La strada di Antonio Decaro verso la Regione è tutt’altro che in discesa. E l’approvazione con voto segreto dell’emendamento “salva poltrone” alla legge di bilancio - norma che consentirebbe al Consiglio regionale di restare in carica anche nel caso di dimissioni anticipate del presidente Michele Emiliano – ne ha svelato gli inciampi. L’emendamento è stato approvato con 37 voti, tutti quelli della minoranza di centrodestra e buona parte dei voti della maggioranza, Pd compreso, con le sole eccezioni del capogruppo Filippo Caraccialo, dell’assessore Donato Pentassuglia e dei decariani Francesco Paolicelli e Donato Metallo. La possibilità di conservare posto e stipendio (96mila euro annui) per 12 mesi in più, qualora Emiliano si candidasse alle Europee 2024 e venisse eletto, ha certamente contribuito a convincere gli indecisi, ma se l’emendamento venisse applicato costringerebbe Decaro a restare in panchina per un anno dopo la conclusione del suo mandato da sindaco, fissata appunto al 2024.
La posizione dei 5Stelle
A svelare il secondo inciampo sono i 5Stelle, che hanno dichiarato il loro voto contrario a quell’emendamento in una nota stampa, senza tuttavia esprimere apertamente in Aula la loro posizione. «Non è giusto – argomenta l’assessora pentastellata Rosa Barone - che per decisioni altrui (il riferimento è alla possibile candidatura di Emiliano all’Europarlamento, ndr) si debba interrompere il mandato in anticipo, ma ritenevamo che la strada corretta per procedere a una modifica della legge elettorale sarebbe stata quella di portarla in commissione e discuterne alla luce del sole». E tuttavia secondo l’articolo 126 della Costituzione, col venir meno del presidente anche il Consiglio decadrebbe, punto evidenziato dall’ex capo di gabinetto di Decaro, il consigliere regionale dem Paolicelli. «Non è con un emendamento alla legge di bilancio – ha detto ieri – che si decide il destino di una persona, lo decideranno i pugliesi». Anche su questo, però, i 5Stelle tirano il freno: «Sulle decisioni politiche vogliamo contare – sottolinea Barone – non è una questione personale contro Decaro, ma di metodo. Non si calano i nomi di candidati già decisi sul tavolo della coalizione. Tanto più che alle Politiche del 25 settembre scorso i cittadini hanno dato una indicazione chiara», premiando il Movimento Cinque Stelle come primo partito della Puglia. «Decaro – chiude Barone – è persona stimabile e capace, ma è giusto che se ne parli e penso che anche lui condividerebbe questa necessità».
Il capogruppo pentastellato
La linea da seguire, del resto, l’ha indicata il presidente Giuseppe Conte: nessun “predestinato”, ma confronto fra alleati. Lo ribadisce anche il capogruppo dei 5Stelle in Consiglio, Marco Galante. «Definire l’emendamento alla legge di bilancio “anti-Decaro” è una forzatura., anche perché – spiega – il presidente Emiliano ha sempre detto di voler arrivare fino alla conclusione del mandato. Dal 2024 abbiamo la possibilità di costruire un programma unitario per presentarci compatti agli elettori delle Regionali 2025.
Le deleghe e Sinistra Italiana
Con qualche eccezione, buona parte del Pd per il momento tace. Mentre il governatore Emiliano, che secondo i bene informati ha sostenuto l’emendamento, ha provveduto a un secondo giro di deleghe ai consiglieri, premiando il dem Vincenzo Di Gregorio e Stefano Lacatena della civica “Con” cui ha affidato l’Urbanistica, sfilata a Sinistra Italiana e all’assessora Anna Grazia Maraschio. A lei resta solo l’Ambiente, sebbene l’attuazione del Piano rifiuti spetti al direttore generale di Ager Gianfranco Grandaliano. Maraschio rivendica: «Sull’Urbanistica avevamo obiettivi chiari di tutela del territorio pugliese e li abbiamo messi in sicurezza. Abbiamo adesso l’urgenza di concentrarci sulla realizzazione del Piano rifiuti, impegno - chiude - che richiede il massimo del tempo a disposizione». «La nostra scelta sulle deleghe - aggiunge il segretario di SI, Nico Bavaro - è anche un contributo per tenere in equilibrio la maggioranza, che negli ultimi tempi ha subito diverse scosse». E altre, c’è da giurarci, ne verranno.
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