Baby gang al San Paolo, crescono le aggressioni «ma nessuno denuncia»

Baby gang al San Paolo, crescono le aggressioni «ma nessuno denuncia»
di Adalisa MEI
4 Minuti di Lettura
Sabato 18 Febbraio 2023, 05:00

Crescono le aggressioni da parte delle baby gang al San Paolo a Bari: ma nessuno denuncia. E «non si denuncia per la convinzione di non poter cambiare la situazione. Una volta subita l’aggressione si rimane quindi inermi e fermi, non ci si rivolge alle autorità competenti. Non c’è quella cultura matura di comunità. Quella per cui la denuncia non solo è una tutela per sé stessi, ma anche per il prossimo». Il quadro delineato da Stefano Franco, consigliere del Municipio 3, non solo sulla questione delle continue aggressioni al quartiere San Paolo, ma anche sulla mancanza di denuncia delle stesse, è molto chiaro. I residenti del quartiere sono convinti che rivolgersi alle autorità competenti non porti a nessun risultato e che la pericolosità del quartiere non possa essere modificata con una denuncia. 

Le segnalazioni 


«A questo - continua Franco - si aggiunge anche la paura di ritorsione. Ma tra i due aspetti penso che sia prevalente il primo. Ascolto tante persone». Franco racconta che ha ricevuto numerose segnalazioni da circa una ventina di persone della presenza in piazza Europa, zona pedonale abbastanza trafficata del quartiere, di svariate aggressione della baby gang. 
«Solo due giorni fa lanciavano addosso ai passanti, uova o anche pomodori colpendoli anche in testa». 


Si tratta di ragazzi tra i 10 e i 14 anni «che lo fanno per noia - dice con certezza il consigliere -  Nel quartiere manca una strategia politica. I ragazzi desiderano fare due cose: svolgere attività, altrimenti si annoiano, e trovare lavoro. Vivono una completa sfiducia nel futuro». 
Il consigliere racconta quindi che «il grido del territorio è acuto».

E si dice veramente preoccupato anche perché in assenza di denunce «è veramente difficile intervenire».

La testimonianza di una mamma

C’è un misto di delusione e di rabbia anche nelle parole di una mamma nata e cresciuta al San Paolo, ma così legata a quella terra che non ha voluto abbandonare. «Io ho sempre creduto in questo quartiere, ho scelto di rimanerci - dice - Ero convinta che la situazione potesse migliorare». Sceglie l’anonimato la donna, «perché cosi come abbiamo paura di denunciare alle autorità competenti le continue aggressioni a cui la nostra gente è sottoposta giornalmente, abbiamo anche paura ad esporci per paura di ritorsioni. Il San Paolo- continua - è un quartiere dormiente, dove regna il degrado sociale e culturale. Dove si vive nel terrore. E dove pure denunciare le aggressioni che subiamo ci fa paura».
La donna conviene con Franco che la baby gang è costituita da ragazzi, «alcuni anche di buona famiglia», molesti e aggressivi solo per noia: «E’ solo un diversivo - tuona - . Un modo per non annoiarsi, per trascorrere il tempo. Attaccare qualcuno da braco e fargli male, per loro non è altro che un modo per trascorrere la serata, perché non ci sarebbe altro da fare altrimenti». 


La mamma spiega infatti che nel quartiere «non c’è un luogo di aggregazione, non c’è un bar, una attrattiva. Non c’è nulla. Ci sono solo pizzerie da asporto, ma non c’è una dove i ragazzi possono tranquillamente sedersi e mangiare una pizza tutti insieme. Esiste solo una piccola pineta che fa paura solo ad entrarci». 


Ci sono anche cooperative che cercano di riunire i ragazzi con la cultura, la musica la danza e lo spettacolo. «Ma non funzionano - spiega ancora la mamma del San Paolo - . Non c’è risposta. Anche nelle scuole si tentano tanti progetti. Ci sono parecchi bravissimi professori che provano a migliorare la situazione. Ma c’è grossa difficoltà ad interagire con i ragazzi. La problematica è grave. Il degrado sociale e culturale è veramente esteso. E nelle scuole vale lo stesso». La donna ha quindi deciso di far frequentare al figlio una scuola fuori dal quartiere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA - SEPA

© RIPRODUZIONE RISERVATA