Cassintegrati Ilva di Taranto: appello Usb ai parlamentari per le risorse

Da sinistra Rizzo e i parlamentari Pagano, Turco, De Palma e Iaia
Da sinistra Rizzo e i parlamentari Pagano, Turco, De Palma e Iaia
di Domenico PALMIOTTI
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Domenica 17 Settembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:09

Riflettori accesi su Acciaierie d’Italia, crisi che non trova ancora soluzione, ma attenzione anche a chi da anni è in cassa integrazione straordinaria con Ilva in amministrazione straordinaria (1.804 unità di cui 1.539 a Taranto secondo dati a dicembre scorso). Avvicinandosi la preparazione della legge di Bilancio, il sindacato Usb da l’allerta alla politica e chiama i parlamentari in un incontro.

Novità a breve

E proprio qui Dario Iaia, deputato FdI, annuncia su AdI: «Credo che nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, ci saranno delle novità nei rapporti tra Stato e Mittal». Stato, dunque, al 60 per cento nella società, come il ministro Adolfo Urso aveva indicato mesi fa? Iaia non aggiunge altro, ma la politica comunque converge sul fatto che la situazione dell’azienda non può più reggere così.   

Le proposte

Invece il pacchetto di proposte già presentato dall’Usb in Prefettura e ieri rilanciato ai parlamentari, riguarda, spiega Franco Rizzo dell’esecutivo confederale, i dipendenti di Ilva in as. Integrazione salariale alla cassa da reinserire nella legge di Bilancio, rilancio degli incentivi all’esodo, riconoscimento della siderurgia tra i lavori usuranti, utilizzo dei cassintegrati nei lavori di pubblica utilità: queste le richieste. «Va reinserita l’integrazione ma soprattutto modificato il meccanismo di calcolo come detto anche ai precedenti Governi - spiega Rizzo -. A seguito dell’aumento dell’inflazione, cresce economicamente la cassa integrazione ma decresce l’integrazione salariale. Che è praticamente sparita. Ora la maggioranza dei lavoratori prendono 13-14 euro al mese di integrazione. Prima i lavoratori percepivano 170-180 euro di integrazione. Negli ultimi anni, a fronte di 19 milioni stanziati - questo fu il fabbisogno calcolato dalla Ragioneria dello Stato per coprire il 10 per cento di integrazione -, ne sono stati consumati 7-8». 

Gli incentivi all'esodo


Sugli incentivi all’esodo, partito nel 2018 da 100mila euro lordi e ora arrivato a 15mila, Rizzo afferma: «I soldi per finanziare gli esodi dalla platea di Ilva in as, sono avanzati. Residuano 115 milioni e c’è una parte di lavoratori proiettata a fare altro o alla pensione. La nuova proposta sull’incentivo ha, secondo noi, una cifra giusta: 175mila euro. Abbiamo calcolato che 4-500 possono essere gli interessati. Con i commissari di Ilva abbiamo parlato, siamo d’accordo nel ripresentare l’incentivo all’esodo e ci hanno dato disponibilità anche per coloro che sono in Acciaierie d’Italia». «Lo scorso anno abbiamo inserito direttamente nella legge di Bilancio l’integrazione salariale ai cassintegrati - afferma Iaia -.

Diversamente dal passato, quando si presentava l’emendamento e si combatteva sino all’ultimo per inserirlo nella legge. Quest’anno faremo lo stesso, anche se ci troviamo difronte ad una legge di Bilancio difficile da chiudere per i disastri ereditati: superbonus 110 per cento - quest’anno ci costerà 30 miliardi -, bonus vari e reddito di cittadinanza. La situazione che deve fronteggiare il Governo è difficile, ma assumiamo l’impegno a far rifinanziare la misura. Cambiare il meccanismo di calcolo? È un fatto tecnico, le risorse ci sono, il nostro ufficio legislativo sta verificando se la proposta Usb può trovare accoglienza dal punto di vista tecnico. Il problema non è economico ma tecnico». «Alcune delle proposte Usb le condivido - afferma Vito De Palma, deputato FI -, ma abbiamo necessità di sentire il Governo, i ministri Urso e Calderone. Alcune cose possono essere recepite. Non c’è ricerca di nuove risorse, i fondi ci sono, va rimodulata la modalità d’integrazione. Sul resto, il problema Ilva è tutto aperto. Non c’è un piano industriale, che è indispensabile. Confido che entro fine anno ci siano lo stop alla precarietà ed una luce diversa». «Se Ilva è un sito strategico per il Paese, lo Stato non può disinteressarsi e lasciare a piedi questi lavoratori in un periodo in cui mordono in modo stringente tassi d’interesse e inflazione - rileva Ubaldo Pagano, deputato Pd -. Stiamo ragionando su cifre basse, non c’è problema di copertura. L’emendamento per rifinanziare l’integrazione lo proporremo, ci auguriamo che la maggioranza lo adotti. Vorremmo anche legare l’indicizzazione e l’integrazione. Bisogna prendere atto che se si farà davvero la decarbonizzazione, il sito non potrà rimanere con gli stessi lavoratori e con l’attuale portata. Lo Stato si deve quindi porre il problema e accompagnare la transizione ecologica con quella lavorativa». Complessivamente sull’ex Ilva «i risultati sono zero - avverte Mario Turco, senatore M5S -, siamo fermi da quasi tre anni. Tra i Governi Draghi e Meloni, non abbiamo fatto alcun passo in avanti. Anzi, questi Governi hanno stanziato fondi all’azienda senza ottenere garanzie. Abbiamo inoltre superato il 23 agosto, non si parla di nuova Aia, il ministro Fitto ha definanziato il preridotto e, rispetto all’impegno del 2018, i cassintegrati di Ilva in as non sono rientrati al lavoro». Rintuzza Iaia: «L’accordo di marzo 2020 tra Ilva e in as e Mittal, c’era il Governo Conte II, ha previsto modifiche verso i cassintegrati rispetto all’intesa di settembre 2018. Allora si garantì l’assunzione da parte di Mittal. Nel 2020 i lavoratori di Ilva in as vengono sostanzialmente scaricati e oggi non hanno più una prospettiva».  

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