L'allarme dell'Istituto Superiore di Sanità: in Puglia un anziano su quattro non ha nessuno con cui parlare

L'allarme dell'Istituto Superiore di Sanità: in Puglia un anziano su quattro non ha nessuno con cui parlare
di Giuseppe ANDRIANI
4 Minuti di Lettura
Domenica 8 Ottobre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 14:37

Un anziano su quattro in Puglia nel corso di un’intera settimana non ha contatti né in presenza e né telefonici con nessuno. E in 78 su 100, tra gli over 65, hanno difficoltà a partecipare ad attività sociali. I dati della sorveglianza Passi d’Argento (PdA) coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e raccolti nel biennio 2021-2022 (presentati in occasione dell’edizione 2023 della Giornata internazionale delle persone anziane, qualche giorno fa), lanciano l’allarme sulle condizioni degli over 65 in Italia e in particolare nelle regioni del Mezzogiorno. Il report, per altro, non tiene conto delle persone che vivono in Rsa o che sono lungodegenti in ospedale. 
Rispetto all’ultimo monitoraggio, effettuato poco prima della pandemia da covid, la situazione è peggiorata, almeno in Puglia. Nel resto d’Italia, invece, si assiste a un rallentamento del miglioramento delle condizioni degli anziani dal punto di vista sociale. In particolare i numeri del rapporto evidenziano come in Puglia è a rischio di isolamento sociale il 23,8% degli over 65. Mentre il 24,1% degli intervistati ha detto di non avere nessuno con cui fare quattro chiacchiere al telefono o di persona nel corso dell’intera settimana. Di fatto, uno su quattro. Numeri peggiori si registrano soltanto in Abruzzo e in Valle d’Aosta. Mentre il 78% degli anziani non ha la possibilità, secondo Passi d’Argento, di partecipare ad attività sociali di gruppo. 

I numeri

A livello nazionale il rischio di isolamento sociale coinvolge in egual misura uomini e donne, ma è più frequente tra chi ha un basso livello di istruzione ed è significativamente associato a una percezione di cattiva salute (+89), insoddisfazione della propria condizione di vita (+75), a condizioni di disabilità e sintomi depressivi (+200), ospedalizzazione (+49%), perdita di autonomia nella attività strumentali della vita quotidiana (+21%). Inoltre è associato a inattività fisica (+27%) e a una cattiva alimentazione (+21%). 
Tra gli anziani, inoltre, l’attività lavorativa retribuita è poco frequente: coinvolge solo l’8% della popolazione anziana ed è prerogativa di chi ha un titolo di studio più alto: arriva al 10% tra chi ha almeno la licenza di media superiore e scende al 3% tra chi al più la licenza elementare. 
Il 27% degli anziani intervistati - a livello nazionale - rappresenta una risorsa per i propri familiari o per la collettività: il 18% si prende cura di congiunti, il 13% di familiari o amici con cui non vive e il 4% partecipa ad attività di volontariato. Infine solo il 4% della popolazione anziana frequenta un corso di formazione (lingua inglese, uso di dispositivi elettronici o percorsi presso università della terza età).
Il rapporto della ricerca coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità mette a nudo non solo la fragilità del contesto sociale (e talvolta economico) nel quale vivono alcuni anziani ma anche come al Sud la situazione sia spesso più complicata. Al netto della Valle d’Aosta, che ha dei numeri piuttosto preoccupanti, le regioni nelle quali l’isolamento sociale degli over 65 ha dati peggiori rispetto alla media nazionale sono Abruzzo, Basilicata, Calabria e Puglia. Mentre quelle “promosse” dall’Iss sono Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino, Veneto, Sardegna e Molise (unico avamposto del Mezzogiorno). 
Al Sud più spesso che rispetto al Nord gli anziani sono soli. E passano, talvolta, intere giornate senza poter conversare con qualcuno. «La condizione di isolamento sociale, non mostra significative differenze di genere, ma è più frequente fra gli ultra 85enni (32% vs 10% fra i 65-74enni), tra chi ha un basso livello di istruzione (24% vs 10% fra persone più istruite) e maggiori difficoltà economiche (28% vs 12% fra chi non ne ha) e fra i residenti nelle regioni meridionali (20% vs 14% nel Centro e 10% nel Nord)», si legge nello studio. Sono più spesso soli i meno abbienti e i meridionali, secondo l’Istituto Superiore di Sanità. Oltre al danno la beffa. E magari neppure qualcuno a cui raccontarlo.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA