Le candidature Pd e il caso Puglia/ Punti di forza, punti di flesso

Le candidature Pd e il caso Puglia/ Punti di forza, punti di flesso
di Rosario TORNESELLO
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Mercoledì 17 Agosto 2022, 12:14 - Ultimo aggiornamento: 18:31

La notte porta consiglio. Di solito. Quella del Pd, invece, porta in faccia al presidente del Consiglio (regionale). L’estromissione di fatto dal blocco dei posti utili in lista di Loredana Capone è solo l’ultimo scossone di un terremoto che appena 24 ore prima aveva scatenato la clamorosa fuoriuscita dal partito di Dario Stefàno, l’altro nome fin qui dato per certo (o quasi). La partita delle candidature – che su scala nazionale segna molti strappi in un partito che fatica a consolidare alleanze fuori e a fare squadra dentro – segna il punto più alto dello strapotere di Michele Emiliano in Puglia. L’imposizione del suo braccio destro e capo di gabinetto Claudio Stefanazzi in pole position nel listino della Camera, oltre le polemiche sul civismo opaco di cui molto si è detto e sulle designazioni discutibili di cui molto si è taciuto, al netto degli accordi sulla distribuzione trasversale dei voti, segna l’apoteosi della strategia di potere del governatore. Non si è posto limiti nella sua politica delle mani libere e degli accordi plurimarche, Emiliano. E in fondo è proprio questo, chissà se esiziale, il suo vero limite.

Il problema, infatti, è che il punto di vertice di una parabola (le vicende umane, tutte, seguono questa traiettoria a meno di non essere invincibili supereroi) segna anche un punto di flesso in cui la curva cambia andamento, talvolta repentinamente, in alcuni casi irrimediabilmente. Quando i malumori diventano spaccature e divisioni si innesca un incontrollabile meccanismo di reazione a catena che sai quando inizia ma non quando - e come - finisce, col rischio (leggi certezza) di consegnare un’intera area politica alla fibrillazione incessante e perciò a uno stato di malessere diffuso e persistente. Sul punto, chiedere al centrodestra per sapere di come le fratture e le mosse sbagliate, le scelte di potere e le vendette fratricide, possano consegnare a lungo amministrazioni locali a vari livelli nelle mani del tuo principale antagonista (e qui in Puglia si veleggia verso il ventennio, per dire di come la storia abbia anch’essa dei chiodi fissi e, proprio per questo, anche delle date di scadenza).

Le politiche di settembre prossimo, quelle della grande fuga dai duelli di peso causa disfatta annunciata (balsamo per le collaudate dinamiche delle profezie autoavveranti, al di là dei proclami e dell’amore per la propria terra che vincola agli impegni, quante belle parole), si candidano a consegnare la Puglia a una lunga resa dei conti all’interno del partito di maggioranza relativa e, di riflesso, della coalizione di governo. Strappi, tensioni e ora anche gli appelli inversi, come quello di Fabiano Amati, diecimila e passa preferenze alle ultime Regionali per i Dem, non proprio uno di passaggio, insomma: «Le liste del mio partito sono invotabili, composte sulla base di raccomandazioni, meschinità, bassezze, misoginia, ossequi ai capetti di turno», tanto per cominciare. Ed è solo l’inizio: il resto dopo la conta dei voti. Se Emiliano ne uscirà indenne - e quindi rafforzato - sarà il supereroe di cui sopra, sottratto alle leggi della fisica e alle pretese necessitate della biologia. Punto di forza senza punti di flesso. Chapeau. Ma per quanto paese di poeti, santi e navigatori (navigati, verrebbe da aggiungere), non lo siamo di fumetti. Non ancora, almeno. Non fino a questo punto, insomma. Non sarà un periodo facile, considerati gli impegni e le scadenze, a partire dall’attuazione del Pnrr. E la Puglia - non per i nomi, sia chiaro, ma per il metodo - ci arriva in queste condizioni. Dalla “Next generation” alla next station. Sperando non sia l’ennesima tappa di un’infinita Via Crucis. Con poca ripresa e consolidata resilienza.
 

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