Troppo caldo, l'azienda si ferma. E valuta la "cassa"

L'azienda ritiene non ci siano le condizioni per far lavorare i propri dipendenti. Ma sui nuovi ammortizzatori sociali c'è incertezza

Troppo caldo, l'azienda si ferma. E valuta la "cassa"
di Domenico PALMIOTTI
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Mercoledì 26 Luglio 2023, 05:00

È la prima azienda che a Taranto si è fermata per l’ondata di caldo elevato. Si tratta della Peyrani Sud, che si occupa di logistica e grandi trasporti: ieri ha fatto restare a casa i suoi 45 dipendenti. La fermata potrebbe continuare se la situazione non migliorerà. Su questo l’azienda si è riservata una verifica.

La "cassa"

Non c’è per ora, da parte di Peyrani Sud, l’accesso alla nuova cassa integrazione per l’emergenza caldo, misura disposta dall’Inps e oggetto di confronto tra Governo e parti sociali, ma la finalità è identica: evitare il lavoro nelle ore più torride e scongiurare rischi. A firma di Marco Marinò, responsabile del Servizio prevenzione e protezione della Peyrani Sud, e di Antonio Scrivano, datore di lavoro, la comunicazione dell’azienda inviata ad Autorità portuale, Capitaneria di porto e sindacati di categoria (trasporti) di Cgil, Cisl e Uil, dice che la sospensione, dalle 12 di ieri e “per tutta la restante giornata lavorativa”, ha riguardato le attività di montaggio delle pale eoliche presso il cantiere Vestas Blades, il derizzaggio delle gru al cantiere in Acciaierie d’Italia (ex Ilva) e la movimentazione con carrelli nel cantiere di Ecologica spa. 
“Per i prossimi giorni - spiega l’azienda - monitoreremo le previsioni in divenire ed eventualmente procederemo con ulteriori sospensioni. La situazione climatica, soprattutto in determinati luoghi di lavoro, rende impossibile l’ordinario svolgimento in sicurezza dell’attività di cantiere a causa dell’elevata temperatura ed è situazione di rischio grave ed imminente per tutti i lavoratori esposti”. 

Prima di fermare l’attività, la Peyrani Sud ha fatto una valutazione complessiva sulla base di una serie di criteri: “la valutazione del rischio stress climatico e ondata di calore elaborata dall’azienda; le previsioni e l’allerta onda di calore lanciata dalla piattaforma istituzionale; sopralluogo nelle aree di lavoro e rilievo delle condizioni di sicurezza delle stesse; l’elevato stress climatico a cui i lavoratori sono sottoposti”. E ancora, la Peyrani Sud ha valutato “il superamento del valore soglia di 35 gradi di questi giorni combinato con l’elevato tasso di umidità, l’impossibilità di pause in luogo fresco e ventilato, l’impossibilità di differire le attività in fascia oraria più fresca”. «Quanto comunicatoci tempestivamente dalla società dimostra una reale attenzione alla sicurezza e alla salute dei lavoratori senza slogan ma con azioni concrete» commenta Carmelo Sasso, segretario Uil Trasporti.
«Di richieste delle imprese di accedere alla cassa integrazione per il caldo così come consentito dall’Inps, al momento non ne abbiamo - spiegano da Confindustria Taranto -. Il problema è tuttavia in valutazione, la norma peraltro è recentissima e oltre ad avere la necessità di essere chiarita, non è che sia molto conosciuta dai datori di lavoro.

In ogni caso, l’ambito di applicazione sembra essere rivolto alle aziende le cui lavorazioni si svolgono all’esterno e non a tutte indistintamente». Ma anche quelle che effettuano l’attività produttiva nei capannoni accusano problemi. Sarebbe, per esempio, il caso della Vestas, dove le alte temperature starebbero rendendo in alcuni casi problematica la lavorazione della fibra di carbonio. Nell’edilizia, invece, dice Fabio De Bartolomeo, presidente Ance Taranto, “al momento non abbiamo richiesta specifica. 

Il problema è che più che le imprese edili, sono gli operai che chiedono quest’applicazione. Per le imprese, però, vuol dire chiudere i cantieri e con il tanto lavoro che abbiamo e la penuria di manodopera esistente, significa rimandare tutto, spostare scadenze serrate, a meno che non ci siano condizioni molto particolari e si chieda quindi una sospensione. Come ogni anno, si va avanti in qualche modo. Sappiamo che la produttività in questa fase non può essere elevata e si lavora dalle 6 alle 14 oppure dalle 7 alle 15. Nè possiamo spostare i lavori di notte - conclude De Bartolomeo - perché, nel caso di chi effettua lavori stradali, non ci sarebbe la disponibilità dei materiali come il bitume in quanto gli impianti di notte sono chiusi e il bitume non può essere conservato per impiegarlo successivamente”. Tuttavia, la situazione dell’edilizia potrebbe cambiare visto che nel tavolo di ieri il Governo ha annunciato a sindacati e associazioni datoriali un provvedimento che estende la possibilità di chiedere la cassa integrazione ad ore in caso di eventi estremi non evitabili, escludendola dal computo delle settimane del biennio mobile (52 settimane). La novità riguarda l’edilizia e l’agricoltura, i settori più esposti alle alte temperature.

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