Mentre la centrale di Cerano, sostanzialmente spenta, viene “messa in conservazione” ed i sindacati temono per il futuro dei lavoratori diretti ed indiretti, tutto tace sul fronte del tavolo - o meglio dei tavoli - sulla decarbonizzazione. Dopo un primo incontro, il 6 dicembre scorso, del Comitato di coordinamento per il rilancio dell’area industriale di Brindisi, come espressione del Comitato insediatosi a luglio dello scorso anno presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy, non si hanno più notizie.
I sindacati
Tanto che, appena qualche giorno fa, i sindacati hanno inviato alla Regione una serie di proposte sulle quali tornare a discutere. A cominciare, sempre, dalla conversione a gas della centrale Enel “Federico II” di Cerano e dall’investimento di Enel Logistics nella logistica portuale. Intanto, però, silenziosamente il sindaco Giuseppe Marchionna sta portando avanti quel lavoro per il quale è stato delegato dalla sottosegretaria al ministero delle Imprese e del Made in Italy Fausta Bergamotto, ovvero individuare una serie di proposte da sottoporre ad Enel perché siano attuate nell’ambito dell’iter per la decarbonizzazione del sito di Brindisi. Con l’idea che non sia necessario, né auspicabile, concentrarsi su una sola, grande azienda per riassorbire la perdita di posti di lavoro che il phase out porta con sé. «In realtà - ricorda - io avevo già cominciato questo ragionamento all’epoca del congresso di Forza Italia. Mentre tutti pensavano di doverci rifare ad un solo, grande player, come accaduto per la chimica e poi, quando la chimica ha avuto una flessione, all’inizio degli anni Ottanta, abbiamo surrogato con Enel. Il cui grande ciclo è finito e, a questo punto, occorre cominciare a ragionare su un pacchetto di provvidenze che tenga conto di tanti aspetti, non solo un unico, grande player che risolve tutti i problemi occupazionali in un’unica volta».
Il tavolo
Su questo fronte, anche nell’ottica del tavolo sulla decarbonizzazione, «si possono fare una serie di ipotesi. A partire dall’idrogeno verde alla rigenerazione ed alle pale eoliche, che sono tutti iniziative in corso ma che non prevedono 200 posti di lavoro ma poco più di una decina. Ma la lista è lunga e comprende alcuni investimenti di cui non si parla più, come Act Blade e Standex, per capire innanzitutto che fine hanno fatto. Ma, contemporaneamente, continuando a muoversi. Come ho detto in consiglio comunale a proposito della polemica sul ticket aeroportuale, ci sono tre aziende informatiche che stanno candidando a Puglia Sviluppo i loro investimenti su Brindisi nel settore dell’informatica e della dematerializzazione, rispetto alla quale c’è moltissimo da fare. Bisogna organizzarsi, anche perché parliamo di numeri più importanti, ovvero diverse decine. E ci sono anche altre iniziative ancora sulle quali è possibile ragionare». Non c’è più, quindi, da attendere Enel. «Passati tre o quattro mesi - prosegue il sindaco - e consumati tutti i tentativi di dialogo, è necessario cominciare a muoverci noi. Ed è quello che stiamo facendo, interessando i ministeri competenti, come Ambiente e Cultura. Con quest’ultimo, infatti, c’era in piedi una vecchia promessa di portare a Brindisi una succursale del Maxxi, collegata a questioni produttive come la rigenerazione del Tommaseo».
A questo si aggiunge quella che, per Marchionna, è «l’unica grande opera pubblica praticabile, ovvero un dissalatore che potrebbe utilizzare le prese a mare, ora abbandonate, della centrale Enel.
La soluzione
Occorre, tuttavia, che anche il tavolo per la decarbonizzazione, con tutti i suoi partecipanti, dimostri concretezza e, soprattutto, ragioni in un’ottica di sistema. «Dopo di che, naturalmente, Enel - ricorda il sindaco - deve comunque entrare in gioco per aiutarci un po’, con le sue caratteristiche di azienda di stato, anche perché ha ottenuto la riconferma della banchina ed ha a disposizione terreni fino a Cerano. Parliamo di 13-14 chilometri, senza considerare la profondità. Loro faranno quello che possono, anche con le rinnovabili e l’idrogeno verde, ma, per esempio, stamattina sono arrivate delle persone che ipotizzano un altro tipo di intervento. Torneranno lunedì e ragioneremo sulla possibilità di orientare la produzione da fonti rinnovabili sull’agrivoltaico, coltivazioni che si possono combinare con la produzione di energia». Solo una volta messi insieme tutti questi investimenti, si potrà tornare, tutti insieme, a Roma «per chiedere al sottosegretario Bergamotto di convocare il tavolo di crisi. Al quale porteremo tutte le proposte sulle quali stiamo lavorando. Che poi era esattamente il mandato che mi era stato dato, ovvero di organizzare e coordinare le proposte, da condividere tutti insieme prima di tutto in sede locale».