Il ministero: progetti in ritardo
A rischio i milioni per Taranto

Il ministero: progetti in ritardo A rischio i milioni per Taranto
di Alessio PIGNATELLI
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Sabato 27 Febbraio 2016, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 14:00
Rompere un equilibrio insoddisfacente. Spezzare lo status quo di elogi di parole e di facciata. Per raggiungere gli obiettivi del Contratto istituzionale di sviluppo, Giampiero Marchesi utilizza la clava: la concretezza ha la precedenza rispetto a diplomatiche dichiarazioni istituzionali.
Ieri, il tecnico del governo era presente al convegno organizzato dalla Cisl. Una panoramica sul Contratto istituzionale di sviluppo che in questa settimana sta compiendo i passi più tangibili. Altri ne servono, però.
Marchesi è il braccio armato del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti e non vuole - e non può - perdersi in dichiarazioni.

È uomo del fare, direbbe la politica. Lui lo fa davvero e agli elogi sperticati delle istituzioni risponde con le critiche.Costruttive sì ma sempre critiche: «Un pezzo del metodo scelto è di parlare molto - inizia così Marchesi - sono accessibile a tutti nel massimo rispetto e credo molto nell’informazione. Sono chiamato a far funzionare la macchina e, occupandomi di situazioni difficili e complesse, quando intervengo su un equilibrio insoddisfacente devo romperlo. Nell’azione di rottura c’è chi vince e chi perde. Quando sento troppe lodi mi preoccupo perché vuol dire che non ho scontentato nessuno».
Poi, si traveste da mastino giocatore di calcio ed entra in tackle: «Devo agire un po' da provocatore: se si gioca semplice, la palla scorre di più. Bisogna fare un’operazione verità: lo stiamo dicendo e scrivendo da tempo, bisogna fissare i cronoprogrammi. È responsabilità di ogni istituzione. Io ho difficoltà a trovare questa semplicità. Entro il 28 febbraio avremmo dovuto farlo ma so già che non rispetteremo quella data. Se non chiudiamo entro i primi giorni di marzo, farò il provocatore anche al tavolo di Roma e le istituzioni in ritardo usciranno dal Cis. Non lo dico io, lo dice la legge e non è un vezzo».
Messaggio recapitato a chi di dovere. A chi non ha ancora rispettato tempi, nomine e scalette.
C’è anche un altro tema: bisogna presentare progetti immediatamente realizzabili. Quelli futuristici «servono a bloccare soldi e non ci vuole un economista ma solo buonsenso: le cose fattibili si finanziano subito, poi parleremo di nuove risorse».

Insomma non si può mettere tutto nel calderone. Errori o ritardi del passato non possono essere automaticamente sanati da questo intervento governativo. Che non è a pioggia ma esattamente al contrario.
«Colgo un’ansia di mettere dentro il Cis di tutto ma bisogna essere concreti e immediati. Tutti devono essere informati. A me ancora non sono chiare diverse cose di Taranto».
Per questo motivo, introduce un altro elemento di rottura: far convergere su Taranto risorse intellettuali esterne: «Succede a tutti noi di essere immersi nei problemi e non riuscire a trovare una soluzione. Va smontata la trappola del “benaltrismo”: qualcuno propone e l’altro dice che serve ben altro. Dobbiamo essere in grado di accettare idee esterne, farle nostre e metterci in discussione».
Un metodo sperimentato da Marchesi stesso con la Marina Militare. Riguarda il progetto di “aprire” l’Arsenale alla cittadinanza: da un iniziale percorso turistico quasi blindato, si è trovato un compromesso meno rigido. Tra maggio e giugno si potrebbe partire.
Ultimo argomento. Scottante. I beni culturali. Al di là delle polemiche. Un avviso alla squadra: insieme può funzionare, gli individualismi rischiano invece di rompere il marchingegno.
«Alcune cose il Cis le può fare, altre le può far muovere autonomamente. In accordo con il ministero, a marzo verrà l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) a Taranto per capire se ci sono le potenzialità per costituire il polo culturale. È un buon segno: vedremo se saremo in grado di tradurre positivamente gli indirizzi che ci comunicheranno».
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