Archivio di Stato avanti anche grazie al lavoro dei pensionati

Organico ridotto del 75% rispetto alla pianta organica e i tempi per le assunzioni sono lunghe

Archivio di Stato avanti anche grazie al lavoro dei pensionati
di Nicola SAMMALI
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Martedì 14 Febbraio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:45

Il problema della carenza di personale che ha investito negli anni la pubblica amministrazione, ha colpito anche l’Archivio di Stato di Taranto, che da una abbondanza di oltre 50 dipendenti è passato agli attuali otto, più una professionista altamente specializzata (Annunziata Bozza) che la direzione generale Archivi ha inviato fino a dicembre 2023, ma che lavora a partita Iva. 

La situazione

Il paradosso è che all’Archivio di Stato mancano gli archivisti di ruolo, malgrado la delicatezza e la complessità delle attività che svolgono per la conservazione e la valorizzazione di migliaia di fonti archivistiche. «Nel settore dei Beni Culturali siamo sotto del 75%, e le piante organiche erano già state riviste e abbassate anche negli archivi di Stato: questa situazione nasce negli anni ‘90 con le esternalizzazioni e le privatizzazioni, che hanno creato delle voragini che si sono aperte sia nella qualità del servizio fornito sia nella quantità di personale», ha commentato Massimo Turco, rappresentante aziendale della Cgil Taranto e dipendente della sede di via di Palma, rispetto alle criticità della sede di Taranto e di altre realtà in tutta Italia. «Dopo la legge 285 degli anni ‘80, che fece entrare in massa giovani nei Beni Culturali, si è fatto ben poco per le assunzioni, e nel tempo si è creato questo fabbisogno del 75% di personale che dicevo prima. Questa situazione che si trascina ormai da anni, e che è stata voluta politicamente dai governi sia di destra sia di sinistra, ha portato a questi risultati». All’Archivio di Stato di Taranto, ha spiegato Turco, «l’organico previsto è di 20/25 dipendenti». 

Il concorso

Il concorso per gli archivisti bandito dal ministero non è stato ancora avviato, quindi non si è proceduto alle prove: «I tempi saranno lunghi, e prevediamo anche una serie di ricorsi, perché nel bando sono contenute delle “bestialità” che mortificano l’esperienza decennale di molti professionisti. E comunque da noi ne arriverebbero al massimo un paio, non di più. In realtà ci vorrebbe un piano straordinario che come Cgil continuiamo a chiedere: ci vorrebbe una nuova 285, questa è la verità, ma sarà difficile. Non può essere disperso il concetto di tutela del bene culturale».

Gli stessi problemi, inoltre, «ci sono per i bibliotecari, con altri “orrori” abbastanza grossolani nel preparare il bando. Dovremo andare avanti in queste condizioni. Io stesso l’anno prossimo andrò in pensione e come me anche altri, lasciando un vuoto di professionalità più o meno importanti. Dobbiamo “ringraziare” funzionari in pensione che a titolo gratuito vengono a darci una mano per l’amore che hanno per questo lavoro, mettendo a disposizione le proprie competenze amministrative e contabili.

Anche due archiviste che erano con noi ogni tanto ci aiutano con gli inventari e la collocazione dei documenti. Se queste persone decidessero di non aiutarci più, perché appunto sono in pensione, si bloccherebbe tutta la macchina». Proprio in campo archivistico si sta facendo strada l’affidamento della gestione ai privati: «Sotto l’aspetto della tutela forse è una cosa buona, sotto l’aspetto della ricerca no, perché muore tutto: il privato non ha interesse nella ricerca storica, che va fatta in maniera scientifica e non può essere delegata».

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