Ex Ilva, bimbo morto per un tumore: «La fabbrica non ha colpe, non c'è correlazione causale»

Ex Ilva, bimbo morto per un tumore: «La fabbrica non ha colpe, non c'è correlazione causale»
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Venerdì 19 Agosto 2022, 11:42 - Ultimo aggiornamento: 12:26

Nessun nesso causale. O meglio, la letteratura medica non consente di stabilire la correlazione causale tra inquinamento e tumori del sistema nervoso. È uno stralcio delle motivazioni in cui si scagionano 9 dirigenti dell’ex Ilva di Taranto finiti nell’inchiesta per la morte del piccolo Lorenzo Zaratta, bimbo di soli 5 anni, ucciso il 30 luglio 2014 da un «astrocitoma».

«La letteratura medica, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, non consente di affermare la sussistenza di una “correlazione causale” tra inquinamento ambientale-atmosferico e tumori del sistema nervoso centrale, e segnatamente, dell’astrocitoma».

Nessun colpevole

Nessun colpevole, dunque, per la morte del piccolo Lorenzo Zaratta, ucciso dal cancro a soli cinque anni. Il verdetto era emerso già il 13 luglio quando il giudice Pompeo Carriere ha chiuso il procedimento per omicidio colposo a carico di nove ex dirigenti dell’Ilva.

Tutti sono stati assolti dall’accusa di omicidio colposo per la morte del piccolo tarantino stroncato dal cancro nel 2014. Ieri, le motivazioni che sostanzialmente hanno respinto la tesi della famiglia per cui la causa era «da ricercare nell’esposizione della madre durante la gravidanza».

La contestazione era basata sulla supposta esistenza del nesso causale tra la morte del bimbo, provocata dal cancro sviluppato già in epoca fetale, e le emissioni degli impianti dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico. Veleni che la mamma di Lorenzo aveva respirato durante la gravidanza, quando ha lavorato in uno studio situato nel rione Tamburi. Sott’accusa, quindi, erano finite le emissioni di polveri e fumi sviluppate dall’attività dei reparti dell’area a caldo della grande fabbrica. Per intendersi si tratta degli impianti sequestrati nel luglio del 2012, sono trascorsi dieci anni, quando deflagrò l’inchiesta “Ambiente svenduto”, in quanto ritenuti la fonte dell’inquinamento industriale che avvelena la città e in particolare i quartieri più vicini al colosso siderurgico. 

Le polemiche

Il verdetto, già un mese fa, aveva scatenato le polemiche sul web degli ambientalisti tarantini e di tanti cittadini. E Mauro Zaratta, il papà di Lorenzo, aveva affidato a Facebook una toccante riflessione:  «Che dire…. ringrazio l’avvocato Leonardo La Porta per essermi stato al fianco per tutti questi anni, Annamaria Moschetti, Antonietta Gatti e tutti i medici che hanno prodotto relazioni e studi, tutti quelli che ci hanno sostenuto…i pm che hanno fatto il possibile….ma per il giudice, gli imputati non hanno commesso il fatto….e così è….Scusami amore…non sono stato in grado di proteggerti e darti giustizia».

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