Taranto, il bimbo sta meglio e il papà guida la processione per ringraziare la Madonna

A destra Saverio Musciacchio durante una processione. Accanto a lui c'è il fratello Giuseppe
A destra Saverio Musciacchio durante una processione. Accanto a lui c'è il fratello Giuseppe
di Nicola SAMMALI
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Martedì 12 Aprile 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 15:30

Cos’è la fede, la devozione, la gratitudine? Cos’è il rispetto, l’attenzione al prossimo, l’umana comprensione verso chi soffre? Succede che la domenica delle Palme a Taranto coincida storicamente con le gare per l’aggiudicazione dei simboli delle processioni del giovedì e del venerdì Santo, di quei riti così profondamente radicati nella cultura religiosa e popolare tanto nei vicoli della Città vecchia quanto nelle strade del Borgo. I confratelli delle congreghe dell’Addolorata e del Carmine offrono denaro per le poste, le forcelle e le statue della passione di Cristo. L’offerta è al rialzo, una vera e propria asta. 

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La sopresa

Quest’anno però, dopo tre anni di interruzione dovuta alla pandemia, accade qualcosa di inaspettato, probabilmente unico, che si lascia dietro un insegnamento, un gesto di «fratellanza». Così capita che quattro confratelli dell’Addolorata facciano una chiamata per le “sdanghe” della Madonna che la notte del giovedì Santo viene portata in spalla dalla chiesa di San Domenico al di là del ponte girevole, per fare poi ritorno nella tarda mattinata dopo oltre dodici ore di pellegrinaggio. Ma a quella chiamata (30mila euro) non segue alcun rilancio, solo un lungo abbraccio commosso scandito dagli applausi. 
Nel gruppo c’è Saverio Musciacchio, papà di Federico, un bambino di due anni e mezzo affetto da atrofia muscolare di tipo 1. Federico nel 2020 era in fin di vita in terapia intensiva. «Mi arrivò una collanina benedetta dal parroco di San Domenico, la misi al collo della statuetta della Madonna di fronte alla stanza di mio figlio: nel pomeriggio Federico lasciò la terapia intensiva dopo venticinque giorni», racconta Saverio, 42 anni, confratello da 28.

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La sua famiglia è legata alle confraternite dell’Addolorata e del Carmine da quasi un secolo.

Non è la prima volta che partecipa alle processioni: era sotto le statue già nel 2012, nel 2014, nel 2016, nel 2018 e nel 2019. «Quest’anno per me è particolare, è completamente diverso dalle altre volte, devo ringraziare la Vergine Addolorata», dice Saverio, ripensando ai momenti più bui. Quando Saverio fa l’offerta nessuna delle altre squadre di confratelli rilancia. «Mi hanno voluto rispettare, sapevano di Federico, e non c’è stata gara. Me lo aspettavo, li ho ringraziati. Da parte mia nei prossimi anni ci sarà lo stesso rispetto che hanno avuto per me». 

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Quando il banditore ha aggiudicato al gruppo di Saverio le sdanghe, «il pensiero è andato a mio figlio e a tutti i bambini come lui. Ho pianto, mi sono commosso, c’è stata la fratellanza: lo avremmo fatto tutti. Giovedì notte sarà per loro, perché posso capire chi ha questi problemi. Sarà un percorso di preghiera per Federico e per tutti gli altri bambini». Anche una persona devota come Saverio, in una situazione così dolorosa e complicata, può mettere tutto in discussione: «Avevo quasi perso la fede - ammette -, perché entri nello sconforto. Ti chiedi: “perché a me? Cosa ho fatto di male per meritarci questo?”. La chiesa e gli amici mi hanno dato la forza, non mi hanno mai lasciato solo: sono sempre stati vicini a me e mia moglie».

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Venerdì mattina Federico andrà incontro con la mamma al papà e all’Addolorata, per l’abbraccio più bello: «Mia moglie me lo porterà in via D’Aquino, per una decina di minuti e qualche foto insieme. Magari mi vedrà in tivù. Ogni tanto gli mostro i video su YouTube, ma poi vuole guardare i cartoni», scherza Saverio, che può finalmente sorridere. Federico adesso sta meglio. Il 7 maggio dell’anno scorso, all’ospedale Gemelli di Roma, gli è stato somministrato il farmaco Zolgensma, il più costoso al mondo, quasi 2 milioni di dollari: la battaglia di Federico è stata abbracciata da tantissime persone, con una incredibile raccolta fondi. I controlli proseguono periodicamente. 
«Siamo rientrati venerdì sera a Taranto dopo due settimane, sono andati benissimo». I medici «non si aspettavano questo risultato, siamo contentissimi perché sta procedendo tutto bene. Adesso riesce anche a stare seduto da solo». E potrà vedere il suo papà procedere a passo lento sotto il peso della statua dell’Addolorata, ma con il cuore leggero. Saverio ha sofferto, ha ritrovato la fede, il senso «della fratellanza», un legame ormai indissolubile. 

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