«Alto numero di ricorsi»: così il Tar di Lecce verso la sopravvivenza

«Alto numero di ricorsi»: così il Tar di Lecce verso la sopravvivenza
di Paola ANCORA
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Lunedì 16 Giugno 2014, 13:37
LECCE - La sede di Lecce salvata dalla mannaia del Governo sui Tar. La protesta gi pronta, ai nastri di partenza. E se le indiscrezioni delle ultime ore sul salvataggio in extremis del Tar salentino dalla soppressione delle sedi staccate dei Tribunali amministrativi decisa dal Governo non venissero confermate, esploderebbe in tutta la sua virulenza. La certezza che Lecce, punto di riferimento anche per Brindisi e Taranto, resterà aperta, ci sarà soltanto domani, quando il decreto di riforma della Pubblica amministrazione votato dal Consiglio dei ministri arriverà alla firma del Capo dello Stato Giorgio Napolitano.



La sede salentina e quella di Catania, entrambe sedi di Corte d’Appello, sarebbero state stralciate dal decreto perché assorbono e smaltiscono un numero di ricorsi ben maggiore di quello delle rispettive sedi centrali di Bari e Palermo. Ci sarebbero comunque stati, in sede di conversione del decreto, i margini per modificare e correggere eventuali storture, ma a Palazzo Chigi si sarebbe preferito spegnere sul nascere ogni polemica e assecondare le richieste dei parlamentari dei territori di riferimento, convinti che una simile scure non avrebbe provocato alcun vantaggio, nemmeno economico. Il Tar Lecce, a titolo d’esempio, paga per la sua sede 25mila euro d’affitto all’anno, contro i tre milioni spesi a Bari per un edificio in pieno centro, «inadeguato ad accogliere - spiegava ieri a Quotidiano il presidente del Tar, Antonio Cavallari - anche le sezioni leccesi».



La guardia, comunque, resta alta. L’Associazione nazionale magistrati amministrativi (Anma) definisce «preoccupante» l’intervento del Governo e lamenta che «manca una seria valutazione delle effettive ricadute in termini organizzativi, di risparmio di spesa, di funzionalità degli uffici giudiziari». Questa scelta, se confermata, «comporterebbe certamente un rallentamento della risposta di giustizia per bacini di utenza estremamente significativi e numerosi - dicono ancora da Anma - ossia per tutta quella moltitudine di cittadini, imprese, operatori economici che si rivolgono ogni giorno ai Tar per ottenere tutela e ripristino della legalità».

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Taranto, Angelo Esposito, che bolla i provvedimenti dell’esecutivo come «una micro-riforma, che si risolverà in un disastro per i cittadini». Un disastro, dunque, «perché la giustizia amministrativa ha avuto un aumento dei costi drammatico - dice Esposito - al quale oggi si potrebbe aggiungere anche il fatto che un cittadino di Nardò debba raggiungere Bari per seguire un’udienza. E non è nemmeno solo questo il problema - continua - tenendo conto che il processo telematico potrebbe esistere nel civile, ma ancora non nell’amministrativo. Con la soppressione eventuale di Lecce, non si avrebbe alcun risparmio, si riverserebbe tutto su Bari dove le sedi giudiziarie disseminate per tutta la città sono già un labirinto, i tribunali scoppiano, il Tar non riuscirebbe a contenere nemmeno un’altra sezione, figuriamoci le tre attuali di Lecce. E sappiamo bene cosa significhi cercare di raggiungere il Tar Bari alle otto di mattina, in una città congestionata dal traffico. A pagare il conto di una scelta simile - conclude - sarebbero innanzitutto i cittadini».



Contro la soppressione, ma con pesanti distinguo, la posizione del sindaco di Brindisi Mimmo Consales. Se il primo cittadino leccese Paolo Perrone, ieri, si era infatti detto «pronto a scrivere a Renzi per scongiurare la chiusura della sede del Tar Lecce ed evitare il parossismo della riforma a tutti i costi», Consales difende il tribunale salentino, ma punta il dito contro la giustizia «che frena l’attività amministrativa. Sono convinto che se il Tar Lecce venisse soppresso - dice - i disagi per i nostri cittadini aumenterebbero, ma ho qualche dubbio sull’attuale impostazione dei lavori del tribunale che oggi, pur senza un disegno prestabilito, rappresentano per noi un freno concreto. L’idea che chi perde una gara d’appalto si rivolga al Tar e ottenga la sospensiva blocca decine di attività del Comune, dalla mensa scolastica ai lavori di riqualificazione urbana. Con questo sistema si rischiano di perdere finanziamenti importanti - conclude - perché all’Europa che li eroga non interessa ciò che fa il Tar».
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