Trattamento di fine mandanto, il fronte del no del presidente di Confindustria: «Ci chiederenno di avere anche la tredicesima»

Trattamento di fine mandanto, il fronte del no del presidente di Confindustria: «Ci chiederenno di avere anche la tredicesima»
di Paola ANCORA
4 Minuti di Lettura
Venerdì 21 Luglio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11:15

Per il momento tutto tace. Nessuna risposta dai destinatari della lettera sottoscritta da 40 sigle per chiedere al presidente della Regione Michele Emiliano e alla presidente del Consiglio regionale Loredana Capone di impedire l’approvazione della legge che reintrodurrebbe, anche in Puglia – com’è avvenuto in molte altre Regioni – il Trattamento di fine mandato
Il Consiglio si riunirà martedì prossimo, 25 luglio e per quella data è già stato lanciato un “No Tfm day” sul web, con la benedizione delll’ex big del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista. I grillini, peraltro, hanno prima sottoscritto l’accordo di maggioranza con i civici e il Pd, accordo che sostiene la norma. Poi hanno fatto dietrofront.

Il fronte del no

Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia. Lei è fra i 40 firmatari della lettera al presidente della Regione Michele Emiliano: ha espresso, nero su bianco, la sua contrarietà alla reintroduzione del Trattamento di fine rapporto. Ci spiega perché?
«Le rispondo con una domanda.

Ma secondo lei, chi guadagna circa 11-12mila euro al mese più svariate indennità, è o non è un privilegiato? Io penso lo sia e che, chiunque si trovi in una posizione simile, debba riconoscersi come privilegiato e ricordarsi che la politica è un servizio alla comunità».

La maggior parte delle Regioni italiane, però, lo ha reintrodotte. Ne sono rimaste prive solo quattro, fra le quali la Puglia.
«E a maggior ragione dovrebbero dare un segnale di buona politica. Credo verrebbero apprezzati dai maestri di scuola, dagli operai, dai poliziotti e dai tantissimi che hanno stipendi dieci volte più bassi dei loro. C’è anche un altro aspetto che trovo inaccettabile».
 

Quale?
«Proporre che la norma sia retroattiva. A parte il fatto che io ritengo vi siano, così, profili evidenti di incostituzionalità, ma le pare normale che in un momento di difficoltà economiche diffuse come questo, si voglia non solo reintrodurre il Tfm ma anche recuperare tutti gli anni in cui non era previsto? Io penso che un occhio sulla faccenda dovrebbe allungarlo anche la Corte dei Conti, che i giudici dovrebbero esaminare bene questa accalorata corsa dei consiglieri regionali al Tfm».

Presidente, vero è che chi fa il consigliere regionale magari, come più d’uno ha ricordato, è in aspettativa non retribuita dal lavoro che faceva prima dell’elezione. Questo aspetto non andrebbe tenuto in considerazione? 
«Torno a dire che la politica va vissuta come un servizio e non come un mestiere. Altrimenti mi aspetto che, da un momento all’altro, chiedano di avere anche la tredicesima. Uno stipendio di 11-12mila euro lordi come quello dei consiglieri regionali credo consenta a chiunque di avere una vita più che dignitosa e persino di risparmiare qualcosa. Peraltro non si può non notare come siano sostanzialmente tutti d’accordo: ci piacerebbe, come pugliesi, che individuassero soluzioni bipartisan anche in sanità, in economia e via dicendo. Pensassero a lavorare per il bene della regione».

Qualcuno ha risposto alla lettera che avete inviato?
«Non abbiamo avuto alcuna risposta. Nessuno si è degnato di dire alcunché su una questione che è, innanzitutto, di buonsenso. I firmatari di quella missiva sono tutti d’accordo che la politica sia fondamentale, ma i consiglieri regionali la remunerazione ce l’hanno già. E in un momento in cui l’inflazione ha messo tutti in ginocchio e tantissime famiglie - in Puglia più di una su quattro - hanno difficoltà ad arrivare alla fine mese, non è ammissibile un gesto così arrogante. Diano l’esempio: servono misura e buon senso».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA