Bloccati in casa (popolare) da 10 anni: incubo per quattro disabili

Bloccati in casa da 10 anni: incubo per quattro disabili
​Bloccati in casa da 10 anni: incubo per quattro disabili
di Nicola MANGIALARDI
4 Minuti di Lettura
Sabato 3 Febbraio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 13:01

Succede a Bari e il proprietario è un ente pubblico. Gli inquilini attendono da dieci anni l'installazione del servoscala da parte dell’Arca, l’agenzia regionale per la casa e l’abitare, ma dall’istituto delle case popolari ancora nessuna notizia certa. Nel 2015, due coppie di anziani invalide, Michele Faccitongo, 82 anni, con la moglie, Felicetta Scardicchio 80 e Nicola Amoruso 82enne con la moglie, Chiara Falagario 78enne, che abitano al quarto e al quinto piano della palazzina delle case popolari, in viale delle Regioni, 7 al quartiere “San Paolo” di Bari, scrissero all’allora Iacp, l’istituto autonomo case popolari, chiedendo l’installazione della struttura mobile. 

I quattro sono tutti invalidi al 100 per cento e ammessi ai benefici della legge 104/92, perchè hanno gravissime difficoltà anche nella deambulazione.

Nonostante, le rassicurazioni ricevute verbalmente dai funzionari dell’istituto sulla imminente posa in opera della struttura mobile per consentire ai nonnini di uscire e rientrare a casa, in tutti questi anni del servo scala ancora nessuna traccia.

La storia

Per cinque anni dal 2015 al 2020 i quattro anziani accompagnati, con non poche difficoltà, dai loro parenti quasi ogni giorno si recarono alla sede di via Francesco Crispi al quartiere Libertà per sollecitare la pratica. Arriva il Covid e tutto si blocca. Poi, con la ripresa post virus i quattro anziani tornano alla carica. L’anno scorso dall’Arca scrivono che era imminente la soluzione del problema, tanto che a maggio del 2023 i tecnici incaricati dall’istituto fanno un sopralluogo nel vano scale della palazzina, procedendo con la misurazione degli ambienti per installare la scala mobile. Ma, poi, tutto si ferma. Intanto, le condizioni di salute, specialmente quelle di deambulazione dei quattro anziani, peggiorano. La signora Grazia in seguito ad una caduta ha riportato la frattura del bacino che le impedisce di uscire di casa ma dall’istituto, che pure è stato messo a conoscenza dell’aggravarsi delle situazioni fisiche dei residenti che chiedono la scala mobile, ancora nessuna notizia. Per questa ragione i quattro anziani pensionati hanno deciso di rivolgersi ad un avvocato per adire le vie legali al fine di vedersi riconoscere, da parte di un tribunale, un loro sacrosanto diritto. 

Un disservizio che, di fatto, costringe i quattro a vivere reclusi in casa con l’unica “colpa” che è quella di essere invalidi. Dal mese di settembre dell’anno scorso, per protesta la signora Falagario ha sospeso i suoi regolari pagamenti del canone di locazione nella speranza che questa sua decisione possa portare alla soluzione del problema. «Io non ce la faccio più a stare bloccata in casa, vorrei uscire qualche volta per prendere una boccata d’aria», il grido d’appello di Felicetta. «In fondo chiediamo solo di essere messi in condizioni di scendere da casa, non possiamo farlo solo in barella», le fa eco il marito Michele. Eppure in Italia una norma chiara e vincolante dello Stato esiste in materia di abbattimento delle barriere architettoniche nei luoghi comuni dei condomini, la legge numero 13 del 1989. Ma forse per l’istituto pubblico pugliese che gestisce le abitazioni popolari questa legislazione che esiste già da 35 anni, non conta o forse è derogabile. Certamente non è derogabile o trascurabile il diritto di queste persone, anziane e disabili, di poter uscire e rientrare da casa con l’ausilio di un impianto meccanico che glielo consenta, sia per legge che per buon senso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA