Trattamento di fine mandato: tutti tacciono, martedì il voto segreto in Aula

Trattamento di fine mandato: tutti tacciono, martedì il voto segreto in Aula
di Paola ANCORA
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Sabato 22 Luglio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12:44

Quinto Fabio Massimo, detto il Temporeggiatore, avrebbe avuto sicuramente qualcosa da imparare dalla pattuglia di consiglieri regionali che, in questi giorni di calura, si prepara ad approvare la reintroduzione del Trattamento di fine mandato. Si tratta di una sorta di “liquidazione” che, fino al 2013, è stata riconosciuta a chi sedeva in Aula e che poi, con le cure dimagranti imposte dalla spending review, fu abolita. 
Oggi i tempi sono cambiati, si dirà. Invece no: crisi diverse, medesimi effetti. Allora il deflagrare delle bolle speculative immobiliari mandò in pezzi l’economia mondiale, compresa quella del nostro Paese e del Mezzogiorno. Oggi il Sud arranca ancora per recuperare il terreno perduto dopo una pandemia devastante e la guerra in Ucraina e si misura con un’inflazione che colpisce più duramente dove i redditi sono bassi. Il potere d’acquisto delle famiglie è crollato dell’8%, un lavoratore dipendente su quattro prende meno di 9 euro l’ora lorde, il 27,5% dei pugliesi vive in povertà relativa: numeri che certamente conoscono bene tutti coloro che siedono nella plancia di comando di questa nave chiamata Puglia, ma che si è scelto di ignorare per le ragioni più svariate.

I numeri del Tfm

Intanto i numeri: l’intera operazione costerà 4,3 milioni di euro per gli anni dal 2013 al 2025, cioè fino alla fine del mandato. In tutto 35mila euro a testa per 184 fra consiglieri e assessori delle ultime legislature. Nei giorni scorsi a dire “no” al Trattamento di fine mandato sono state 40 sigle: da Confindustria alla Cgil, da Confcommercio e Confesercenti a Link, da Libera all’Anpi. La loro missiva al presidente della Regione Michele Emiliano e alla presidente del Consiglio, Loredana Capone, è rimasta lettera morta. Lo schieramento per il “sì” è peraltro molto più vasto di quel che si possa immaginare. Vasto, ma alquanto timoroso, per stare alla scarsa propensione a parlare, a motivare, a spiegare, salvo qualche sparuta eccezione.Così, a scorrere l’elenco dei partiti rappresentati in Aula: il Pd tace. Nessuno dei consiglieri interpellati ha voluto rilasciare una dichiarazione e per due ordini di motivi. Il primo attiene a quel gruppo di dem che, semplicemente, è favorevole alla misura. Il secondo motivo: una parte del Pd è contraria a questa norma. C’è chi garantisce che abbandonerà l’Aula al momento del voto e chi, invece, non si espone pubblicamente schermandosi dietro la necessità di «rispettare un patto preso con gli alleati», ovvero con i civici, e confidando di risolvere la questione nel corso di una riunione che dovrebbe tenersi poco prima della seduta di Consiglio, martedì prossimo, 25 luglio. 
Le pressioni che la segretaria Elly Schlein sta esercitando tanto sulla segreteria regionale del partito in mano a Roberto De Santis quanto sul capogruppo in Aula Filippo Caracciolo sono forti: vuole che l’operazione non vada in porto perché finirebbe per dare l’impressione che nulla è cambiato, in casa dem, ora che il timone è in mano a lei, e che a battere le carte, in Puglia e nel partito, è ancora Michele Emiliano.

Lo stesso che, stando ai bene informati, ha dato indicazioni perché martedì, in Aula, sul Trattamento di fine mandato ci si esprima con voto segreto: a servire l’assist alla maggioranza sarà la Lega, muta anch’essa, come Fratelli d’Italia e Forza Italia che, contattati, hanno preferito non commentare questa reintroduzione «non avendo ancora avuto modo di consultare tutti». Alla finestra anche Azione, mentre il Movimento Cinque Stelle che aveva firmato l’accordo di maggioranza con Pd e civici si è poi chiamato fuori, perdendo in un colpo solo la fiducia degli alleati e un po’ di credibilità. 

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