Ex Ilva, crediti per 90 milioni per l'indotto tarantino: a rischio le tredicesime

Una protesta a Roma dei dipendenti ex Ilva
Una protesta a Roma dei dipendenti ex Ilva
di Domenico PALMIOTTI
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Lunedì 4 Dicembre 2023, 06:44 - Ultimo aggiornamento: 5 Dicembre, 07:16

Tra poche settimane “le nostre imprese dovranno far fronte al pagamento di tasse, stipendi e tredicesime mentre attendono ancora, da mesi, la corresponsione degli insoluti avendo raggiunto un’esposizione finanziaria pari a 90 milioni di euro. Non si può più attendere”. 
Nel momento di massima criticità di Acciaierie d’Italia (ex Ilva), mentre da oggi si ferma anche l’altoforno 2 di Taranto e mercoledì c’è una nuova assemblea dei soci per decidere sulle sorti dell’azienda, Aigi, l’associazione che raccoglie le imprese dell’indotto siderurgico uscite quasi un anno fa da Confindustria Taranto, lancia di nuovo l’allarme. 

Le lettere


Il presidente di Aigi, Fabio Greco, ha inviato due lettere: al prefetto Paola Dessì e al presidente e all’amministratore delegato di Acciaierie, rispettivamente Franco Bernabé e Lucia Morselli.

A questi ultimi Aigi ricorda che ad agosto scorso “avanzò richiesta formale di incontro urgente al fine di addivenire ad una soluzione quanto più tempestiva possibile allo stato di forte sofferenza economica in cui si trovano, ormai da troppo tempo, le aziende dell’indotto AdI. Richiesta reiterata nell’ottobre scorso”. “Già in quella missiva - prosegue Greco - rappresentammo la situazione di grave difficoltà, delineata dai ritardi nei pagamenti nonché dai problemi tecnici inerenti all’emissione dei Map che comportano l’impossibilità per le aziende di poter fatturare le prestazioni ordinate” (il Map sarebbe un codice). “Una situazione che ad oggi è aggravata dalle notizie che riguardano il futuro prossimo dello stabilimento il cui destino sembra essere appeso ad un filo” evidenzia Greco. E conclude: “Chiediamo urgentemente un incontro volto a traguardare una risoluzione fattiva ed indispensabile per la salvaguardia dell’indotto che ritiene lo stabilimento siderurgico un asset fondamentale per il sostentamento dell’economia locale”. Nella lettera al prefetto di Taranto, Aigi afferma che “i reiterati e sistemici omessi pagamenti alle aziende dell’indotto della acciaieria, determinano a cascata una profonda crisi delle aziende che hanno dato fiducia a quella fabbrica che annovera tra i suoi proprietari lo Stato mediante Invitalia”.

Le richieste al prefetto

Aigi chiede quindi l’intervento del prefetto ritenuto “garante/motore del buon andamento dell’amministrazione”, in grado di esprimere “un ruolo attivo nella rimozione di ostacoli, remore e ritardi di carattere burocratico-amministrativo, tali da incidere sull’ordinato svolgimento delle attività economiche pubbliche o private. Il tutto anche per garantire l’ordine pubblico che vacilla in una situazione di altissima tensione sociale”. Ma “anche in questa situazione di maggiore conflittualità e tensione sociale (moderata dalla costante e faticosa resistenza degli imprenditori oramai allo stremo), la ricerca dei superiori obiettivi dell’ordine pubblico e della pace sociale - dice Aigi - non giustificherebbero soluzioni meramente dilatorie o superficiali, men che mai il ricorso ad assistenzialismo senza visione di futuro”.

Le dichiarazioni del sindacato

“La gran parte dell’indotto, 4-5mila persone, ha il personale in cassa integrazione, le imprese appaltatrici sono agli sgoccioli degli ammortizzatori sociali e quando finiranno quelli… - dichiara a Quotidiano Piero Cantoro della Fim Cisl -. La cassa integrazione ordinaria dura 52 settimane, va di 13 in 13, e il plafond si sta esaurendo per molte realtà. Poche aziende, quelle che hanno potuto, hanno fatto il passo successivo: la cassa integrazione per area di crisi complessa. Ma qui per accedervi servono determinati requisiti. Esempio, le aziende devono essere nei cinque comuni dell’area: Taranto, Statte, Crispiano, Montemesola e Massafra. Ad oggi nessuno è a terra, ma tra poco lo saranno perché se continua questa situazione d’incertezza e di insoluto, non credo che andremo avanti. All’inizio del 2024 molte imprese saranno alla fine degli strumenti e quelle che sono in dirittura d’arrivo, stanno ragionando sulle poche settimane rimaste perché li poi fanno un resoconto su quanto effettivamente usufruito”. Secondo Cantoro, “le pochissime aziende che si stanno salvando sono quelle che hanno diversificato il portafoglio clienti, non rimanendo sotto schiaffo di Acciaierie. Mentre sul fronte stipendi non ci sono situazioni critiche ad oggi, solo qualche ritardo, ma siamo sul filo del rasoio”.  

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