Ex Ilva, ferie trasformate in cassa: i sindacati si rivolgono a Procura e ministro Orlando

Ex Ilva, ferie trasformate in cassa: i sindacati si rivolgono a Procura e ministro Orlando
di Domenico PALMIOTTI
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Venerdì 19 Agosto 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 23:14

Muove su due fronti l’iniziativa dei sindacati metalmeccanici contro l’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, sul problema delle ferie - ma anche dei permessi della legge 104 sull’assistenza e per la donazione del sangue - tramutate dall’azienda in cassa integrazione.

Un primo fronte riguarda le forze di polizia e la Procura che avrebbero già acceso i fari a seguito della documentazione presentata. Un secondo fronte, invece, coinvolge ministero del Lavoro, ispettorato del Lavoro e Inps.

Il caso

La trasformazione delle ferie in cassa da parte dell’ex Ilva non è nuova. È già accaduta in passato e si è ripresentata nei giorni scorsi quando i dipendenti, visionando l’11 agosto sul portale dell’azienda i cedolini paga di luglio, si sono accorti che le loro ferie, pur regolarmente richieste e autorizzate, non erano più state conteggiate come tali. Di qui le proteste, molte, e l’invio dei cedolini ai delegati sindacali. Ieri la Uilm, con il coordinatore di fabbrica Gennaro Oliva, ha completato “alle autorità competenti” (la Uilm usa esattamente questo termine non fornendo alcuna specificazione) la denuncia presentata. L’esposto risale a dicembre scorso e nella sua prima versione è stato firmato dall’allora segretario Uilm, Antonio Talò.

La Uilm dichiara che c’è già stato “un provvedimento urgente” e la successiva apertura di un’indagine. Il dossier è stato integrato, rileva Oliva, riportando “puntualmente i problemi serissimi e le azioni unilaterali che gravano sui lavoratori e che peseranno, ne siamo convinti, sulla responsabilità delle decisioni assunte”.

Davide Sperti, segretario Uilm, afferma che la denuncia è stata “determinante” per l’apertura dell’indagine. Nei giorni scorsi i metalmeccanici Uil hanno affermato che la trasformazione delle ferie in cassa integrazione sarebbe stata fatta “unilateralmente e arbitrariamente” da Acciaierie d’Italia per tenere i numeri complessivi della stessa cassa nell’ambito programmato. In sostanza un riallineamento, visto che a causa delle ferie i numeri della cassa risultavano inferiori a quelli previsti.

La Fiom allerta Orlando

La Fiom Cgil, invece, si sta muovendo nei confronti del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, dell’Ispettorato territoriale del Lavoro e dell’Inps di Taranto. In un nuovo esposto inviato ieri, il segretario provinciale Giuseppe Romano e il coordinatore di fabbrica, Francesco Brigati, “avendo a disposizione le buste paga dei lavoratori a cui sono stati sostituiti i giorni di ferie, i permessi ex legge 104 e donazione sangue, in cigs”, chiedono “una audizione per fornire ulteriori dettagli”. Un’audizione - con la verbalizzazione dei contenuti - c’è già stata lo scorso 27 luglio. E il 20 luglio le sigle metalmeccaniche collegate alle tre confederazioni hanno presentato “un esposto per richiedere l’intervento dell’ispettorato” e “mettere fine alla gestione scellerata dell’ammortizzatore sociale da parte di Acciaierie d’Italia che, unilateralmente, trasforma le ferie estive programmate in cassa integrazione”. Avvicinandosi il clou del periodo feriale, i passaggi del 20 e 27 luglio, dice la Cgil, sono stati fatti in chiave preventiva per evidenziare “la strategia che avrebbe messo in atto Acciaierie d’Italia nei confronti dei lavoratori”.

E infatti, sottolinea ora il sindacato, “quanto già denunciato si è puntualmente verificato” ad agosto. Per i metalmeccanici Cgil, “l’azienda ha applicato la sostituzione delle ferie programmate in cig al personale al quale è applicata esclusivamente una cig parziale, ovvero ai lavoratori che operano su degli impianti e/o reparti attualmente operativi e che svolgono una rotazione della cassa integrazione, condizione che obbliga il datore di lavoro a garantire al lavoratore il ristoro psico-fisico correlato all’attività svolta”. “Non siamo di fronte ad una sospensione totale dell’attività lavorativa, ovvero nell’ipotesi di cig a zero ore, circostanza nella quale - osserva la Fiom Cgil - non è obbligatorio il recupero delle energie psico-fisiche”.

Secondo la Fiom, “la trasformazione dei giorni di ferie in cig ai lavoratori, peraltro avvenuto in maniera unilaterale, non trova alcuna spiegazione logica anche con particolare riferimento al recupero psico-fisico, che non può essere deciso unicamente dall’azienda, e non garantisce di fatto quanto previsto dalle normative vigenti”. La Fiom pone quindi delle domande al ministro Orlando, all’ispettorato del Lavoro e all’Inps: “In uno stabilimento siderurgico a ciclo integrale, ad alto rischio di incidente rilevante, chi decide se il lavoratore può rinunciare al recupero psico-fisico? Sulla base di quale indicatore? È stato coinvolto il medico competente? È stato valutato il rischio stress lavoro correlato, con specifico riferimento alle problematiche evidenziate?” Per la Fiom, “a tutte queste domande l’azienda ha preferito non rispondere e sarebbe gravissimo se l’azienda avesse la possibilità di continuare ad adottare questo modus operandi anche a causa del mancato intervento del ministero del Lavoro e dell’ispettorato del Lavoro, i quali dovrebbero fare chiarezza quanto prima”. Questo, avverte la Fiom, “anche al fine di non generare ulteriore confusione e soprattutto una sottrazione in termini di diritti e salario per i lavoratori”.

Anche la Fim Cisl è pronta a compiere i suoi passi, come pure l’Usb si è già attivata. «Al tavolo al Mise - dichiara a Quotidiano Vincenzo La Neve, coordinatore di fabbrica Fim Cisl -, l’amministratore delegato dell’azienda, Lucia Morselli, ha dichiarato che gli ispettori del Lavoro non hanno trovato alcuna irregolarità sulla cassa integrazione. Lo ha detto lei però. Noi aspettiamo che ce lo dica ufficialmente l’ispettorato a valle della verifica compiuta in fabbrica. Se l’ispettorato dovesse confermare quanto già detto tempo fa, e cioè che l’azienda può fare questa trasformazione, ci rivolgeremo direttamente alla Procura».

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