Piano energetico, intervista all'assessore Maraschio: «Le scelte? Non le farà il mercato. No all'offshore a Santa Cesarea»

L'assessore Maraschio
L'assessore Maraschio
di Paola ANCORA
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Giovedì 1 Febbraio 2024, 11:13 - Ultimo aggiornamento: 11:15

Anna Grazia Maraschio, lei è assessore regionale all'Ambiente. Ci indichi quali sono i quattro assi portanti del Pear.
«Puntare prioritariamente sulla riduzione dei consumi energetici; minimizzare il consumo di suolo e gli impatti paesaggistici dei nuovi impianti; decarbonizzare il sistema di produzione di energia elettrica; porre i cittadini e le comunità pugliesi al centro della transizione energetica, puntando ad esempio sulla realizzazione delle comunità energetiche. Queste sono le colonne su cui si poggia il Piano Energetico Ambientale Regionale».
A proposito del proliferare di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, proprio in queste ultime settimane ne sono stati approvati diversi. Lei non ha mai nascosto un atteggiamento prudente su questa corsa alle rinnovabili. Ce lo spiega?
«Bisogna transitare in fretta dalla produzione di energia da fonti fossili a fonti rinnovabili. È urgente dal punto di vista della sostenibilità ambientale e climatica, è fondamentale dal punto di vista geopolitico. Il Paese dipende da forniture che provengono quasi esclusivamente da Stati con regimi non democratici e che stanno vivendo un periodo di grande instabilità. Utilizzare fonti rinnovabili ci renderà indipendenti. Allo stesso tempo la transizione energetica ha bisogno di essere governata, pianificata, non può essere lasciata nelle mani del mercato. Perché, a proposito di risorse, per la Puglia è vitale il paesaggio e la sua tutela va garantita. Manca ancora, però, da parte del Governo che ha competenza per legge, la definizione dei principi e dei criteri omogenei per l'individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee all'installazione di impianti a fonti rinnovabili. Il rischio è di lasciare il tema totalmente nelle mani degli operatori economici. Invece ritengo che la politica debba dare la sua visione e il suo indirizzo. Mi faccia fare un esempio chiaro al riguardo».
Prego.
«Prendiamo il caso della proposta di insediamento dell'eolico off shore a poca distanza dalla costa che va da Leuca a Santa Cesarea Terme e che prevede l'installazione di 90 aerogeneratori galleggianti alti 298 metri. Sarà interessata una delle aree di maggiore pregio naturalistico e paesaggistico della Puglia. Abbiamo già realizzato una proposta di Pianificazione dello Spazio Marittimo, inviata al Ministero delle Infrastrutture, e abbiamo dato un indirizzo chiaro sull'uso da dare all'area in questione fino al limite delle 12 miglia, prevedendone l'uso prioritario come "Paesaggistico culturale", quindi non adatto a ospitare tali impianti. Attendiamo la conferma di questa indicazione da parte del Ministero competente e auspichiamo che il Ministero dell'Ambiente ne tenga conto in fase di Via. Gli impianti off shore sono di grande importanza per la transizione, ma è fondamentale individuare spazi adatti. Le grandi dimensioni non possono stare entro le 12 miglia e con il Piano marittimo abbiamo individuato alcuni spazi adeguati e altri non adeguati. Attendiamo che il Governo faccia lo stesso, che ci fornisca dei criteri».
In Giunta convivono due visioni differenti, lo abbiamo scritto e raccontato. Da un lato la sua, dall'altra quella dell'assessore Delli Noci. Più d'uno ritiene che il ritardo nel varo del Pear sia dovuto proprio a questo contrasto. Ritiene possibile un compromesso e, se sì, su quali basi?
«Con Alessandro Delli Noci non c'è divergenza, ma confronto. Su strumenti di pianificazione così complessi è fisiologico. Del resto la materia interessa diverse competenze e diversi assessorati».
Si pensa alla decarbonizzazione di Ilva, alla dismissione della centrale di Cerano. Ma senza la realizzazione di centrali idroelettriche che funzionino come "batterie" per gli impianti di rinnovabili, rischieremmo una strategia a metà. Ne sono previste nel Pear?
«Nello scenario del Pear si prevede che a seguito della dismissione degli impianti a carbone e dell'aumento delle fonti rinnovabili, il 70% della produzione elettrica pugliese sarà collegata a impianti rinnovabili, soprattutto di natura eolica e fotovoltaica. Per mantenere la sicurezza del sistema energetico regionale sarà quindi necessario sviluppare dei sistemi di stoccaggio di varia natura, elettrochimici o su soluzioni innovative come l'idrogeno, su cui l'amministrazione regionale è attiva già da anni anche sul fronte della partecipazione e del sostegno allo sviluppo di progetti sperimentali».
Quanto dovrà aspettare la Puglia per il varo del Pear? E perché è uno strumento importante per i cittadini?
«Per il Pear i tempi sono maturi, siamo nella fase della condivisione. L'energia impatta in maniera importante sulla vita dei cittadini pugliesi, perché la bolletta è una voce di spesa importante del bilancio familiare e un elemento fondamentale per la competitività delle imprese, perché quello energetico è uno dei settori che contribuiscono maggiormente all'inquinamento e al riscaldamento globale, perché la disponibilità di fonti energetiche è un aspetto fondamentale per la sicurezza del Paese. Un Piano energetico ambientale è un punto di partenza e non di arrivo, ma rappresenta un passo fondamentale per portare avanti la transizione ecologica della Puglia in una chiave sostenibile».
 

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