Ripartire dal capitale umano. Riqualificando e adeguando la proposta lavorativa, sia economicamente che dal punto di vista della prospettiva di crescita e di stabilità. Per superare l’emergenza addetti nel comparto del turismo, come anche in altri settori, secondo i sindacati è necessario e improrogabile revisionare l’intero sistema: a causa di chi non rispetta le regole il settore turistico e della ristorazione è visto spesso con diffidenza. Superato il nodo del reddito di cittadinanza, additato dalle imprese come la principale causa della difficoltà di reperimento di risorse stagionali, l’emergenza infatti resta.
Ma non si tratta, secondo le organizzazioni sindacali, di un problema generalizzato: i lavoratori ci sono se la proposta rispetta il contratto nazionale.
I numeri
I dati diffusi di recente evidenziano che circa il 72% delle aziende propone contratti o accordi non regolari. «Se come dicono le ultime statistiche – continua Moscaggiuri - 3 su 4 non sono in regola con i contratti, cosa ci aspettiamo? Chiediamoci seriamente perché non si trova personale. Il mondo del turismo è particolare: si lavora quando gli altri si divertono e a fronte di sacrifici spesso non c’è una remunerazione adeguata. Il Capitale umano è fondamentale, purtroppo chi non rispetta le regole sta rovinando anche la reputazione di chi invece lavora bene. Bisogna ripartire dal riqualificare l’offerta per determinati profili e dal rispetto per gli stagionali».
Anche per la Cisl la soluzione passa da una revisione della proposta stagionale in modo che possa incontrare meglio le esigenze della domanda di lavoro. Provare ad allungare il più possibile i contratti e offrire condizioni meno stressanti e più accoglienti.
«Di questo tema discutiamo anche con le imprese negli enti bilaterali», spiega Luigi Spinzi di Fisascat Cisl Puglia. «Certo sarebbe utile avere delle reali mappature, capire quanti lavoratori mancano ma anche quali siano le condizioni offerte. Probabilmente è un problema di qualità del lavoro e della proposta. Questo è un settore che non garantisce stabilità e, inoltre, spesso chi si approccia al mondo lavorativo cerca anche prospettive di crescita. Il turismo purtroppo in buona parte è legato ad estrema stagionalità, da un lato crea tanta occupazione e poi picchi di disoccupazione. Se si arriva ai 6 mesi è già tanto, occorre lavorare sugli altri periodi, garantire ciclicità e una prospettiva più lunga di reddito. Intanto è necessario implementare la qualità delle condizioni con turni di lavoro più morbidi, per far avvicinare la domanda all’offerta. E provare ad offrire anche una visione di prospettiva. Se è vero che si sta facendo tanto con la destagionalizzazione, ancora resta troppo poco per poter vivere un anno intero, bisogna cercare un modo per allungare, magari con ammortizzatori per uso formativo o per supportare il lungo periodo di inattività».