Evasione fiscale: Puglia terza in Italia. Non dichiarati 19 euro ogni 100

Lo studio della Cgia di Mestre: evasi contributi e imposte per oltre cinque miliardi e mezzo di euro

Evasione fiscale: Puglia terza in Italia. Non dichiarati 19 euro ogni 100
di Pierangelo TEMPESTA
4 Minuti di Lettura
Domenica 23 Luglio 2023, 05:00

La Puglia sul podio nella classifica delle regioni italiane per importi non dichiarati al fisco. A certificarlo è uno studio che la Cgia di Mestre ha effettuato sui dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze e dell’Istat. Dai numeri emerge anche che, all’aumentare dell’evasione, diminuiscono i redditi dichiarati. E, anche in questo caso, è il Sud Italia a detenere il triste primato.

I numeri in Italia

In Italia l’evasione fiscale si attesta in media sui 13,2 euro ogni 100 euro di gettito incassato.

Più di un decimo delle tasse, dunque, non viene versato. Ma è nelle regioni del Sud che la situazione peggiora, andando ben oltre il dato medio nazionale. Al primo posto si posiziona la Calabria, con 21,3 euro evasi ogni 100 euro versati. A seguire c’è la Campania, con 20 euro su 100. La Puglia si piazza al terzo posto, con 19,2 euro, poco più su della Sicilia, dove si evadono 19 euro ogni 100. Le più virtuose sono la Lombardia (9,5 euro) e la provincia autonoma di Bolzano (9,3 euro). Analizzando il dato in termini assoluti, nel 2020 in Puglia sono stati evasi contributi e imposte per oltre cinque miliardi e mezzo di euro (su circa 90 miliardi a livello nazionale e quasi 30 miliardi solo nelle regioni del Sud Italia). Il 17% dell’economia pugliese, rispetto al valore aggiunto regionale, risulta “non osservata”.

Divario tra Nord e Sud

Con l’aumentare dell’evasione fiscale, diminuiscono i redditi dichiarati dagli imprenditori individuali e dai lavoratori autonomi in contabilità semplificata, regime che coinvolge la maggior parte degli artigiani e dei piccoli commercianti. Anche in questo caso, saltano subito all’occhio le differenze tra Nord e Sud: se, mediamente, nelle regioni settentrionali si dichiarano 33mila euro all’anno, in quelle meridionali solo 23mila. Ciò vuol dire che al Nord si dichiara il 43 per cento in più.

Il divario, spiegano gli analisti della Cgia, è sicuramente riconducibile alle diverse situazioni economiche e sociali delle due macroaree. Ma ha una rilevanza non trascurabile anche l’impatto dell’evasione fiscale, che nel Mezzogiorno assume dimensioni importanti. Analizzando i dati delle singole regioni per quanto riguarda le dichiarazioni dei redditi in contabilità semplificata, in Puglia vengono dichiarati in media 23.223 euro (il dato si riferisce all’anno di imposta 2021). La regione si posiziona al diciassettesimo posto in classifica, seguita da Campania, Basilicata, Molise e Calabria. Al primo posto, con una media di 35.462 euro, c’è la Lombardia. Il divario tra Nord e Sud si accentua se si analizzano anche le dichiarazioni dei redditi dei lavoratori autonomi e delle imprese individuali in contabilità ordinaria. Si tratta, comunque, di dati in miglioramento: «Anche grazie a un leggero calo della pressione fiscale, nel 2022 l’amministrazione finanziaria ha recuperato dalla lotta all’evasione oltre 20 miliardi di euro. Questo dato, annunciato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nei mesi scorsi, è l’ennesima dimostrazione che negli ultimi anni la lotta contro l’infedeltà fiscale sta dando i suoi frutti».

Tra il 2015 e il 2020, per esempio, le imposte evase in Italia sono scese di 16,3 miliardi di euro. «Sebbene il 2020 sia stato un anno molto particolare a causa della pandemia, il tax gap stimato dal Mef è sceso a 89,8 miliardi di euro, di cui 78,9 sono ascrivibili al mancato gettito tributario e gli altri 10,8 miliardi sono il frutto dell’evasione contributiva».

Lotta all'evasione

Un ruolo fondamentale nella lotta all’evasione è dato dall’attività repressiva. In seguito alle attività di controllo della guardia di finanza, nel 2022 ci sono stati 290 arresti e oltre 14mila denunce per violazioni penali tributarie. Un numero rimasto pressoché stabile dal 2011. Nonostante i dati, sottolineano ancora gli analisti della Cgia, «in Italia non abbiamo la necessità di istituire uno Stato di polizia tributaria per combattere l’evasione». È necessario essere «determinati con chi è completamente sconosciuto al fisco, ma altrettanto decisi nei confronti di coloro che, sebbene “targati”, fanno i furbi, senza comunque essere costretti ad inasprire la disciplina penale tributaria con l’intento giustizialista di gettare in galera gli evasori». Questo almeno fino a quando non sarà dimostrato, con dati alla mano, che il ricorso all’arresto sia veramente uno strumento in grado di dissuadere i potenziali evasori dal commettere reati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA