Trattamento di fine mandato in Consiglio regionale: depositata la proposta di legge

Trattamento di fine mandato in Consiglio regionale: depositata la proposta di legge
di Alessandra LUPO
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Mercoledì 7 Giugno 2023, 05:00

Questa volta non sarà un colpo gobbo, ma la volontà di reintrodurre anche in Puglia il Trattamento di fine mandato per i consiglieri regionali seguirà l’iter delle proposte di legge, sbarcando in prima e settima commissione per il via libera e poi in Consiglio regionale. Mentre ieri l’assemblea approvava mozioni e atti minori, sono state infatti raccolte le firme a corredo della nuova bozza di legge, presentata dal Pd, perché il Tfm venga ripristinato anche in Puglia. A firmarla sono stati solo i capigruppo di maggioranza, dai dem alle civiche fino al M5s, poiché sull’opposizione pesava lo stop imposto a Fratelli d’Italia a livello nazionale. Ma sia Forza Italia sia la Lega si sono comunque impegnate a non fare ostruzionismo durante le votazioni della legge, che alla fine conviene a tutti. Al di là del principio di risparmio, infatti, i consiglieri pugliesi si ritrovano nella situazione anomala di essere tra i pochissimi in Italia cui non spetta la cosiddetta “liquidazione” alla fine degli anni tra gli scranni regionali. 

Il testo


Il Tfm venne infatti abolito nel lontano 2012 dal Consiglio della giunta Vendola dopo che il governo Monti varò il decreto legge 174 del 2012 imponendo al parlamento e ai Consigli regionali italiani di rinunciare ai vitalizi e tagliare gli stipendi: era il periodo della spending review e la Puglia si allineò cancellando anche l’assegno di fine mandato. Nell’estate del 2021, però, 40 consiglieri presenti in aula votarono per riattivare l’assegno in maniera retrodatata, a partire quindi dal primo gennaio 2013. 
Il 6 agosto, l’emendamento approvato all’unanimità dall’Aula diventò legge. Ma sollevò un immediato polverone mediatico tanto che i leader nazionali di Pd e M5s intervennero sull’argomento in modo netto e lo stesso presidente della Regione, Michele Emiliano, ne sottolineò l’inopportunità. Il 21 settembre con una clamorosa marcia indietro il Consiglio votò all’unanimità l’emendamento del centrodestra per abrogarlo nuovamente. Votarono in 34. L’aula però non era e non è convinta e ci riprova durante la maratona elettorale per l’approvazione del Bilancio di previsione 2023 che si è discusso lo scorso dicembre. 
Anche questa volta si decide di non mandare un segnale di avidità ai pugliesi in difficoltà.

Ma di fatto la Puglia resta tra le sole 4 regioni a non avere introdotto il Tfm, creando a tutti gli effetti una disparità tra i Consigli. Questa volta, quindi, si è deciso di affrontare la questione alla luce del sole: ma soprattutto blindando il provvedimento rispetto alla quota di accantonamento e alla retroattività. 

La proposta


La proposta arriva dal Pd. Due anni fa si era previsto di accantonare una mensilità (circa 7mila euro lordi) per ogni anno di permanenza in Consiglio, che in questo modo totalizzerebbero un assegno finale da 35mila euro. La proposta attuale ricalca quella idea: “L’ammontare dell’indennità è fissato nella misura dell’ultima mensilità lorda percepita, moltiplicata per ogni anno di mandato”. I consiglieri contribuirebbero con una trattenuta del 24% mentre l’esborso per le casse regionali sarebbe di 3, 7 milioni. E la misura sarebbe retroattiva dal 2013.
Ma nella seconda parte del mandato in Regione, anche consapevoli che per molti sarà l’ultimo giro in via Gentile dove dal 2025 siederanno solo 40 consiglieri, gli eletti hanno in animo di sistemare anche le altre questioni rimaste in sospeso, come la modifica della legge elettorale: l’ipotesi è quella di consentire l’ingresso dei primi dei non eletti una volta che un consigliere venga nominato assessore. Il tutto dovrebbe però garantire l’invarianza di spesa il che dovrebbe portare a una sostanziale riduzione delle indennità annuali. 

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