Capone: «Psicologo di base, una legge per tutelare società e diritti»

Capone: «Psicologo di base, una legge per tutelare società e diritti»
di Massimiliano IAIA
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Lunedì 3 Luglio 2023, 05:00
La legge, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, prevede che la figura sia inserita in ciascuno dei distretti sociosanitari pugliesi, lavorando in stretta sinergia con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, e a costo zero per i pazienti. Di questo si parlerà stasera alle 20 nell'Ortale del Teatro Koreja a Lecce con, tra gli altri, il presidente del Consiglio regionale e il responsabile Welfare segreteria Pd Marco Furfaro. Illustrando i temi della serata, Capone spiega l’importanza di questa legge, e si sofferma sul lavoro che si sta effettuando in Regione anche in termini di Pari opportunità.
Presidente Capone, il Consiglio regionale pugliese ha approvato la legge sulla figura dello psicologo di base: in che modo una decisione così innovativa impatterà sulla vita delle persone?
«Nel 2021 sono stati 510 mila i pugliesi che, per la prima volta, si sono rivolti a uno psicologo, e il 31% della popolazione ne ha avuto bisogno almeno una volta nel corso della propria vita. A questo si aggiunge l’incidenza sempre maggiore di disturbi psicologici tra i giovani. Da madre, e da politico, non potevo restare a guardare. Ho subito avviato un dialogo con l’ordine pugliese degli Psicologi e le associazioni impegnate sui territori. Un confronto durato mesi che ha portato, però, a una legge condivisa e necessaria: la figura dello psicologo di base sarà inserita in ciascuno dei distretti sociosanitari pugliesi lavorando in stretta sinergia con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta e i costi dell’assistenza prestata saranno a carico del Servizio Sanitario Regionale: 450mila euro per il 2024 e un milione e mezzo l’anno dal 2024 in poi. Perché intervenire sulla prevenzione è indispensabile quanto intervenire sulla cura, anzi, intervenire sulla prevenzione potrebbe aiutare tantissime persone a fermarsi un attimo prima della cura, a superare quella fragilità senza precipitare nella malattia. I disturbi psicologi sono subdoli, difficili spesso da riconoscere, le famiglie non possono essere lasciate sole. Una legge di cui sono davvero orgogliosa. La dimensione pubblica della sanità, oggi più che mai, è fondamentale non solo per garantire a tutti il trattamento terapeutico adeguato ma anche e soprattutto perché lo fa a prescindere che il paziente possa permetterselo o no. Curarsi non può e non deve essere un lusso ma un principio democratico».
Con la mozione sulle madri medico si punta a riconoscere il punteggio di servizio proprio a quelle donne che hanno usufruito del periodo di sospensione per allattamento e assistenza ai figli nel primo anno di vita. Un passo fondamentale quando si parla di Pari opportunità, anche in ambito sanitario, è così?
«Necessario e giusto direi. Diversamente da quanto accade nelle altre regioni, infatti, la Puglia ha deciso, nella formulazione della graduatoria per la Medicina Generale, di non conferire il punteggio di servizio alle madri medico che hanno usufruito del periodo di sospensione per allattamento e assistenza ai figli nel primo anno di vita, pur avendo un contratto in essere a tempo determinato o indeterminato. E poi parliamo di pari opportunità. Per questa ragione abbiamo depositato una mozione in cui chiediamo alla Giunta regionale di porre in essere i provvedimenti necessari affinché il punteggio venga riconosciuto. Siamo la regione che ha approvato tra le prime e prima ancora del Governo nazionale la legge sulla parità salariale, che ha adottato l’Agenda di Genere, che sta lavorando sulla legge per i diritti lgbtq+. D’altra parte una delle grandi piaghe del tempo è proprio la denatalità. Negli ultimi dieci anni la popolazione italiana è diminuita di un milione e mezzo di abitanti: a fronte di 700mila morti nel 2022 si sono registrate solo 339 nascite. Dobbiamo incidere sui diritti la cui mancanza porta oggi i giovani italiani a emigrare o a rimanere in Italia da soli e senza fiducia nel futuro».
È un momento delicato per la sanità pugliese, soprattutto per la carenza di personale. Tante le denunce nelle ultime settimane, dei medici di famiglia e dei sindacati. 
«Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari Regionali sullo stato del personale del Servizio Sanitario Nazionale, in Italia, dal 2019 al 2021, i medici di famiglia sono diminuiti di 2.178 unità. In queste condizioni il sistema sanitario è insostenibile, i cittadini non trovano assistenza sul territorio e allora si riversano nei pronto soccorsi degli ospedali che sono a loro volta saturi e senza personale adeguato. Un cortocircuito continuo che per molti diventa un dramma. Per questa ragione ho presentato una mozione che impegna la Giunta regionale a istituire, con urgenza, un confronto tra Regione, medici di medicina generale e associazioni di categoria, per individuare soluzioni efficaci e in tempi brevi. Occorre assicurare ai medici di medicina generale personale di studio così da rendere meno gravoso il lavoro e garantire maggiori servizi ai pazienti; prevedere personale sanitario (infermieri, assistenti sanitari e Oss), anche al fine di agevolare le attività di assistenza domiciliare, campagne vaccinali e screening; riorganizzare e potenziare il 118; riorganizzare e valorizzare la Continuità Assistenziale in un sistema integrato con le Aft (aggregazione territoriale funzionale). Serve un intervento straordinario da parte del Governo che consenta alle aziende sanitarie e ospedaliere di assumere, anche con contratti libero-professionali, sia i laureati in Medicina e Chirurgia abilitati all’esercizio della professione, sia gli specializzandi anche durante i primi tre anni del percorso formativo».
Secondo recenti studi ogni euro investito sugli asili nido “torna indietro” allo Stato 13 volte, soprattutto in termini di Pil e natalità.
«L’offerta italiana di asili nido pubblici è una delle più basse d’Europa. Per questo con le risorse del Pnrr avremmo dovuto realizzare 260mila nuovi posti entro il 2025. È chiaro, allora, che quando oggi sentiamo che il governo potrebbe togliere queste risorse siamo molto preoccupati. Il Governo rischia di far saltare l’investimento sugli asili nido dimenticando che avere meno nidi pubblici significa maggiori difficoltà a conciliare vita e lavoro e, quindi, meno figli. Le politiche del Governo Meloni su denatalità ed emigrazione rischiano davvero di mettere definitivamente in ginocchio il sistema fiscale del Paese. E poi? Chi pagherà i debiti del Pnrr?».
Cos’altro va fatto sul tema delle Pari Opportunità?
«È spaventoso il livello di maschilismo ancora presente nella nostra società. All’emancipazione delle donne non è corrisposto purtroppo eguale percorso di formazione degli uomini, fondato sul rispetto vero dell’altra identità, con le sue differenze e i medesimi diritti. Percorso che oggi richiede un ulteriore approfondimento verso le identità diverse dal maschile e dal femminile. Ma mi pare che le nuove generazioni per fortuna su questo siano molto più avanti. Ecco, io penso che se non inizieremo con una grande battaglia culturale, agendo prima che le differenze diventino diseguaglianze, anche le migliori leggi faranno un buco nell’acqua».
Qual è il futuro della sanità pugliese qualora dovesse essere messa in atto l’Autonomia differenziata? 
«Non sarebbe in discussione il futuro della sanità ma dell’Italia intera. Il diritto alla salute è fondamentale. Se non viene assicurato in tutto il paese, si compromette lo stato unitario e il diritto di uguaglianza dei cittadini».
 
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