a Catania. Sessantenne, laureato in giurisprudenza, ricopre il ruolo di questore dal 2015. Le sedi in cui ha prestato servizio come questore sono Savona, Caltanissetta e Brescia.

Questore, tra i temi che negli ultimi tempi hanno tenuto banco nella città di Bari c’è quello della sicurezza. Diversi fenomeni, tra cui possiamo citare vandalismo, “baby gang”, spaccate ai negozi, mala movida, hanno ridotto la percezione di sicurezza della popolazione. Cosa pensa sia possibile fare?
«Quello della percezione di sicurezza è un tema generale, anche perché ogni comunità ha un livello di comfort al quale è abituato, ed aspira ad averne uno ancora più elevato. Nonostante i dati ci dicano che molti reati siano in diminuzione, questo la popolazione non lo avverte. Sicuramente rendere più percepibile la nostra presenza sul territorio sarà uno dei nostri obiettivi primari, così come renderla sempre più percepibile e magari riuscire a prevenire diversi fenomeni che interessano il territorio. Ad esempio, per la notte di Halloween, nella mia precedente sede, abbiamo garantito un servizio massivo in quanto in quella zona è un evento molto sentito. Riuscire a prevenire alcuni fenomeni lo si può fare grazie alla conoscenza del territorio e anche alla capacità informativa che arriva solo dal contatto con la società civile e con la gente comune. D’altronde, il primo obbligo di un questore è quello di assicurare al prefetto un supporto tecnico dal punto di vista degli aspetti che riguardano la pubblica sicurezza. La collaborazione, inoltre, con le altre forze dell’ordine e il supporto all’autorità giudiziaria sono fondamentali. Dobbiamo rendere sempre più efficiente ogni aspetto del nostro operato, sia della prevenzione che della repressione».
Come sicuramente sa sul territorio insistono diverse organizzazioni mafiose che, stando anche all’ultimo rapporto della Dia, sono molto radicate sul territorio. Che tipo di attività va fatta in città e non solo da questo punto di vista?
«Per quanto riguarda la criminalità organizzata, quanto ho vissuto a Catania e quanto si trova a Bari sono, se così possiamo dire, realtà sovrapponibili. La criminalità organizzata è come una costellazione, fatta di vari gruppi, ognuno con la propria autonomia e a volte entrano in conflitto tra loro. La prima fonte di sostentamento, immagino anche su Bari, di questo tipo di organizzazioni penso sia quello del traffico e lo spaccio di stupefacenti e questo per una ragione ben precisa, in quanto non assicura solo reddito ai promotori dell’organizzazione, ma consente di assicurare il proselitismo. Questo è di sicuro il primo aspetto su cui dovremo lavorare. Inoltre, dovremo fare in modo di garantire alla popolazione la sensazione di sicurezza che in molte occasioni, anche a causa di semplici situazioni di degrado, non si riesce a garantire completamente».
Solo pochi giorni fa una inchiesta condotta non solo la polizia di Stato, ma anche carabinieri e guardia di finanza, ha scoperchiato un vaso di Pandora fatto di infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto della democrazia, avendo in qualche modo influito sulle elezioni soprattutto a Valenzano. Come si evita che questo possa ripetersi nel prossimo futuro?
«Sulla questione ho letto qualcosa, ma non conosco approfonditamente la questione di Bari. Posso dire però che più la criminalità organizzata diventa forte più si propone, non dico come soggetto politico, ma come interlocutore. Il meccanismo è vecchio, e conosciuto. Diminuendo i ranghi e le file delle organizzazioni criminali, diminuisce anche il pericolo delle infiltrazioni mafiose nei diversi aspetti della società. Se non posso più controllare la situazione la cosa diventa difficile. Chi ha interesse a raccogliere voti in un certo ambiente finisce per non avere più motivo di farlo».
Un altro fenomeno che ha preoccupato la città nell’ultimo anno è quello che in molti definiscono delle “baby gang”. Ha qualcosa da dire in merito?
«Il discorso baby gang è complesso e invito a fare attenzione a mettere tale sigillo su determinati fenomeni. È molto pericoloso parlare di baby gang quando non è detto che lo siano. Al nord ci sono baby gang strutturate che addirittura si danno un nome e un codice di comportamento. Se noi, però, diciamo ad un gruppo di ragazzi che sono una baby gang, loro il giorno dopo si sentiranno una baby gang e si comporteranno di conseguenza. Facciamo l’esempio di un gruppo di ragazzi, che sono amici, vengono da un quartiere periferico e leggono poi sul giornale che quanto fanno viene attribuito ad una baby gang, il giorno dopo si sentiranno tali. È pericoloso affibbiare questo tipo di nomea a determinati gruppi. C’è di sicuro un problema di violenza giovanile e non esiste città che non abbia questo tipo di problema».
Viviamo un periodo di grossa crisi economica che sembra non risparmiare nessuno. È possibile che questo faccia aumentare determinati fenomeni di microcriminalità? È preoccupato di quanto possa determinare una situazione simile?
«Non posso come questore mostrarmi preoccupato. Ovviamente, quello che accadrà nei prossimi mesi, e il riflesso che avrà, è un dato che per forza di cose potrebbe comportare una accelerazione di certi fenomeni, e su questo dovremo prestare attenzione».
Spesso si dice che alle forze dell’ordine manca il personale. È davvero così, è solo necessario ottimizzare e utilizzare meglio il personale a disposizione?
«Penso che bisognerebbe cercare di fare sempre meglio, anche infondendo un pizzico di entusiasmo, che possa garantire a tutti quanti di lavorare nel migliore dei modi».
Lei è appena arrivato a Bari, ha delle priorità?

«Fare bene».

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