Emergenza incendi: mancano i mezzi aerei e il 30% del personale

Emergenza incendi: mancano i mezzi aerei e il 30% del personale
di Pierangelo TEMPESTA
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Giovedì 20 Luglio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18:53

Oltre 2mila interventi in un mese, con personale allo stremo delle forze, sotto organico e con mezzi insufficienti a rispondere adeguatamente alle centinaia di richieste di aiuto. L’emergenza incendi, acuita dalle alte temperature di questi giorni, si fa sentire in tutta la sua gravità a causa delle condizioni in cui sono costretti a lavorare i vigili del fuoco dei diversi distaccamenti di Puglia. La carenza di personale si aggira intorno al 30 per cento: i vigili del fuoco in servizio sono a malapena sufficienti a garantire gli interventi nella stagione invernale. Quando arriva l’estate, si va avanti con straordinari (che diventano l’ordinario) e turni massacranti, in barba ai riposi, quanto mai necessari per un lavoro duro e usurante come quello del pompiere. 

Le fiamme in tutta la Puglia 


E la Puglia, intanto, brucia dal Gargano al Capo di Leuca, con i risultati che, in questi giorni, sono sotto gli occhi di tutti. Basti ricordare gli ultimi gravi episodi registrati nel Salento due giorni fa: un devastante incendio ha interessato la zona di Lido Conchiglie, poco a nord di Gallipoli, mentre a Castro, sul versante adriatico, l’incendio di una pineta ha distrutto anche diverse auto. Nel primo caso si è reso necessario l’intervento dei Canadair, essendo impossibile intervenire da terra a causa dell’altezza e della forza delle fiamme alimentate dal vento. Proprio a proposito di mezzi aerei, con l’emergenza tornano puntuali le polemiche sull’assenza, nella Puglia meridionale, di una base di partenza di Canadair e Fireboss, nonostante l’area sia tra quelle maggiormente martoriate dal fuoco. Attualmente i mezzi aerei più vicini sono quelli del “Gino Lisa” di Foggia e, in alternativa, quelli di Lamezia Terme, che vengono utilizzati per gli interventi in tutto il Sud Italia. Troppo pochi per poter garantire interventi rapidi e limitare i danni di un’emergenza che assume tratti sempre più allarmanti. Qualche tempo fa era stata avanzata la proposta di adattare l’aeroporto di Lecce Lepore (nella marina leccese di San Cataldo) ad ospitare i mezzi di soccorso. Ciò avrebbe garantito velocità di intervento nella gestione delle emergenze nella Puglia meridionale. L’idea, però, è rimasta chiusa in un cassetto. Più di recente, la Regione ha firmato un accordo con la Porsche di stanza a Nardò e che realizzerà presto un eliporto. Obiettivo dell’accordo, poter sfruttare la struttura sia per le emergenze sanitarie che per quelle legate agli incendi, appunto. 


A coadiuvare i vigili del fuoco ci sono i volontari delle varie associazioni di rotezione civile, che si prodigano mettendo a disposizione il loro tempo per la salvaguardia del territorio. Anche in questo caso, però, i numeri lasciano poco spazio all’immaginazione: quest’anno, nell’antincendio boschivo, invece delle circa 50 squadre di volontari ne operano circa 25. La drastica diminuzione del numero di volontari, assieme alle carenze ormai croniche nel personale dei vigili del fuoco, rende la gestione delle emergenze sempre più difficoltosa. «La carenza rispetto alle esigenze reali è marcata, circa il 30 per cento - spiega Gianni Cacciatore, segretario regionale del sindacato Conapo - e deriva dal numero di operatori parzialmente idonei al servizio per l’età media avanzata, che non possono essere impegnati nel soccorso, e dalle assenze dovute agli impegni formativi, che non vengono interrotti nemmeno in questo periodo per tentare di recuperare l’arretrato». 

Il tutto è dovuto ad anni e anni di cattiva gestione delle risorse umane: «In questo momento stiamo scontando una pluriennale errata e mancata programmazione del turnover da parte del Dipartimento. Un problema che trova origine negli anni passati, quando il Ministero è sembrato non accorgersi del fatto che gli ingressi del personale avvenissero al ritmo di migliaia di persone in un numero ristretto di anni. Ciclicamente il Corpo si è quindi trovato ad affrontare pensionamenti per raggiunti limiti di età di migliaia di persone senza, però, la capacità di sostituirle per tempo». L’organico teorico, anche se dovesse essere tutto in servizio per un giorno, sarebbe molto al di sotto di quello necessario per garantire le emergenze. «Questo si sente particolarmente in province come quelle di Lecce e di Foggia, che nel periodo estivo si trasformano completamente. L’apparato di soccorso, appena sufficiente per la stagione invernale, deve affrontare una stagione estiva in cui l’impatto antropico diventa impressionante». 
L’unico rinforzo, per il boschivo, è una partenza dedicata esclusivamente alla vegetazione, ma ad aumentare sono tutti gli interventi, anche quelli non riguardanti gli incendi boschivi, come i roghi nelle abitazioni e gli incidenti stradali. «Servirebbe un altro comando con dimensioni diverse, così come avviene con l’invio di supporti nella polizia o nei carabinieri».

Invece, continua Cacciatore, «si è deciso di ridurre le squadre da sei a cinque persone. Questo è gravissimo per la gestione degli interventi, specie quelli a due fronti, che non possono essere svolti in sicurezza. Per andare incontro alle richieste di risparmio cieco, si è arrivati a questo. Ogni cinque squadre se n’è ricavata una sesta, ma a discapito della sicurezza».

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