Attese interminabili e ritardi nei servizi: la Cgia di Mestre boccia la Pubblica amministrazione e il Sud

Attese interminabili e ritardi nei servizi: la Cgia di Mestre boccia la Pubblica amministrazione e il Sud
Attese interminabili e ritardi nei servizi: la Cgia di Mestre boccia la Pubblica amministrazione e il Sud
di Alessio PIGNATELLI
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Domenica 5 Settembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 09:37

Tempi di attesa biblici al Sud, code che si sono allungate ulteriormente negli ultimi vent’anni. Con un duplice effetto: cittadinanza spazientita e scontenta; imprese che lamentano procedure una burocrazia farraginosa che rallenta la macchina. È il quadro della Pubblica amministrazione tracciato dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre su dati Istat. Riguarda l’intero Paese ma, purtroppo come spesso accade, nel Mezzogiorno il problema si acuisce. E la Puglia non fa eccezione: è in particolare negli uffici comunali dell’anagrafe che i ritardi si accumulano. Col Covid, la situazione è paradossalmente peggiorata nel senso che le code sono scomparse per ovvi motivi ma i servizi erogati scontano sempre maggiori criticità.

Lo studio

In questi ultimi anni, fa sapere l’Ufficio studi della Cgia, la fila agli sportelli pubblici ha continuato ad allungarsi, almeno fino all’avvento del Covid. Ancorché ogni ente dello Stato disponga da tempo di un sito internet dal quale si possono scaricare moduli, atti, certificati e, se necessario, ogni utente può inviare digitalmente gli stessi alla struttura richiedente, negli ultimi 20 anni chi è stato costretto a recarsi fisicamente presso uno sportello ha vissuto la sua personale odissea. Idealmente, è come se tra il 1999 e il 2019 la fila davanti a noi si fosse allungata di 20 persone.

Dall’indagine campionaria Istat sulle persone maggiorenni che si sono recate agli sportelli della Pa e che denunciano di aver atteso più di 20 minuti, emerge che nel 2019, ultimo anno in cui i dati sono disponibili, a lamentarsi delle Asl sono stati 54,8 intervistati su 100, il 55,2% in più rispetto a quanti si erano trovati nella stessa situazione nel 1999. Sono 29,2 su 100, invece, gli intervistati in lunga attesa all’anagrafe, il 172,9% in più di 20 anni prima. A livello territoriale le situazioni più difficili si registrano nel Centro-Sud. E, come detto, la Puglia non brilla eufemisticamente nei servizi dell’anagrafe: 33,1 persone intervistate su 100 sono state in fila più di 20 minuti ed è tra le peggiori con Lazio (50) e Sicilia (40,1).

E una rappresentazione plastica che la pandemia non ha affatto velocizzato le procedure si è consumata a Lecce. Chi nel mese di giugno 2021 ha effettuato la prenotazione online per la richiesta di rilascio/rinnovo della carta d’identità ha avuto un’amara sorpresa: dall’Ufficio Anagrafe l’appuntamento è stato fissato per il mese di dicembre 2021, ossia ben sei mesi dopo la data della richiesta.

Spostandosi negli uffici delle aziende sanitarie, la Cgia evidenzia che i tempi d’attesa più lunghi sono in Calabria (70,9 su 100), in Sicilia (70,9) e Campania (66,7). In Puglia (61,5) è come se in 20 anni si fosse allungata idealmente la fila di 18 persone con un +39,8%. «I ritardi e le inefficienze della nostra Pubblica Amministrazione, comunque, non sono ascrivibili solo alla cattiva organizzazione della stessa - si legge nel report - Nonostante il processo di informatizzazione abbia interessato tutta la nostra Pa la fila agli sportelli nei 20 anni analizzati non è cresciuta per colpa di chi ci lavora.

La responsabilità va ricercata negli effetti che caratterizzano moltissime leggi, decreti e circolari che, spesso in contraddizione tra loro, hanno aumentato a dismisura la burocrazia, complicando non solo la vita dei cittadini e delle imprese, ma anche quella degli impiegati pubblici».

La tempesta perfetta

Insomma, la tempesta perfetta a cui si è aggiunto il Covid. Sì perché se è vero che la pandemia ha chiuso gli uffici e di conseguenza annullato le code, ha altresì determinato un incremento dei tempi di risposta della pubblica Amministrazione. Molti uffici pubblici, infatti, hanno stravolto le modalità di accesso ai servizi da parte degli utenti. Complice il ricorso di molti addetti allo smart working, tanti enti hanno chiuso gli sportelli e hanno iniziato a lavorare su prenotazione. Sebbene le code siano momentaneamente svanite, i tempi di erogazione delle prestazioni/servizi si sono però allungati come visto nel caso leccese.

Ma non solo l’utenza dei cittadini sconta queste problematiche e a lamentarsi è l’intero sistema imprenditoriale: per 9 imprenditori su 10 le procedure amministrative in capo alle aziende costituiscono un problema. L’ufficio studi della Cgia chiude riservando proprio a quest’aspetto un capitolo: «Il coacervo di norme, di regolamenti e di disposizioni varie presenti in tutti i settori continuano a ingessare il Paese, rendendo la vita impossibile soprattutto a coloro che vogliono fare impresa. E mai come in questo momento, oltre a riformare la nostra Amministrazione statale sarebbe necessario semplificare il quadro normativo, riducendo il numero delle leggi attraverso l’abrogazione di quelle più datate, ricorrendo ai testi unici, evitando così la sovrapposizione legislativa che su molte materie ha generato incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza dei tempi e adempimenti sempre più onerosi».

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