L'addio a Giuseppe, 47enne morto in un incidente stradale: sulla bara la maglia della squadra di calcetto

L'addio a Giuseppe, 47enne morto in un incidente stradale: sulla bara la maglia della squadra di calcetto
di Antonello PICCOLO
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Venerdì 26 Aprile 2024, 09:07

In tanti a rendere omaggio, ieri pomeriggio, nella chiesa Madonna delle Grazie di Palagianello al 47enne Giuseppe Tamburrano, il dipendente della multinazionale Vestas, morto lunedì scorso, insieme al suo collega di lavoro Cosimo Ventruti 46enne di Pulsano, in seguito ad un incidente stradale avvenuto a Matera.

Il giorno più triste per i colleghi di lavoro, molti dei quali non hanno voluto far mancare la vicinanza ai famigliari – alla moglie, al figlio, ai genitori, ai fratelli, ai suoceri – nel giorno del rito funebre.

Mentre pioggerellina, all’esterno, sferzava i muri della chiesa, l’interno gremito si è idealmente trasformato in un caldo abbraccio diretto ai parenti di Giuseppe Tamburrano.

A celebrare i funerali don Rocco Martucci, parroco della chiesa Madonna delle Grazie di Palagianello, il quartiere dove Giuseppe è cresciuto. «Sono molte e difficili le domande che salgono dal cuore davanti alla sua bara. Domande – ha detto il parroco don Rocco Martucci, nel corso dell’omelia – riguardo alla dinamica dell’incidente che ha ucciso lui e il suo collega; riguardo alle cause che l’hanno prodotto, alle responsabilità dirette o indirette, se esistono. Ma sentiamo anche con chiarezza che, se una risposta esauriente a tutte le nostre domande fosse data, sfiorirebbe appena il mistero che ci sta davanti, non ci soddisferebbe del tutto. Rimarrebbe sempre davanti a noi la consapevolezza: In ogni modo Giuseppe non c’è più. Non c'è niente da fare; non si può tornare indietro e scrivere in un altro modo gli eventi. Verrebbe voglia solo di piangere. Eppure dobbiamo trovare qualche parola per esprimere quello che è avvenuto. Solo così non saremo sommersi del tutto dall’angoscia e potremo opporre al senso della morte un frammento, seppur minimo, di speranza». In chiusura di riflessione, rivolgendosi all’assemblea, don Martucci ha detto: «Tutti noi pagheremo alla natura umana il prezzo della nostra morte; è la legge di tutti gli organismi biologici. Ma proprio per questo bisogna che viviamo in pienezza - senza ansia, ma con intensità - il tempo che il Signore ci dona. Solo così – ha concluso - quello che speriamo da Dio e quello che gli chiediamo per questo nostro fratello diventerà per tutti sorgente di vita». Proprio alle spalle della parrocchia in cui si è celebrato il funerale sorge il centro sportivo dell’oratorio Anspi Asd San Giovanni Bosco; campetto di calcetto che Giuseppe - dopo aver abbandonato l’attività agonistica in giro per le squadre di Palagianello, Mottola e Palagiano - di tanto in tanto frequentava, partecipando anche al torneo nazionale Anspi di calcio a 5. Giuseppe, infatti, amava lo sport. E la presenza ieri di numerosi amici con cui condivideva questa passione, lo testimoniano. Ha lasciato la vita terrena nel giorno in cui la sua squadra del cuore l’Inter, conquistava la seconda stella. Sulla bara, oltre ai fiori, la maglia rossa, con dediche, della squadra di calcio a 5 con cui giocava, e i colori nerazzurri e il ventesimo scudetto. All’uscita dalla chiesa il feretro di Giuseppe Tamburrano, portato a spalla dagli amici di squadra, è stato accompagnato da lunghi e scroscianti applausi, mentre la banda lo onorava diffondendo le note della marcia di Radetzky.

E ieri pomeriggio nella chiesa di Santa Maria La Neve di Pulsano è stato celebrato anche il funerale del collega di Tamburrano: i parenti e gli amici hanno dato l’ultimo saluto anche a Cosimo Ventruti, l’altro tecnico morto nello stesso incidente.

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