Rimandati a settembre (ma con grandi aspettative)/ Puglia cenere e carbone, il bello e il brutto di mezza estate

L'ultimo incendio sul litorale di Ugento, nel Salento
L'ultimo incendio sul litorale di Ugento, nel Salento
di ​Rosario TORNESELLO
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Domenica 30 Luglio 2023, 14:15 - Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 11:27

L’estate è al giro di boa. Luglio cede il passo, arriva agosto. Il bilancio di midterm non è esaltante per questa stagione infuocata. Ma l’ottimismo – da coltivare in giuste dosi – è pratica culturale per non sconfinare nel pessimismo cosmico, e di ragioni ce ne sarebbero. Vediamo un po’. Breve carrellata, non esaustiva ma ragionata quanto basta, di riflessioni per le vacanze.

Intanto il clima: è cambiato? non è cambiato? Complottisti, catastrofisti e negazionisti a parte, gli scienziati dicono sì, l’evidenza empirica dice sì, l’esperienza personale dice sì. Tre indizi, una prova. Incendi, alluvioni, cos’altro? Partita chiusa, si potrebbe affermare.

Prima domanda: quando e come correremo ai ripari, dalle grandi strategie planetarie, ambientali e industriali – tra veti, finte e scorciatoie – fino ai piccoli gesti personali e quotidiani, spesso auspicati e più volte ignorati? Faremo, vedremo: rimandare è uno degli imperativi categorici. Non è vero che non ci sono più i politici e gli strateghi di un tempo, orientati ad agire per le future generazioni più che per le prossime elezioni. I posteri restano pensiero ricorrente, sebbene ora nella forma di recettori terminali dei guasti in corso. Toccherà loro porre rimedio, pagare i debiti, salvare il pianeta, sempre che gliene rimanga uno. Vabbè.

Come Puglia scopriamo di avere punti di eccellenza. Tra questi, l’evasione fiscale. Ogni cento euro versati al Fisco, 19,2 sono evasi (media nazionale: 13,2). Meglio di noi (o peggio, dipende dai punti di vista) fanno Calabria e Campania. Poco male: siamo sul podio. Il Sud che contesta l’autonomia sa come differenziarsi al cospetto dello Stato esattore. Retaggi storici e culturali: l’autorità costituita è sempre percepita come vessatrice. Per fortuna nessuno si sogna di gridare al “pizzo di Stato” (oddio: davvero qualcuno l’ha già fatto?), ma sarebbe il caso di mitigare lamentele e piagnistei: ogni cento problemi percepiti, almeno venti sono direttamente addebitabili alla nostra distrazione. Non è che non vogliamo pagare, insomma, è che ce ne dimentichiamo. Vabbè.

La settimana di fuoco – tranquilli: non parliamo della sceneggiata in Regione sul trattamento di fine mandato – si chiude con solide certezze. Primo, non abbiamo una flotta di Canadair: viviamo l’abbandono delle campagne, soprattutto dopo la devastazione della xylella (apriamo il capitolo o rimandiamo al prossimo volume?); ci vantiamo dell’ambiente, ma fatichiamo a proteggerlo; il contratto con la società fornitrice è saltato con un contenzioso e addio aerei Fireboss. Secondo, tranne poche eccezioni non abbiamo più postazioni fisse di controllo a ridosso delle aree sensibili (però ammiriamo coppie di ineffabili vigili urbani che stazionano in auto di servizio dietro autovelox volanti sotto il sole cocente, vuoi mettere?). Terzo: moltiplichiamo le agenzie (e gli incarichi, viene da immaginare) e poi scontiamo carenze di uomini e mezzi. Nella somma finale qualcosa non torna. Anche al netto di piromani e incendiari. Ma le disgrazie non vengono mai da sole, si sa. Vabbè.

L’estate al giro di boa ci lascia un po’ di posti vuoti. A luglio il comparto turistico si avvia a chiudere con un meno 20% di presenze, e agosto non annuncia scintille. Il livello dei prezzi comincia a montarsi troppo la testa, sicché i vacanzieri iniziano a piazzare le tende altrove. Al di là del mare ci sono altri mari; oltre le colline, altre colline. Non siamo il paradiso terrestre, né facciamo molto per diventarlo. Quest’anno abbiamo irrobustito la nostra dose di disservizi e inefficienze: alla cronica carenza di collegamenti, infrastrutture e preparazione abbiamo aggiunto un po’ di cosette per confondere i turisti oltre l’effetto “colpo di calore”. Ad esempio: un piano parcheggi lungo la costa varato tragicomicamente in ritardo e con sommo sprezzo dei rigori di legge (deroga di 120 giorni in mancanza delle necessarie autorizzazioni, pur di avere un posto al sole), come se l’estate fosse un luogo dello spirito più che una stagione fissa e puntuale, per quanto sempre più bizzosa. E poi il valzer delle ordinanze sulla movida, per lo stop a musica e locali con orario variabile a seconda dei luoghi: la transumanza notturna dei giovani alla ricerca di posti fruibili, tra chi chiude prima, chi chiude dopo, chi non chiude affatto, è uno spettacolo affascinante come una volta quello delle lucciole (nel senso dei minuscoli coleotteri luminosi). Vabbè.

E infine, ultimo ma non ultimo, il must di quest’estate. Ora sì: il trattamento di fine mandato per i consiglieri regionali, una mensilità per ogni anno di consiliatura, alla fine del quinquennio quasi 35mila euro a testa (in aggiunta a emolumenti mensili ragguardevoli, da 11 a 13mila euro tutto incluso, due terzi del reddito annuo medio in Puglia, meno di 18mila euro). Dieci anni di stop e poi, adesso, la grande idea: non solo ripristinarlo, ma ripristinarlo con tutti gli arretrati. Nel 2012 la spending review aveva suggerito sobrietà e morigeratezza: la Puglia – altra gestione – fu tra le prime a eliminare l’indennità. Ora la battaglia, già sventata un anno fa, per recuperare il beneficio, come se quella crisi che ne aveva determinato l’annullamento non fosse mai esistita. Come se ora si vivesse un’epoca profondamente diversa. Si poteva – e si può ancora – procedere diversamente, se proprio: ripristinarlo senza arretrati (tanto di cappello), dalla prossima legislatura (tanto di cappello con applausi), senza automatismi e solo a richiesta, meglio se motivata (tanto di cappello, applausi e bacio accademico). Niente: si punta al tutto e subito, arretrati inclusi. Risultato: viste le polemiche e il fuoco di fila incrociato, vasto, ampio, multiforme e pirotecnico delle critiche (praticamente tutti tranne i diretti interessati), se ne riparlerà alla prossima seduta. Il Consiglio regionale, dopo la riunione del 25 luglio, chiude e va in vacanza. Si torna in aula a settembre. Il 20 settembre. Vabbè? Vabbè un corno.
 

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