Ex Ilva ed Enel: i colossi industriali, l'impatto sui territiori e le esigenze di chiarezza

Ex Ilva ed Enel: i colossi industriali, l'impatto sui territiori e le esigenze di chiarezza
di Rosario TORNESELLO
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Venerdì 8 Dicembre 2023, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 18:42

I due colossi industriali vanno in difficoltà di risultati da una parte, di prospettive dall'altra nello stesso momento, ma per ragioni diverse e soprattutto con proiezioni differenti. E non è un bel segnale. Il dibattito sul destino dell'ex Ilva e di Enel nel primo caso circa le capacità operative dell'azienda e per i rapporti di forza interni tra pubblico e privato, nel secondo per il futuro assetto del polo energetico sulla scorta di congiunture internazionali investe due impianti produttivi non solo tra i più importanti d'Italia e d'Europa per dimensioni e ruolo strategico, ma anche straordinariamente rilevanti per la Puglia.

Entrambi hanno segnato il destino e marcato le traiettorie di sviluppo per vaste aree territoriali, consegnate a uno scenario industriale da scelte tracciate altrove per sottrarre questa fetta di regione all'impoverimento e alla desertificazione: a Taranto insieme con l'Arsenale militare, la cantieristica e la raffineria; a Brindisi subito dopo il petrolchimico (e prima di un rigassificatore mai nato). In tempi diversi hanno vissuto la rivolta e la protesta per presenze di notevole impatto (soprattutto sotto il profilo ambientale). Diretti e immediati i riflessi sulla salute delle persone, come il processo "Ambiente svenduto" ha evidenziato a Taranto (in attesa dell'appello, ci sono le motivazioni di primo grado per chiunque volesse saperne di più).

Il timore, che ha ragioni e argomenti a supporto, è di un disimpegno su entrambi i versanti, ionico e adriatico.

Proprio ora che le esigenze impellenti di uno sviluppo sostenibile impongono e finalmente decise evoluzioni "green" nelle politiche industriali. E dopo che negli anni i due colossi hanno caratterizzato e determinato non solo il profilo del paesaggio e le possibilità di crescita dei territori, ma anche la qualità (alta o bassa) dell'indotto imprenditoriale, il livello (alto o basso) del dibattito pubblico, il senso di responsabilità (alto o basso) dei rappresentanti politici e istituzionali. Poche o insignificanti le ricadute sociali, assolutamente nulle le compensazioni. E tuttavia non era questa la contropartita incrementale attesa per valore di produzione, occupazione, distribuzione di ricchezza, salute, ambiente.

Un'intera area geografica condizionata, nel bene o nel male, nell'arco di decenni. Troppi per non dare ai due fronti massima attenzione. Per la vastità degli interessi e il livello della posta in gioco. Eppure l'incertezza adesso è l'orizzonte prossimo. L'ex Ilva vive i giorni convulsi dei vertici e delle assemblee per ridefinire i rapporti di forza interni ad Acciaierie d'Italia tra socio privato (ArcelorMittal col 62%) e componente pubblica (Invitalia col 38%), inchiodati al nodo dei 320 milioni immediatamente necessari come sostegno finanziario all'operatività quotidiana, prima ancora di affrontare la più ampia questione degli investimenti futuri per l'ammodernamento completo e la decarbonizzazione del processo produttivo. Sempre che si voglia tenere in vita e salvaguardare il potenziale produttivo degli impianti insieme con la tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini. L'Enel, invece, deve risposte concrete mediante piani di reindustrializzazione (alternativi a dismissione e bonifica) alle richieste del territorio, variamente modulate tra Comune, Regione, sindacati e associazioni, piani finalizzati alla salvaguardia dei livelli occupazionali e, anche qui, alla tutela della salute e dell'ambiente, dato ormai imprescindibile.

Ecco: proprio questo rende ancor più pressante l'esigenza di chiarezza. E di determinazione. Una partita certamente difficile, giocata su tavoli differenti. Con diversi livelli di complessità e prospettive di soluzione. E che tuttavia arrivano a maturazione nello stesso periodo storico. Caratterizzato dall'assoluta presa di coscienza non per tutti e non dappertutto, ma ben presente almeno in chi ha vissuto sulla propria pelle i disastri di gestioni industriali senza molti scrupoli circa la necessità di uno sviluppo che metta al primo posto l'ambiente, da anteporre rispetto a produzione, occupazione, concorrenza, mercato, progresso e sviluppo. Chiarezza e determinazione. Perché non restino solo macerie, com'è accaduto per la xylella: molti danni, troppe parole, pochi risultati, nessun rimedio, zero prospettive. Questo territorio e queste province, quest'area geografica che tra sei mesi ospiterà i grandi della Terra per l'appuntamento annuale del G7, ha già dato molto. Per alcuni giorni saremo al centro del mondo. Ma i riflettori avrebbero dovuto essere già accesi. E da tempo. Soprattutto, non dovrebbero essere più spenti. Alimentati, auguriamocelo, da energia pulita.

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