Nessuna nave carboniera in porto da gennaio e centrale in standby. Enel rassicura: «Nessuna fuga»

La movimentazione del carbone sulla banchina di Costa Morena nel porto di Brindisi
La movimentazione del carbone sulla banchina di Costa Morena nel porto di Brindisi
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Mercoledì 6 Marzo 2024, 05:00

Gli effetti della decarbonizzazione si vedono già oggi, anche se ufficialmente lo spegnimento definitivo della centrale Enel “Federico II” dovrebbe avvenire entro il 31 dicembre del 2025. Eppure, come emerso ieri durante la riunione del Comitato di coordinamento per la riconversione delle aree industriali della centrale di Cerano, dall’inizio dell’anno ad oggi, dunque nei primi tre mesi del 2024, nel porto di Brindisi non è arrivata nessuna nave carboniera per scaricare il combustibile necessario al funzionamento dei tre gruppi ancora in grado di produrre energia elettrica.

Il tavolo

Ad evidenziarlo, durante il tavolo convocato dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, è stato il presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale Ugo Patroni Griffi, che già nei giorni scorsi durante l’incontro sugli “Stati generali del porto” organizzato dal Propeller Club di Brindisi aveva sottolineato come il -18 per cento fatto registrare dallo scalo avrebbe potuto essere un -80 se proprio l’Authority non avesse lavorato, ottenendo notevoli risultati soprattutto sul fronte dei rotabili, per far arrivare a Brindisi nuovi traffici che andassero a compensare quelli del carbone, che da sempre hanno rappresentato il core business del porto messapico e la maggiore fonte di entrate per l’allora Autorità portuale, da qualche tempo ormai divenuta Autorità di sistema portuale.Del resto, che le attività della centrale Enel fossero ormai ridotte all’osso, se non proprio ferme in attesa della chiamata da parte di Terna, che richiede l’accensione in caso di necessità ad esempio quando l’energia prodotta dalle rinnovabili non è sufficiente per garantire la tenuta dell’intera rete, lo avevano evidenziato già da qualche tempo i sindacati di categoria Filtem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil che avevano parlato della “messa in conservazione” della centrale da parte di Enel, ovvero lo standby delle principali apparecchiature del sito: caldaie, turbine, alternatori e quant’altro.

La società

Dal canto suo, ieri ha garantito di non avere alcuna intenzione di abbandonare Brindisi, tema che invece in queste settimane è sempre tornato nelle accuse di parte dei sindacati e parte della politica locale. Allo stesso tempo, tuttavia, Enel ha chiesto alle istituzioni ed alle organizzazioni sindacali di avere pazienza, soprattutto sul fronte di Enel Logistics. Non trattandosi, infatti, del core business dell’azienda, sul quale il nuovo management ha deciso di concentrarsi quasi esclusivamente, è necessario che la società trovi dei partner in grado di portare avanti le attività. Non solo. Anche sul fronte degli investimenti da parte di terzi, Enel prova a rassicurare il territorio sul fatto che si sta lavorando per trovare ulteriori attività da portare a Brindisi. Sembra ormai tramontata del tutto l’investimento di Standex, che qui avrebbe dovuto riciclare plastiche per costruire moduli sui quali montare i pannelli fotovoltaici. Ma non tutto è perduto, nonostante i mesi di silenzio, per quanto riguarda le pale eoliche innovative di Act Blade. Come ogni startup, infatti, l’azienda ha bisogno di finanziamenti per avviare e consolidare la produzione e su questo starebbe lavorando fianco a fianco con Enel. La società, inoltre, starebbe portando avanti dei confronti con altre aziende per ulteriori attività, sempre legate alla filiera delle rinnovabili. Rassicurazioni che, tuttavia, non hanno convinto innanzitutto i sindacati, per i quali i quattro incontri tenuto fino ad oggi non hanno portato nessun risultato concreto. E nel frattempo, hanno evidenziato sempre le organizzazioni sindacali, a Brindisi non solo la decarbonizzazione è già iniziata, con la vertenza che riguarda la Sir, la società che per conto di Enel movimentava il carbone, ma anche gli altri settori che rappresentano la spina dorsale dell’industria a Brindisi stanno vivendo momenti di crisi.

Proprio durante la riunione di ieri, infatti, sono state segnalate al ministero ed ai rappresentanti del governo le crisi che stanno interessando Basell, Euroapi e tutto il comparto della chimica, sia di base che farmaceutica.

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