Nuovo emendamento per l'ex Ilva di Taranto: come interviene il Governo

Il siderurgico di Taranto
Il siderurgico di Taranto
di Domenico PALMIOTTI
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Martedì 18 Luglio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 06:20

Il Governo rimette mano alle leggi sull’ex Ilva. E lo fa con un emendamento, il 9 bis, che il ministro agli Affari europei, Coesione e Pnrr, Raffaele Fitto, ha presentato al decreto legge “Salva Infrazioni”, numero 69/2023, che oggi pomeriggio va in Aula al Senato.

Cosa prevede

Obiettivo, chiudere la procedura di infrazione che l’Unione Europea ha aperto nei confronti dell’Italia proprio sull’ex Ilva. 
Ma la disposizione riscrive anche le norme in materia di decarbonizzazione, rimettendo le decisioni a Palazzo Chigi, tutela penale relativamente a quest’intervento e confisca degli impianti (per quelli del siderurgico, a maggio 2021 la Corte d’Assise, con la sentenza “Ambiente Svenduto”, ne ha disposto la confisca che però scatterà solo se confermata dalla Corte di Cassazione). E sono questi aspetti dell’emendamento di Fitto, più che la chiusura della procedura di infrazione, ad accendere l’attenzione sollevando una nuova ondata di polemiche.

La decarbonizzazione

Sulla decarbonizzazione l’emendamento prevede che intervenga il premier con il concerto dei ministri. Con la legge n. 20 del 4 marzo 2015, di cui si propone la modifica, il piano di decarbonizzazione prima era approvato dai ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico di concerto col titolare dell’Economia. Adesso, invece, viene trasferito a Palazzo Chigi. 
Previsto infatti un decreto del premier adottato su proposta del ministro della Transizione ecologica, di concerto con quello delle Imprese e dell’Economia e con l’autorità politica delegata in materia di Sud e politiche di coesione, e sentito il presidente della Regione. Un passaggio non da poco se si considera che sulla decarbonizzazione tutto è ancora da fare. Inoltre, sull’impianto del preridotto di ferro che Dri d’Italia dovrà costruire e mettere a servizio di Acciaierie d’Italia, e senza il quale non ci sono né decarbonizzazione, nè forni elettrici, pende il punto interrogativo della copertura finanziaria. In altri termini, per l’impianto resterà il miliardo affidato a Dri d’Italia dal Pnrr (scelta del Governo Draghi), oppure si sposterà il miliardo sui Fondi di Coesione, come il Governo starebbe pensando di fare? In questo caso, però, la scadenza del 2026 del Pnrr non varrebbe più e i tempi della decarbonizzazione rischierebbero di allungarsi.

In materia di autorizzazioni, i poteri della presidenza del Consiglio riguardano i progetti di decarbonizzazione proposti dal gestore Acciaierie d’Italia (joint tra il privato ArcelorMittal, che ha la maggioranza del 62 per cento, e la società pubblica del Mef, Invitalia, che detiene il restante 32) e attuati dalla proprietà degli impianti, cioé Ilva in amministrazione straordinaria. Quest’ultima, che società pubblica gestita dai commissari, potrà avvalersi del gestore o di società dello Stato. Il decreto del premier conterrà anche l’indicazione del termine massimo entro cui i progetti vanno attuati. Le risorse sono i 150 milioni che tempo fa sono stati prelevati dalla bonifica in capo ai commissari di Ilva e girati sulla decarbonizzazione.

La salvaguardia penale

Alla decarbonizzazione è anche estesa la salvaguardia penale che l’ultimo decreto di gennaio, divenuto legge a marzo e che ha sbloccato i 650 milioni di Invitalia ad AdI, ha previsto all’articolo 7. Mentre in materia di confisca l’emendamento di Fitto modifica le norme sul codice penale del decreto legislativo n. 271 del 28 luglio 1989 e stabilisce che il commissario dell’amministrazione straordinaria è tenuto a proseguire l’attività “anche quando il provvedimento con cui è disposta la confisca è divenuto definitivo, fermo restando il rispetto delle prescrizioni impartite dal giudice”. 
Il ministero di Fitto spiega che l’emendamento agevola “la chiusura della procedura di infrazione pendente sullo stabilimento Ilva di Taranto (n. 2013/2177) consentendo di proseguire nell’attività di modernizzazione e di decarbonizzazione dell’impianto in attuazione del Piano di risanamento ambientale e delle prescrizioni contenute nell’Autorizzazione integrata ambientale”. “Il provvedimento - dice il ministero - favorisce il recepimento delle indicazioni contenute in ulteriori procedure di infrazione relative alla qualità dell’aria nel territorio circostante l’Ilva”. 
La nuova disciplina “prevede che tutti gli obblighi previsti in capo al primo acquirente dello stabilimento dovranno essere rispettati anche dai successivi acquirenti fino a quando non venga accertata la cessazione dei rischi connessi alla produzione”. Per il ministero, infine, l’emendamento coniuga continuità dell’attività produttiva, salvaguardia dell’occupazione e tutela dell’ambiente e della salute di cittadini e lavoratori. 

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