Ex Ilva, striscioni di rabbia. Nel secondo decreto dieci milioni per la Cassa

Ex Ilva, striscioni di rabbia. Nel secondo decreto dieci milioni per la Cassa
di Domenico PALMIOTTI
5 Minuti di Lettura
Domenica 4 Febbraio 2024, 05:00

Prime modifiche al secondo decreto legge su Acciaierie d’Italia, ex Ilva, quello dedicato alle imprese dell’indotto. Rispetto alla bozza diffusa subito dopo l’approvazione nel Consiglio dei ministri del 31 gennaio, il testo andato sulla Gazzetta Ufficiale del 2 febbraio e quindi in vigore, cambia già su alcuni aspetti.


Per esempio, i fondi previsti per finanziare la cassa integrazione nell’indotto passano come limite di spesa, relativamente al 2024, da 5 a 10 milioni. Resta però, almeno per il momento, il numero delle 6 settimane aggiuntive di cassa che i sindacati reputano insufficiente e propongono che sia portato a 13. Circa poi l’accesso al fondo di garanzia da parte delle imprese, la quota di fatturato verso il committente sottoposto all’amministrazione straordinaria, cioè l’ex Ilva, scende da almeno il 70 per cento ad oltre il 50, in quanto il precedente paletto veniva ritenuto penalizzante e avrebbe rischiato di escludere dall’agevolazione molte imprese e molti lavoratori. La garanzia del fondo vale su finanziamenti di importo massimo pari ai crediti vantati nei confronti del committente.
Fino all’80 per cento dell’importo dell’operazione finanziaria nel caso di garanzia diretta e del 90 per cento dell’importo garantito dal garante di primo livello nel caso di riassicurazione.

C’è invece un taglio di 5 milioni, dai 15 della bozza ai 10 del dl in “Gazzetta”, per le risorse che finanziano la richiesta di un contributo a fondo perduto da parte delle imprese, finalizzato ad abbattere il tasso di interesse applicato sulle operazioni.


Confermato poi in toto l’articolo 3 del decreto, che riconosce la prededuzione a proposito dei crediti vantati dalle imprese o dai cessionari e garanti di tali crediti, inclusa Sace, nei confronti di imprese committenti ammesse all’amministrazione straordinaria successivamente all’entrata in vigore del decreto. La prededuzione riguarderà prestazioni di beni e servizi, anche di autotrasporto, nonché la movimentazione di attrezzature, beni, prodotti e personale che servono agli impianti. Confermato pure che tutto ciò che Acciaierie eventualmente pagherà all’indotto dalla pubblicazione del decreto sino all’avvio dell’amministrazione straordinaria, non è soggetto a revoca. Quasi certamente altri correttivi verranno ora inseriti nella discussione parlamentare sia in questo decreto che nel precedente, riferito solo ad Acciaierie, quest’ultimo attualmente al vaglio della commissione Industria del Senato con approdo in Aula il 27. Mediocredito centrale ha già comunicato la disponibilità a farsi carico, nell’ambito del nuovo dl, dei crediti certificati con copertura Sace. L’indotto tuttavia aspetta altri miglioramenti e torna a premere, come dimostra la nuova protesta inscenata ieri dalle imprese associate ad Aigi, le quali, all’altezza della direzione di stabilimento, sul cavalcavia della statale per Bari, hanno affisso uno striscione con la scritta a caratteri cubitali: “Benvenuti a Taranto la città dei due bidoni di Stato”. 

L'ispezione in fabbrica

Con riferimento all’amministrazione straordinaria del 2015, che ha lasciato a terra 150 milioni di crediti, e alla prossima, che per l’indotto rischia di bruciarne altrettanti. Intanto, Acciaierie interviene sull’ispezione in fabbrica dell’altroieri che i commissari dell’amministrazione straordinaria e i loro tecnici hanno interrotto un’ora e mezzo dopo l’arrivo. Secondo Acciaierie, “tutto il team ispettivo di Ilva in as ha deciso unilateralmente di interrompere l’attività di ispezione nonostante fosse stato invitato a effettuare i previsti sopralluoghi agli impianti e atteso che, in ogni caso, tutti gli impianti elencati dalla stessa Ilva in as nella corrispondenza intercorsa e prodromica alle attività ispettive, erano a disposizione e che, pertanto, tale attività ispettiva poteva ugualmente ed utilmente proseguire”. Secondo l’azienda, “ad alcuni quesiti posti dal team ispettivo, inerenti alla marcia delle linee di agglomerato e in merito alle batterie, i rappresentanti aziendali si sono riservati di rispondere dopo le verifiche opportune e necessarie, precisando altresì, da un lato, che i dati di produzione debbono essere verificati nell’ambito di un bilancio globale di stabilimento e che, dall’altro, la gestione dei livelli di produzione è comunque di competenza del consiglio d’amministrazione”.

Acciaierie spiega che “preso atto della decisione del team ispettivo di Ilva in as di non voler proseguire con l’ispezione degli impianti, l’azienda ha chiesto di redarre il consueto verbale di riunione”. Ma “il team ispettivo Ilva in as ha mantenuto ferma la volontà di non procedere alla stesura di un verbale. Acciaierie d'Italia ha comunque ritenuto opportuno inviare un formale invito al team ispettivo di Ilva in as affinché, rientrando presso lo stabilimento di Taranto al più presto possibile, potesse essere redatto il verbale relativo alle attività svolte nella visita del 2 febbraio”. Fonti vicine all’amministrazione straordinaria osservano che “ciò che non dice AdI è che il direttore dello stabilimento ha reiteratamente dichiarato di conoscere tutti i dati che chiedevamo. E quindi la dichiarazione di conoscenza dei dati da un lato e la contestuale riserva di risposta dall’altro, ha rivelato l’assenza di collaborazione. Senza quei dati, l’ispezione non avrebbe potuto utilmente proseguire per rispondere alle richieste del ministro circa l’accertamento delle condizioni per riscontrare la marcia e quindi la continuità produttiva dello stabilimento”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA