Ex Ilva, dall'assemblea AdI ennesimo rinvio sul futuro: prossima riunione lunedì

Ex Ilva, dall'assemblea AdI ennesimo rinvio sul futuro: prossima riunione lunedì
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Mercoledì 6 Dicembre 2023, 13:05 - Ultimo aggiornamento: 21:43

Ancora nulla di fatto dopo l'assemblea di Acciaierie d'Italia che resta aperta e sarebbe aggiornata all'11 dicembre, secondo quanto si apprende. Il futuro dell'ex Ilva di Taranto resta appeso alla speranza che si sblocchi qualcosa e si trovi un soluzione per reperire le risorse che servono per mandare avanti lo stabilimento. Continua il braccio di ferro tra il socio privato Arcelor Mittal, che avrebbe presentato una memoria, e il socio pubblico Invitalia. I sindacati, in sciopero, invocano l'intervento del governo per salvare la più grande acciaieria d'Europa.

È in corso intanto dalle 7 di questa mattina nello stabilimento siderurgico di Taranto lo sciopero di 48 ore dei lavoratori di esercizio dell'area Altoforni hanno dichiarato dai delegati Rsu Fim, Fiom e Uilm di Acciaierie d'Italia, che hanno inviato una comunicazione all'azienda diffidandola dal fermare l'impianto Afo2, già in fase di rallentamento della carica.

La protesta

Iniziativa di protesta attuata nel giorno dell'assemblea dei soci di Acciaierie d'Italia, riunitasi nel pomeriggio per decidere come affrontare la crisi finanziaria.

L'azienda ha spiegato la necessità di avviare un programma di interventi manutentivi riguardanti diverse aree produttive, con la fermata per sette giorni dell'Altoforno 2, ma per i sindacati «potrebbero determinarsi situazioni di criticità dal punto di vista della sicurezza dei lavoratori, dal punto di vista ambientale e di salvaguardia degli impianti con la conseguente chiusura totale dello stabilimento».

La sospensione dell'attività dell'impianto comporta l'utilizzo del solo Altoforno 4, essendo già fermi l'Afo5 e l'Afo1. Lo sciopero, precisano le sigle metalmeccaniche, viene attuato «per impedire che ArcelorMittal continui nel suo ricatto, utilizzando i lavoratori e la fabbrica come scudo, per ricevere ulteriori risorse pubbliche da sperperare fino alla chiusura dello stabilimento».

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