Giunta, rimpasto in Regione? Emiliano: «Nessuna verifica in vista»

Giunta, rimpasto in Regione? Emiliano: «Nessuna verifica in vista»
di Alessandra LUPO
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Sabato 24 Giugno 2023, 05:00

«Non ci sarà nessuna verifica di maggioranza, starò fuori per lavoro fino ai primi di luglio e al mio ritorno chi vorrà potrà venirmi a parlare». Michele Emiliano risponde così alle pressioni della maggioranza che nei giorni scorsi ha sollecitato da più parti un ritocco dell’assetto regionale dopo il giro di boa delle Comunali. Ma il ritocco a quanto pare dovrà fare i conti con una lunga serie di variabili. La prima sembra essere la cautela del presidente, deciso a valutare con molta attenzione quello che accade sullo scacchiere regionale e nazionale prima di pensare di mettere mano alla Giunta
Al netto dei rapporti non idilliaci con Sinistra Italiana, che dopo la rottura sul candidato al Comune di Brindisi sembra muoversi autonomamente anche nella discussione del candidato barese, Emiliano sembrerebbe dunque propenso a difendere l’assessorato di Anna Grazia Maraschio dagli assalti della maggioranza. E lo stesso discorso vale per l’altro assessore tecnico, Rocco Palese, cui affidò la sanità dopo le dimissioni di Pierluigi Lopalco, nonché per la poltrona di Gianni Stea, che pur essendo rimasto senza un gruppo consiliare di riferimento rivendica il patto elettorale stretto con il presidente, basato sul consenso su cui Emiliano potè contare durante le ultime Regionali. 

Il quadro

La situazione sarebbe quindi al momento congelata, tanto che delle stesse commissioni consiliari - scadute a inizio giugno - non si discute che nei corridoi. Per quanto alcune caselle siano ritenute in bilico, da Fabiano Amati alla presidenza della Commissione Bilancio ad Antonio Tutolo alla guida della Affari Generali, c’è chi è pronto a scommettere che al momento la maggioranza non possa permettersi alcuno spostamento senza scatenare una guerra aperta che non gioverebbe a nessuno. Basti pensare che nella crociata sull’azzeramento era stato rimesso in discussione anche il ruolo alla presidenza del Consiglio di Loredana Capone (unica dell’area Schlein con un ruolo di peso).
Le partite aperte sono infatti numerose e vanno dalle Comunali, da decidere in fretta per opporsi all’avanzata della Destra, all’ipotesi di terzo mandato, mai scartata del tutto dal presidente, che si gioca sul tavolo nazionale e coinvolge anche Zaia, Bonaccini e De Luca. E in contemporanea c’è la partita delle Europee che vede Emiliano tra il suo assessore civico Sebastiano Leo, in trattativa con Renzi per l’aggancio al nazionale del gruppo nascente di moderati in Regione. E ovviamente Antonio Decaro. 
Per Decaro la questione è articolata. Il sindaco di Bari, infatti, oltre ad ambire alla candidatura per la Regione e allo scranno parlamentare a Strasburgo, è anche considerato il candidato naturale per le prossime Provinciali, che vedranno di nuovo una rivoluzione di poteri e competenze. 
Gli uomini più vicini a Decaro sarebbero convinti che al sindaco convenga restare a presidiare il territorio. Ma gli equilibri da tenere in considerazione sono tanti e il tutti contro per scegliere il candidato del capoluogo - anche in assenza di un’indicazione di Decaro - di certo non giova. 
I riflessi in Regione di questo articolato quadro generale sono più che evidenti. Ed Emiliano non sembra al momento preoccupato dai rimbrotti arrivati prima dai consiglieri di Con, poi dal Pd e infine dal Movimento 5 Stelle. 
Tanto più che recentemente l’approccio attendista del presidente si è dimostrato una tattica efficace anche sull’affare Arpal: dopo mesi di litigi infruttuosi tra le varie forze della maggioranza, infatti, Emiliano è riuscito nella missione impossibile di ridare a Massimo Cassano il controllo dell’agenzia eleggendo un presidente del Cda a lui vicino.

Emiliano non aveva mai fatti mistero di non condividere la “cacciata” del suo (ex?) fedelissimo dalla direzione generale ma di fronte alla legge sul cambio della governance approvata dal Consiglio aveva nicchiato. Poi, di fronte all’incapacità della maggioranza di trovare un accordo, aveva fatto di testa sua. Stesso discorso per la casella da segretario d’aula. Ora quello schema rischia di essere riproposto anche su assessorati e commissioni. Almeno fino a che non ci saranno nuovi equilibri politici da sancire.

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