Trattamento di fine mandato in Regione, si va in aula con fronti divisi. Il no di Schlein
via messaggio

Trattamento di fine mandato in Regione, si va in aula con fronti divisi. Il no di Schlein via messaggio
di Antonio BUCCI
4 Minuti di Lettura
Venerdì 14 Luglio 2023, 05:00

Poco meno di venti minuti, per chiarire le posizioni e premere sul pedale dell’acceleratore: finisce con il disco verde della prima commissione e il disco rosso della settima, la prima prova su strada del trattamento di fine mandato per i consiglieri di via Gentile. E, soprattutto, con una griglia di partenza chiara in vista dell’approdo in aula, che potrebbe arrivare già martedì 25: il Movimento 5 Stelle contrario, dem e civici a favore, il centrodestra che resta alla finestra e si astiene, come Azione. Dal Nazareno osservano a distanza, i beninformati parlano persino di uno scambio di messaggi tra Elly Schlein e la presidente del parlamentino e vice di Stefano Bonaccini in assemblea, Loredana Capone: niente diktat ma la segretaria non avrebbe nascosto la propria contrarietà, invitando alla riflessione. 

Il sì in Commissione 


«Il voto della prima commissione è limitato al parere finanziario ed è reso favorevolmente a maggioranza», precisa il presidente, Fabiano Amati, al termine dei lavori.

Lo stop dei colleghi della commissione statuto e regolamenti, invece, era messo in conto, vista la necessità di una maggioranza qualificata per ottenere la fumata bianca, che alla fine non si è concretizzata. Il dato, in compenso, è politico: «La Puglia è virtuosa sulle spese della politica. Avremmo potuto aggiornare i parametri delle spese di funzionamento dei gruppi, come stabilito dalla Conferenza Stato – Regioni e previsto dalla nostra legge regionale, ma non lo abbiamo fatto. Così come è di pochi giorni fa la notizia che commissione di garanzia del Senato è tornata indietro sui vitalizi», spiega il capogruppo Pd, Filippo Caracciolo, che non ci sta a stare sul banco degli imputati.

Stavolta, niente blitz: la misura era stata cassata ai tempi di Nichi Vendola, in ossequio alla spending review, e poi ripristinata con un emendamento – ma solo per qualche settimana – nell’ultima seduta di fine luglio 2021, a ridosso della pausa estiva dei lavori dell’assemblea. Giusto il tempo di una contraerea di polemiche e poi la massima assise era stata costretta al passo indietro e pure all’unanimità, archiviando anche le speranze di chi, nel frattempo, aveva presentato la domanda. Se è per questo, l’ipotesi era tornata a circolare in occasione dell’approvazione del bilancio di fine anno, stessa sede nella quale la maggioranza si era riunita per intero, rinviando la questione all’iter ordinario delle altre leggi. Tutto risolto? Due anni dopo, è di nuovo vigilia, ancora ad un passo dalla campanella di fine anno. «Il voto contrario parla per noi e esprime al meglio la nostra posizione», tengono il punto i pentastellati, la cui firma pure era in calce al provvedimento, al momento del deposito in commissione. Poi è arrivato il dietrofront, a partire dal nodo della retroattività, visto che si tratta di una indennità di carica mensile lorda, moltiplicata per ogni anno di esercizio del mandato, ma «a partire dal primo gennaio 2013». 
Dal Pd, invece, tirano dritto: «Dalla comparazione, emerge che tutte le regioni prevedono un tfm, pur avendone rimodulato l’entità in coerenza con quanto previsto dalla legge statale e dalle successive intese», precisa Caracciolo, ribadendo la «funzione sostanzialmente analoga a quella del trattamento di fine rapporto per i dipendenti pubblici o privati» e pure che non adottarlo equivarrebbe ad una penalizzazione. 
Nelle prossime ore, riunirà i suoi, tanto più dal momento che non sono mancate le voci dissonanti. Come quella della tranese Debora Ciliento: «Rappresenterebbe un ulteriore motivo di allontanamento dei cittadini da quella sana politica che esiste e cammina sulle gambe delle persone», aveva scandito qualche settimana fa, quando la conta in Consiglio sembrava imminente. Da Azione si sfilano: «Non essendo stati coinvolti dal punto di vista politico, esprimeremo la nostra posizione in Aula, anche alla luce di quello che ascolteremo da Michele Emiliano», chiarisce il capogruppo, Ruggiero Mennea, provando a tirare per la giacca il governatore. Un primo termometro, in compenso, arriva dal lasciapassare accordato da “Con”, per voce del numero uno, Giuseppe Tupputi: «Lasciamo la possibilità ai consiglieri di migliorare o emendare la proposta», tiene la porta aperta. Il punto di caduta però è ugualmente netto. «Siamo sempre stati leali con la maggioranza, riteniamo di votare favorevolmente e assicureremo i voti anche in aula», garantisce. Sarà quella di martedì 25, la volta buona? La discussione, qualche giorno fa, si è incagliata su debiti fuori bilancio e transizione energetica e da quelli bisognerebbe ripartire, prima di proseguire. Salvo colpi di scena, appunto.
[/FIRMA-PALCH][RIPRODUZ-RIS]© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA