Anno nuovo, nuovi disoccupati. In Puglia, nel 2023, le persone senza lavoro saranno oltre quattromila in più: un incremento del 2,4 per cento rispetto al 2022. È la previsione, per nulla rosea, che la Cgia di Mestre ha elaborato analizzando i dati Istat e le previsioni Prometeia. Nella top ten delle province con gli aumenti più significativi c’è Bari, al sesto posto dopo Napoli, Roma, Caserta, Latina e Frosinone. Ma anche le altre province pugliesi non se la passeranno bene. Solo nel Brindisino e nella Bat ci sarà, in controtendenza, una diminuzione del numero di disoccupati. In totale, sull’intero territorio regionale si stima la perdita del lavoro (o, comunque, l’impossibilità di trovarne uno) per 4.045 cittadini in più rispetto a quest’anno. Se, infatti, nel 2022 i disoccupati sono stati 171.535, nel 2023 saranno 175.580. Un incremento che, come spiegano gli analisti della Cgia, sarà determinato dalla mancata crescita del Pil e dei consumi delle famiglie e che, a livello nazionale, raggiungerà quota +63mila unità (oltre due milioni di disoccupati in più). Lo scorso mese di ottobre, secondo l’Istat, l’occupazione ha toccato il suo record storico. Grande risultato, ma effimero: il trend, infatti, potrebbe invertirsi nel giro di qualche mese. E le situazioni più critiche si verificheranno al Centro-Sud.
I dati per provincia
«Nel 2023 - spiega Cgia - il tasso di disoccupazione è destinato a salire all’8,4 per cento.
La crisi, settore per settore
Secondo Cgia, tuttavia, i comparti manifatturieri, specialmente quelli energivori e legati alla domanda interna, potrebbero subire contraccolpi più duri rispetto agli altri, mentre le imprese più attive nel mercato globale, tra cui quelle che operano nella metalmeccanica, nei macchinari, nell’alimentare e nell’alta moda saranno meno esposte. Si prevedono difficoltà anche nel settore dei trasporti, nella filiera automobilistica e nell’edilizia (quest’ultima penalizzata dalle modifiche legislative relative al superbonus). «Il rischio di mettere a repentaglio la coesione sociale del Paese è molto forte», è l’allarme lanciato da Cgia. «Le chiusure stanno interessando sia i centri storici sia le periferie delle nostre città, gettando nell’abbandono interi isolati, provocando un senso di vuoto e un pericoloso peggioramento della qualità della vita per chi abita in queste realtà. Meno visibile, ma altrettanto preoccupanti, sono le chiusure che hanno interessato i liberi professionisti».