Ex Ilva, dopo Pasqua la cassa integrazione si riaprirà con numeri più elevati

Operai dell’ILVA all'esterno di Palazzo Chigi in protesta .
Operai dell’ILVA all'esterno di Palazzo Chigi in protesta .
di Domenico PALMIOTTI
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Domenica 31 Marzo 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 1 Aprile, 18:27

Subito dopo la pausa di Pasqua, Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria aprirà una nuova procedura di cassa integrazione. Rispetto a quella attualmente in corso, che riguarda un massimo di 3.000 dipendenti nel gruppo di cui 2.500 nel sito di Taranto, il numero degli addetti potrebbe aumentare.

Non è stata ancora fatta una valutazione al riguardo, secondo quanto risulta a Quotidiano, ma un eventuale aumento della cassa verrebbe motivato dalla società con l’esigenza di disporre di maggiore flessibilità relativamente alla forza lavoro, considerate le criticità impiantistiche e di funzionamento che si stanno riscontrando.

Attualmente la cassa, come comunicato giorni fa dall’azienda ai sindacati, riguarda il 30-40 per cento dei lavoratori delle officine centrali e degli staff e il 29 per cento di quelli dell’acciaieria.

Una volta rideterminato il numero massimo della cassa integrazione, il suo uso effettivo sarebbe poi modulato in base alle necessità. Non si esclude che un possibile aumento numerico della cassa possa essere compensato o da un’integrazione economica del trattamento, oppure da un confronto con i sindacati circa il riconoscimento dei ratei delle altre voci stipendiali al personale interessato dalla sospensione dal lavoro.

I dettagli

Acciaierie d’Italia avvierà una nuova cassa anche perché la procedura prevista per le società in amministrazione straordinaria - e Acciaierie lo è dal 20 febbraio - è di tipo diverso. E quindi bisogna uniformarsi ad essa. Inoltre, la cassa in corso è in scadenza per alcuni siti del Nord e il nuovo iter permetterebbe di avere una sola gestione. Sulla nuova cassa ci sarà a breve un passaggio informale col ministero del Lavoro a cui ne seguirà uno formale.

Le criticità prima menzionate riguardano il fatto che attualmente l’ex Ilva sta marciando con un solo altoforno, il 4, a passo ridotto - 70 per cento delle possibilità con una produzione giornaliera di 4.000-4.500 tonnellate di ghisa al giorno -, che per riattivare gli altri due, 1 e 2, ci vorrà tempo e che oltre agli altiforni, non sono pochi gli altri impianti fermi. La nuova cassa terrebbe quindi conto di questa situazione, ma dovrà anche tenere conto di quanto ha stabilito il decreto di recente convertito in legge, il quale ha escluso - o quantomeno fortemente attenuato - l’uso degli ammortizzatori sociali per gli addetti alle manutenzioni e all’ambiente. Questo perché si vuole accelerare per quanto possibile il ripristino produttivo della fabbrica mantenendo soprattutto la sicurezza ambientale e del lavoro.

Aspetto, quest’ultimo, tutt’altro che marginale, visto che è allarme sull’aumento delle emissioni di benzene così come certificato dall’Arpa Puglia, anche se i livelli emissivi continuano a rimanere nei limiti fissati dalla legge.

La discussione sulla cassa integrazione per i dipendenti di Acciaierie dovrebbe andare in parallelo, come definizione, con quella che riguarda il personale dell’indotto. Quasi tutte le imprese appaltatrici del siderurgico hanno fatto ricorso da fine gennaio alla cassa ordinaria, visto che Acciaierie non pagava, né lanciava nuovi ordini di lavoro. L’Inps l’ha poi autorizzata e ora il 2 aprile ci sono i primi accrediti per i lavoratori sospesi, accrediti che riguardano lo spezzone di gennaio e l’intero mese di febbraio. A disposizione dell’indotto, però, il decreto ha previsto 10 settimane aggiuntive rispetto al massimo possibile di 52 nel biennio e su quest’aspetto nei prossimi giorni dal ministero del Lavoro dovrebbe partire una convocazione per le associazioni delle imprese. Dovrebbe essere stipulato un accordo quadro secondo quello che hanno dichiarato le stesse associazioni.

La cassa integrazione non è l’unica novità che attende nel breve termine AdI in amministrazione straordinaria.

A metà aprile la terna commissariale conta di concludere il check sullo stato della fabbrica per poi presentare, tra un mese, il piano industriale, come annunciato anche lunedì scorso nell’incontro con i sindacati a Palazzo Chigi, presente il Governo. Ma prima di questi due passaggi, ci sarebbero novità nell’organigramma. Da quel che risulta a Quotidiano, dopo l’arrivo del nuovo direttore generale Giuseppe Cavalli e il ritorno di tecnici che erano andati in pensione (Salvatore De Felice e Ruggero Cola, entrambi con funzioni di supporto al dg, il primo per l’area a caldo, il secondo per quella a freddo), altri cambi sarebbero in arrivo nella prima linea. È stato già rimosso il responsabile degli acquisti, Domenico Ponzio - licenziato e Ponzio era tra gli strettissimi collaboratori dell’ex ad Lucia Morselli - e sono state reintegrati al lavoro, con una conciliazione, due dirigenti che Morselli aveva licenziato, tra cui Francesco Alterio, già responsabile delle cokerie. Un’ulteriore reintegrazione è avvenuta qualche giorno fa ed ha riguardato un quadro addetto alle materie prime. Reintegrazioni e ritorni vengono motivati con l’esigenza di costituire una squadra che sia di fiducia della terna commissariale, di evitare contenziosi legali - Alterio, per esempio, aveva impugnato il licenziamento in Tribunale - e di colmare la carenza di competenze specifiche in determinate aree dello stabilimento che i commissari avrebbero riscontrato.

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