Turismo, il tonfo di luglio: meno 40%. Pesano prezzi alti e cattivi servizi

Turismo, il tonfo di luglio: meno 40%. Pesano prezzi alti e cattivi servizi
di Rita DE BERNART
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Domenica 30 Luglio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 14:39

La stagione della ripartenza si sta trasformando in un boomerang per il turismo pugliese: prezzi alle stelle e un calo sostanziale di arrivi e presenze. Ma la crisi - secondo alcuni- «può stimolare la crescita». L’atteso ritorno ai numeri pre pandemia, di fatto, non c’è stato, nonostante le illusioni di inizio anno, e in tante delle principali località balneari si registra un calo che, in qualche caso, supera il 40%.

Tariffe troppo alte

Tariffe lievitate a causa di una frenesia post covid, e della illusoria massiccia richiesta verificatasi nelle ultime tre stagioni a causa delle frontiere chiuse e della fobia dell’estero; servizi spesso non all’altezza e capacità di spesa ridotta per molti connazionali: termometro di una estate sotto le aspettative sono proprio il mese di luglio e, soprattutto, agosto. 

Non c'è il tutto esaurito


Il tutto esaurito e la corsa ad accaparrarsi un soggiorno nel periodo più “caldo”, che di norma si registra già nei primi mesi dell’anno, non c’è; le prenotazioni vanno a rilento: il rischio concreto è che persino per i giorni di punta si registrino posti letto invenduti vanificando quella marginalità che, tradizionalmente, favorisce il riequilibrio dei bilanci aziendali. Eppure nei primi mesi del 2023, al netto delle legittime preoccupazioni legate all’aumentare dell’inflazione, i segnali sembravano positivi. L’interesse per la Puglia è rimasto sempre alto, la primavera ha portato migliaia di stranieri, tornati a visitare la Regione dopo tre anni di restrizioni. Il meccanismo poi ad un certo punto si è rotto: a soffrire è il prodotto balneare di target medio che rappresenta da sempre il segmento turistico prevalente per la Puglia che, va ricordato, vanta oltre 800 chilometri di costa balneabile con acque tra le più pulite del Paese.


In questo contesto scende nella classifica di arrivi e presenze l’ambito Salento: il boom, sfociato nel recente passato addirittura in overturism, è un ricordo; le opportunità di vendere posti letto sono polverizzate da una offerta cresciuta esponenzialmente - prevalentemente nell’extra alberghiero con appartamenti e alloggi brevi – ad esserne penalizzati villaggi, campeggi, alberghi a tre e 4 stelle che vendono un prodotto destinato al target italiano medio. I problemi, in linea generale, certamente, non sussistono solo a livello locale, soffre tutto il sistema mare Italia: incidono l’apertura di tutte le mete estere più frequentate e ambite, tra cui l’Egitto, e la voglia degli italiani di spingersi oltre i confini nazionali. Guardando però un po’ più in la, ai diretti competitor, appare chiaro che occorra una presa di coscienza per analizzare con obiettività le dinamiche che hanno generato, a livello locale, questa inversione di tendenza. Potrebbe essere il giro di boa; una sorta di anno zero per ripartire con più consapevolezza, alzando l’asticella e puntando a qualificare e professionalizzare l’offerta, a partire proprio da quella rivolta al consumatore medio che si aspetta di pagare il giusto per ciò che acquista e di avere i servizi adeguati alla spesa.

Gli operatori


«La situazione non è buona in Puglia – commenta Giovanni Barbara di Barbarhouse e Perle di Puglia, la più grossa agenzia pugliese, e italiana, di property manager che si occupa di gestire ville e strutture di lusso -. Come presenze, al di là dei dati forniti sui media da molti, siamo tra il 40 e il 45% in meno. Sicuramente per quanto riguarda gli italiani pesa il caro mutui, l’inflazione dei beni alimentari, il costo del carburante e la mancata percezione da parte di molti connazionali di un futuro migliore. Per ciò che concerne gli stranieri invece manca un’offerta organizzata sia a livello pubblico che privato. Ci sono poi grossi problemi di trasporto con poche compagnie che fanno scalo in Puglia, soprattutto a Brindisi. Giorni fa un operatore dello spettacolo nostro ospite mi diceva che a luglio a Valona ha trovato 27 aerei a terra mentre a Brindisi solo tre. L’insuccesso di questa stagione 2023 scaturisce poi da una serie di fattori, compresa la voglia da parte dei connazionali di andare all’estero soprattutto in destinazioni low cost come Grecia, Albania, Croazia». Dove il rapporto qualità–prezzo–servizi è di gran lunga più conveniente». Le prospettive, dunque, non sono rosee a meno di un necessario cambio del paradigma del “fare turismo”.

«Purtroppo – continua Barbara - se non cambieranno i fattori macro economici e se gli enti pubblici territoriali e locali e le aziende private non sapranno fare squadra non prevediamo cose buone per il futuro. La crescita d’altro canto, però, dipende spesso proprio dal grado di necessità che ciò accada». Insomma dalla crisi si può ripartire per progredire. «Probabilmente – conclude l’imprenditore - i tempi sono maturi per creare un sistema integrato di turismo. A mio avviso il cambiamento può essere figlio solo di un cambio culturale in cui fare sistema in senso economico, sociale, politico e di rispetto per il territorio, per l’ambiente e per i beni culturali, sia un concetto fondamentale per tutti».

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