Xylella e reimpianti degli olivi, pronti 40 milioni, ma le richieste superano i 200

Xylella e reimpianti degli olivi, pronti 40 milioni, ma le richieste superano i 200
di Maria Claudia MINERVA
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Martedì 15 Dicembre 2020, 08:56

Si è conclusa la fase di raccolta delle domande di contributo relative al bando Reimpianto olivi zona infetta (pubblicato il primo ottobre scorso), ma i fondi a disposizione sono insufficienti a coprire la mole di domande presentate. A dare notizia è lo stesso il Dipartimento dell'Agricoltura della Regione Puglia, che sottolinea: «Sono pervenute richieste di sostituzione di 3.828.347 piante di olivo che determinano una richiesta di contributo pari a 216.648.160 euro. La risposta all'avviso pubblico denota l'enorme aspettativa di un territorio da troppo tempo in sofferenza che, in prima istanza, potrà essere soddisfatta parzialmente alla luce dei 40 milioni di euro resi disponibili dal Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia».


Entrando nel dettaglio, sempre il Dipartimento Agricoltura specifica che «sono state rilasciate 26 domande da parte di organismi collettivi (Organizzazioni di Produttori e Cooperative olearie) che hanno aggregato 881 istanze di piccoli e medi proprietari terrieri del Salento. Le domande presentate individualmente sono state invece 881 con una richiesta di sostituzione di 3.440.966 piante di olivo».


In conformità a quanto previsto nell'avviso pubblico, nelle prossime settimane la Regione Puglia pubblicherà le graduatorie, distinte per domande collettive e domande individuali, con l'indicazione dei richiedenti che potranno essere ammessi al beneficio. Ma resterà con l'amaro in bocca chi non potrà, almeno per il momento, ricevere nemmeno un centesimo. Il neo assessore regionale all'Agricoltura, Donato Pentassuglia, ha già ribadito, in un'intervista rilasciata al nostro giornale nei giorni scorsi, di aver inoltrato una richiesta formale al Ministero delle Politiche agricole per chiedere ulteriori risorse, ma ci vorrà del tempo. Intanto, il Salento, dopo essere stato devastato dall'epidemia della xylella fastidiosa, continua da anni ad attendere la sua rinascita.
Va comunque sottolineato che la procedura per il reimpianto non è affatto semplice come può sembrare a prima vista. Innanzitutto, il bando al quale sono stati assegnati i 40 milioni prevede solo il reimpianto di olivo su olivo - c'è anche un altro bando di 25 milioni per il reimpianto di altre specie - ma i vincoli sono molteplici. Non si tratta di estirpare e piantare qualunque cultivar, perché viene imposto di reimpiantare solo le due specie testate scientificamente come tolleranti/resistenti al batterio, vale a dire il leccino e la favolosa (Fs-17), e perciò ammesse dalla Comunità europea. Restrizioni poco digerite dagli agricoltori, perché, in primo luogo, reimpiantare solo queste due specie - tra l'altro ugualmente attaccabili dalla xylella anche se in misura minore - significa condannarsi ad un futuro prossimo in cui anche i nuovi impianti di leccino e favolosa potrebbero seccare.

Inoltre, la cultivar conosciuta come favolosa non può essere reimpiantata dappertutto, perché in alcune zone sottoposte a vincolo paesaggistico - soprattutto quelle del Sud Salento - sia i Comuni che la Soprintendenza non danno il via libera. È già successo soprattutto ad Ugento, dove molti proprietari di terreni in area vincolata si sono visti negare la possibilità di poter sradicare gli ulivi secchi per sostituirli con altre piante. Questo perché la favolosa prevede un altro tipo di conduzione del terreno e di raccolta, che non si sposa con quanto previsto dai piani paesaggistici. Motivo per cui molti olivicoltori, in maggioranza giovani hanno deciso di emigrare o addirittura di cambiare mestiere, abbandonando i terreni.


Però l'assessore Pentassuglia già prima dell'investitura ufficiale ha cominciato a muoversi per cercare di soddisfare le aspettative di un territorio, quello salentino, che dal 2013 viene tenuto sotto scasso dall'epidemia che non ha risparmiato nessuna campagna. Motivo per cui ha assicurato che si sta muovendo sia sul piano delle risorse da incrementare, come in questo caso, dove appunto le richieste vanno ben oltre i 200 milioni a fronte dei 40 già disponibili, sia sul piano delle specie da impiantare, che vanno sicuramente ampliate, perché con la monocoltura il rischio è di ritrovarsi tra qualche anno nelle stesse condizioni di adesso.

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