Salento, «Smartwatch al polso dei medici per evitare le aggressioni»

Salento, «Smartwatch al polso dei medici per evitare le aggressioni»
di Andrea TAFURO
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Mercoledì 30 Agosto 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12:17

«Smartwatch e bodycam per frenare la violenza e aumentare sicurezza e serenità dei sanitari nei luoghi di lavoro». La proposta finalizzata a garantire una maggiore tutela per medici e operatori sanitari impegnati nei pronto soccorso e nel 118 di Lecce, arriva dal sindacalista Fsi-Usae, Francesco Perrone. Nella lettera inoltrata ai vertici sanitari dell’Asl Leccese, il responsabile sindacale torna ad affrontare il tema della violenza in corsia, «con episodi sempre più frequenti nei reparti d’emergenza-urgenza degli ospedali». Sono oltre 70 le aggressioni fisiche e verbali, secondo il report provvisorio stilato dall’Ordine dei medici di Lecce, registrate nei primi 6 mesi di quest’anno ai danni di medici, infermieri e soccorritori, nonostante i diversi tentativi messi in atto da Asl e forze dell’ordine e le campagne di sensibilizzazione attuate contro la violenza. 

Le richieste dei sindacati 

«Purtroppo nessun provvedimento concreto a tutela della sicurezza è stato messo in campo – scrive Perrone - per scongiurare i continui e spesso gravi episodi di aggressione che subiscono operatori sanitari inseriti nell’ambito dei servizi di emergenza/urgenza dell’Asl Lecce.

Il complesso sistema sanitario dell’emergenza-urgenza, del 118 e dell’assistenza penitenziaria è in fase di trasformazione, con sempre meno medici che accettano di entrare a far parte del 118 o disdicono contratti di lavoro nei Pronto soccorso e nelle strutture penitenziarie, a causa delle ridotte tutele assicurative e dei notevoli rischi di aggressione che si trovano ad affrontare». «Alla luce delle diverse criticità evidenziate – chiarisce il sindacalista - invitiamo i vertici sanitari a valutare l’opportunità di dotare tutto il personale sanitario interessato, gli autisti/soccorritori delle postazioni del 118, gli addetti dei pronto soccorso e delle strutture penitenziarie a rischio di aggressione, di bodycam o smartwatch al fine di poter mettere in tutela e salvaguardare l’incolumità degli operatori sanitari in ogni momento ed in ogni fase d’intervento. Crediamo che la soluzione possa garantire un collegamento immediato con la centrale operativa del Seus 118 e con le forze dell’ordine, inoltre le videocamere fisse e le bodycam avranno il duplice ruolo, non solo di documentare gli episodi di aggressione, ma anche di prevenzione e di dissuasione da eventuali comportamenti violenti».

I dati sulle aggressioni

La complessità della situazione attuale è fotografata dalle percentuali di medici che hanno subito violenza: il 40,8% di camici bianchi aggrediti ha un’età compresa tra 55 e 65 anni, il 25,45% tra i 35 ed i 45, il 25,21% tra i 45 ed i 55 anni ed infine l’8,55% tra i 25 ed i 35 anni. Il 56,10% delle vittime è di sesso femminile, indice di come il problema aggressioni continui ad essere più sentito tra i medici donne (nel 2018 era il 53%). Annualmente in provincia di Lecce sono circa 130 i casi di minacce e aggressioni riferite agli Ordini professionali. 
«L’utilizzo della tecnologia per migliorare sicurezza e tranquillità dei sanitari a lavoro – afferma il presidente dell’Ordine dei medici, Donato De Giorgi – ci trova d’accordo. Serve un cambio culturale e soluzioni che permettono di invertire la rotta di una situazione sempre più allarmante».

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