Tra poche settimane “le nostre imprese dovranno far fronte al pagamento di tasse, stipendi e tredicesime mentre attendono ancora, da mesi, la corresponsione degli insoluti avendo raggiunto un’esposizione finanziaria pari a 90 milioni di euro. Non si può più attendere”.
Nel momento di massima criticità di Acciaierie d’Italia (ex Ilva), mentre da oggi si ferma anche l’altoforno 2 di Taranto e mercoledì c’è una nuova assemblea dei soci per decidere sulle sorti dell’azienda, Aigi, l’associazione che raccoglie le imprese dell’indotto siderurgico uscite quasi un anno fa da Confindustria Taranto, lancia di nuovo l’allarme.
Le lettere
Il presidente di Aigi, Fabio Greco, ha inviato due lettere: al prefetto Paola Dessì e al presidente e all’amministratore delegato di Acciaierie, rispettivamente Franco Bernabé e Lucia Morselli.
Le richieste al prefetto
Aigi chiede quindi l’intervento del prefetto ritenuto “garante/motore del buon andamento dell’amministrazione”, in grado di esprimere “un ruolo attivo nella rimozione di ostacoli, remore e ritardi di carattere burocratico-amministrativo, tali da incidere sull’ordinato svolgimento delle attività economiche pubbliche o private. Il tutto anche per garantire l’ordine pubblico che vacilla in una situazione di altissima tensione sociale”. Ma “anche in questa situazione di maggiore conflittualità e tensione sociale (moderata dalla costante e faticosa resistenza degli imprenditori oramai allo stremo), la ricerca dei superiori obiettivi dell’ordine pubblico e della pace sociale - dice Aigi - non giustificherebbero soluzioni meramente dilatorie o superficiali, men che mai il ricorso ad assistenzialismo senza visione di futuro”.
Le dichiarazioni del sindacato
“La gran parte dell’indotto, 4-5mila persone, ha il personale in cassa integrazione, le imprese appaltatrici sono agli sgoccioli degli ammortizzatori sociali e quando finiranno quelli… - dichiara a Quotidiano Piero Cantoro della Fim Cisl -. La cassa integrazione ordinaria dura 52 settimane, va di 13 in 13, e il plafond si sta esaurendo per molte realtà. Poche aziende, quelle che hanno potuto, hanno fatto il passo successivo: la cassa integrazione per area di crisi complessa. Ma qui per accedervi servono determinati requisiti. Esempio, le aziende devono essere nei cinque comuni dell’area: Taranto, Statte, Crispiano, Montemesola e Massafra. Ad oggi nessuno è a terra, ma tra poco lo saranno perché se continua questa situazione d’incertezza e di insoluto, non credo che andremo avanti. All’inizio del 2024 molte imprese saranno alla fine degli strumenti e quelle che sono in dirittura d’arrivo, stanno ragionando sulle poche settimane rimaste perché li poi fanno un resoconto su quanto effettivamente usufruito”. Secondo Cantoro, “le pochissime aziende che si stanno salvando sono quelle che hanno diversificato il portafoglio clienti, non rimanendo sotto schiaffo di Acciaierie. Mentre sul fronte stipendi non ci sono situazioni critiche ad oggi, solo qualche ritardo, ma siamo sul filo del rasoio”.