In Consiglio regionale fanno i conti con il pallottoliere. All’esterno del parlamentino, invece, già preparano le barricate in vista della prova d’aula sul trattamento di fine mandato per i consiglieri regionali. Con tanto di benedizione di un ex big del Movimento 5 Stelle come Alessandro Di Battista e di “No Tfm day” già lanciato sul web per martedì 25. Non è più solo un fatto di numeri. L’assegno vale circa 35mila euro per ogni titolare di scranno e 4,3 milioni di euro in totale, a copertura degli anni dal 2013 (la norma sarebbe retroattiva, ndr) al 2025, cioè fino al termine di questa consiliatura: 3,7 milioni per quest’anno e 310mila per i due anni successivi. Il lasciapassare della commissione bilancio già c’è, «limitato al parere finanziario» e «reso favorevolmente a maggioranza», ha spiegato il presidente, Fabiano Amati. Il resto si può trovare nella relazione di quantificazione degli oneri allegata alla proposta di legge, che attraversa forme e composizioni della massima assise, dal momento che il provvedimento – se passasse così come arrivato al vaglio delle commissioni - sarebbe retroattivo, quindi valido a decorrere dal gennaio 2013 e non dalla data di approvazione. E così, per l’anno in corso, si può quantificare la spesa «tenendo conto degli arretrati da corrispondere ai consiglieri e agli assessori esterni che hanno completato il mandato per tutta la IX legislatura» e per il periodo 2013-2015 si tratta di 71 consiglieri e 6 assessori. E poi bisogna conteggiare i colleghi «che hanno svolto il mandato per tutta la X legislatura - 51 consiglieri dopo la spending review voluta dal governo Monti e 3 assessori - e quelli attualmente in carica nella XI legislatura - 51 consiglieri e 2 assessori - per il periodo 2021-2023». Per ciascuno degli anni 2024 e 2025, invece, «la spesa è quantificabile tenendo conto dei consiglieri e assessori esterni attualmente in carica».
L'iter
L’iter è quello canonico, senza blitz last minute come due anni fa, durato il tempo di una contraerea di polemiche e finito con il passo indietro a settembre. Il dato è politico e le posizioni chiare: Cinque Stelle contrari, pur avendo firmato il documento al momento dell’incardinamento della discussione in commissione; Pd e civici a favore, centrodestra e Azione alla finestra, astenuti, in attesa che anche il governatore, Michele Emiliano, si pronunci in aula. «Io sono a favore e vi parla uno che è tra i pochissimi che hanno rinunciato all’indennità, rispetto al mandato svolto. Alla mia età, sarei già stato in pensione percependo circa 2mila euro al mese ma ho rinunciato, all’epoca, perché lo ritenevo iniquo. La nuova procedura, invece, funziona e trovo che nessun lavoratore debba essere privato del trattamento di fine rapporto», fa cordone il coordinatore regionale di “Con”, Michele Boccardi. «La questione è semplice: o al consigliere lo riconosce la Regione o lo riconosce l’azienda. Non può rimanere senza, visto che - se fatta bene - quella del consigliere è una professione vera e mi meraviglio che i sindacati protestino», spiega, aprendo con un cauto «lavoreremo» sul nodo retroattività.
I sindacati, appunto: in circa 40 sigle, nelle scorse ore, hanno scritto alla presidente del Consiglio, Loredana Capone, oltre che allo stesso Emiliano e ai gruppi, per chiedere un dietrofront.