Forniture di gas a rischio all'ex Ilva di Taranto

Una veduta dell'ex Ilva
Una veduta dell'ex Ilva
di Domenico PALMIOTTI
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Giovedì 15 Dicembre 2022, 06:00

Il rubinetto del gas resta aperto per Acciaierie d’Italia, ex Ilva di Taranto. L’ombrello protettivo, valevole 90 giorni, che sull’azienda siderurgica ha attivato in autunno il servizio di default di Snam, rimarrà ancora in funzione. Sicuramente sino a fine anno. E probabilmente anche per i trenta giorni successivi, o forse più, se, come si ipotizza, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera), oppure il ministero delle Imprese (ex Mise), dovesse varare un provvedimento di ulteriore proroga.

Le incertezze sul futuro

Non ci sono ancora certezze su quest’aspetto ma l’iniziativa, a quanto pare, è attesa. Anche perchè se è vero che l’ex Ilva è probabilmente l’azienda che sta messa peggio sul fronte gas in quanto realtà fortemente energivora, è altrettanto vero che ci sono tante altre imprese che se la passano male. Servirebbe quindi correre ai ripari. Anche perchè Snam è sì un grande gruppo, partecipato in modo significativo da Cassa Depositi e Prestiti, ma l’esposizione sul gas si sta comunque ampliando. Sabato scorso, su Quotidiano, abbiamo dato notizia che la bolletta complessiva di Ilva è arrivata, secondo le ultime valutazioni, a circa 600 milioni. Trecento milioni riguardano solo Eni.
Per ora, intanto, Acciaierie d’Italia ha schivato il pericolo di ritrovarsi senza gas anche con Snam dopo aver chiuso, mesi addietro, il rapporto con Eni, precedente fornitore, e non aver trovato un nuovo erogatore. Questo avveniva a cavallo tra vecchio e nuovo anno termico. Di qui il passaggio dell’ex Ilva al servizio di default di Snam che è fatto proprio per le aziende e che il Governo, alla luce dell’emergenza degli ultimi mesi, ha rifinanziato per 650 milioni nel 2023 attraverso la legge di bilancio attualmente in Parlamento. Misura di carattere generale, naturalmente, ma con le realtà energivore nella veste di maggiori fruitrici.

La fornitura a rischio


Le date di metà dicembre, 14 e 15 in particolare, Acciaierie d’Italia le aveva cerchiate di rosso sul calendario. Il perché è presto detto. Per questi giorni Snam aveva annunciato l’operazione della cosiddetta “discatura”. Consiste nel posizionare dei veri e propri “dischi”, o flange, a monte del punto di fornitura e così la condotta diventa “cieca” e il flusso si interrompe. Praticamente è quello che accade quando viene interrotta l’erogazione dei servizi agli utenti morosi. Giunti alla data prevista, Snam si è però trovata nell’impossibilità di effettuare materialmente l’operazione. Sembra, tra l’altro, che non vi fossero squadre disponibili da inviare. E così è scattata una tregua sino a fine anno, salvo, come detto, ulteriori novità.

La battaglia amministrativa

Non sapendo, nè intuendo, che Snam avrebbe rinviato lo stop, Acciaierie d’Italia aveva incaricato i suoi avvocati di impugnare al Tar della Lombardia la delibera dell’Arera numero 440 del 23 settembre scorso. Tale provvedimento stabilisce delle integrazioni alla disciplina del servizio di default trasporto al fine di tener conto delle criticità rilevate circa l’esecuzione del servizio dall’1 ottobre 2022. Il provvedimento estende anche le procedure di conferimento della capacità di trasporto per l’anno termico 2022/2023. Nella delibera di dieci pagine firmata dal presidente Stefano Besseghini, si legge tra l’altro che “il mancato adempimento delle obbligazioni di pagamento degli importi fatturati nell’ambito del servizio di default trasporto comporta l’attivazione dei servizi di ultima istanza alla prima data utile successiva al mancato pagamento di una fattura. L’adempimento delle obbligazioni di pagamento degli importi fatturati nell’ambito del servizio di default trasporto costituisce condizione di accesso al servizio di distribuzione del gas naturale, con la conseguenza che l’eventuale inadempimento dell’utente della distribuzione, decorsi 12 mesi dallo scadere dei termini di pagamento della prima fattura inerente al periodo di erogazione del servizio di default, comporta la risoluzione di tutti i contratti di distribuzione eventualmente conclusi dall’utente”. 
Acciaierie d’Italia ha contestato questo provvedimento dell’Arera (e pare che lo abbiano fatto anche altre 200 imprese) e ha chiesto al Tar della Lombardia la sospensiva.

Che però i giudici non hanno concesso poichè era già stato calendarizzato l’esame del caso e quindi non sarebbe stata pregiudicata la posizione dell’ex Ilva. In udienza Snam, con i suoi avvocati, ha poi annunciato che la “discatura” era stata sospesa.

L'assemblea


Allarme rientrato, quindi, ma il problema resta. Ed è un nodo da sciogliere nell’ambito del più complicato puzzle sulla ricapitalizzazione e sul riassetto societario di Acciaierie d’Italia, per il quale i due soci (il privato Mittal che è maggioranza e la società pubblica Invitalia che è minoranza) tornano a confrontarsi domani in assemblea. Nel frattempo, sulla fabbrica sono accesi i riflettori di due inchieste giudiziarie. La prima - condotta dal procuratore aggiunto Maurizio Carbone con i sostituti Maria Grazia Anastasia e Francesco Ciardo - riguarda i lavori e le opere di messa a norma ambientale. Indagati per le ipotesi di reato di tentata concussione, falso e inquinamento ambientale, sono tre persone delegate a controllare l’attuazione delle prescrizioni. Si tratta del 59enne Vincenzo Campanaro (dal 2019 direttore scientifico Arpa Puglia), del 55enne Francesco Astorri (responsabile Sezione valutazione e controlli impianti dell’Ispra, che ha firmato l’ultimo rapporto sui lavori di adeguamento in fabbrica), del 67enne Mario Carmelo Cirillo (fino al 31 luglio 2021 direttore dipartimento per la valutazione e la sostenibilità ambientale Ispra). Per i tre, il gip Francesco Maccagnano, su richiesta della Procura, ha disposto la proroga delle indagini. L’altra inchiesta, invece, nasce su esposto della Uilm, e riguarda ferie e permessi trasformati da Acciaierie d’Italia in cassa integrazione, trasformazione oggetto di proteste nei mesi scorsi. In quest’ambito la Uilm sta assistendo i lavoratori nella consegna alla Guardia di Finanza dei cedolini paga alfine di consentire gli accertamenti rispetto alle accuse mosse. 

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