Le premesse sembrano esserci tutte e nella riunione di oggi in nella sede della Regione Puglia l’accordo sul Piano casa dovrebbe essere finalmente raggiunto. In ballo ci sono infatti due proposte, quella depositata a firma di Fabiano Amati e quella ancora ufficiosa dell’assessora alll'Urbanistica Anna Grazia Maraschio.
La prima, dal titolo “Programma eco-casa di riqualificazione, rigenerazione e riutilizzo del patrimonio edilizio esistente”, è stata sottoscritta anche dai Consiglieri regionali Filippo Caracciolo e Maurizio Bruno (Pd), assieme ad Antonio Tutolo (Misto), e prevede ampliamenti fino al 20 per cento e demolizioni-ricostruzioni fino al 35 per cento del patrimonio immobiliare esistente.
Le due proposte a confronto
Dall’altra parte lo schema di proposta di legge dell’assessorato dal titolo “Norme per il riuso e la riqualificazione edilizia”, che frena sulle cubature di premialità riducendole al 20 e 25%.
Le due proposte arrivano dopo una lunga serie di polemiche iniziata a novembre con l’approvazione della proroga del vecchio Piano casa, passata all’unanimità dal Consiglio regionale nonostante il parere negativo dell’assessora e poi lo stop della Corte costituzionale che aveva accolto l’impugnativa da parte del Ministero per gli Affari Regionali (sulla scorta delle obiezioni del Ministero della Cultura sulla legge pugliese).
Gli aspetti critici
Chi la spunterà? I consiglieri spingono per un ampliamento e lo stesso presidente Michele Emiliano, nella riunione della settimana scorsa, aveva caldeggiato l’idea che la proposta restasse «di iniziativa del Consiglio». A fare qualche concessione potrebbe quindi essere l’assessorato, che con il suo schema apporterebbe comunque i correttivi individuati come fondamentali per garantire da una parte lo snellimento richiesto e dall’altra il risparmio di suolo.
Un altro aspetto non da poco conto riguarda ad esempio il mutamento di destinazione d’uso la cui variante, secondo i consiglieri regionali, dovrebbe essere semplificata nei tempi: una volta presentata di comuni, se la Regione non risponde entro 30 giorni il cambio di destinazione passerebbe secondo la regola del silenzio assenso abbattendo gli odiosi tempi d’attesa. Ma questo passaggio non è contemplato dallo schema dell’assessorato perché obbliga alla celerità nell’esame a differenza delle procedure ordinarie, prive però del termine per concludere il procedimento. L’altro punto di contrasto, poi, riguarda le zone vincolate i cosiddetti “ulteriori contesti”. Per i consiglieri si rigenera o si ricostruisce dove è consentito dal Piano paesaggistico, elemento non specificato nella proposta del governo regionale. Anche se in nessun caso è possibile derogare.
Il caso Salento e Valle d'Itria
La possibilità d’intervenire con le volumetrie premiali in conformità con il Piano paesaggistico è molto sentita in particolare nella provincia di Lecce e nella Valle d’Itria. Al Comune si assegnerà la possibilità di individuare aree o edifici da destinare a rigenerazione. Il sindaco dovrebbe dunque promuovere una manifestazione di interesse e poi autorizzare i privati a procedere. Un aspetto che non figura nella proposta dei consiglieri, lasciando liberi i comuni di decidere le modalità d’esecuzione della legge.
Il tentativo di conciliazione arriva alla fine di molte polemiche ma soprattutto alla luce dei nuovi equilibri regionali e con in ballo la presunta delega all’Urbanistica che Emiliano vorrebbe affidare al consigliere regionale Stefano Lacatena, recentemente passato da Forza Italia alla lista di maggioranza Con. Un messaggio chiaro su dove pende - in questo caso - l’ago della presidenza.
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