Impianti di altre specie e nano-vettori contro xylella: il piano della Regione per il Salento

Impianti di altre specie e nano-vettori contro xylella: il piano della Regione per il Salento
di Maria Claudia MINERVA
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Sabato 16 Gennaio 2021, 09:54 - Ultimo aggiornamento: 14:03

Il Piano di rigenerazione del Salento devastato dalla xylella fastidiosa va a rilento. Motivo per cui Coldiretti Puglia ha scritto all'assessore regionale all'Agricoltura, Donato Pentassuglia, e al capo Dipartimento, Gianluca Nardone per chiedere «una stretta per dare piena attuazione alla diversificazione produttiva in area infetta, a cui sono destinati 25 milioni di euro dal Piano per la rigenerazione, perché è vitale autorizzare l'impianto di altre specie arboree per non condannare le province di Lecce, Brindisi e Taranto alla monocultura dell'olivo e liberalizzare gli impianti di altre varietà di alberi da frutto come agrumi, pesco, albicocco, susino, mandorlo e ciliegio».

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L'assessore Pentassuglia sta lavorando in questa direzione, ma Coldiretti Puglia chiede un'accelerata. «È indispensabile liberalizzare i reimpianti con l'adeguata diversificazione colturale per una ricostruzione efficace dal punto di vista economico e paesaggistico. L'Osservatorio Fitosanitario regionale ha la facoltà ha detto il presidente Muraglia - di derogare al divieto di impianto delle piante ospiti della xylella. La ricerca ha dimostrato che altre varietà hanno caratteri di resistenza non dissimili da quelle delle varietà di olivo resistenti».Secondo il Regolamento Comunitario del 14 agosto scorso, lo Stato membro può autorizzare l'impianto in zona infetta se le piante specificate appartengono a varietà che si sono dimostrate resistenti o tolleranti all'organismo nocivo, ad eccezione dell'area di contenimento, e ciò vale per mandorlo e ciliegio, mentre è possibile l'impianto se le piante specificate si siano dimostrate indenni all'organismo nocivo, in base ad attività di ricerca svolte almeno negli ultimi due anni e piantate nelle zone infette in cui si opera l'eradicazione, e ciò riguarda agrumi, il pesco, l'albicocco, il susino.


«Le indagini diagnostiche sulle piante delle varietà di ciliegio dolce e mandorlo selezionate per esempio, a seguito dell'esposizione sia all'inoculo artificiale sia ad adulti di sputacchina con elevata incidenza di infezioni di xylella rileva Coldiretti Puglia sulla scorta dello studio scientifico dell'Ipsp del Cnr di Bari che la presenza del batterio risulta in media inferiore all'11% su mandorli e ciliegio».
«Abbiamo chiesto, tra l'altro, su chiara indicazione degli agricoltori della provincia di Lecce ha affermato il presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele di inserire nell'elenco delle colture arboree da frutto, oltre ad agrumi e prunus, anche avocado, mango, papaia, more, mirtilli e lamponi, oltre alle specie boschive, anche da reddito, al fine di prevedere degli interventi di carattere forestale, paesaggistico-ambientale, per le aree più marginali che già in passato erano associate a bosco o macchia mediterranea».


E a proposito di ricerca, buone notizie arrivano dai risultati del progetto Demetra: nano vettori hi-tech per traghettare fertilizzanti e formulati capaci di contenere il batterio che ha fatto strage di milioni di ulivi in Puglia. Il progetto dedicato al design e alla sperimentazione di tecnologie innovative per contrastare l'avanzata di xylella è durato due anni (si concluderà a febbraio) e che ha coinvolto 4 enti di ricerca e 4 aziende. Ricercatori ed agronomi hanno fatto il punto dello stato dell'arte del progetto. Un dato incoraggiante su tutti: i nano-vettori hi-tech sembrano avere un ruolo importante nel contenimento o addirittura nella riduzione di xylella fastidiosa.
In particolare, Enza Dongiovanni del Centro di Ricerca, Sperimentazione e Sperimentazione in Agricoltura (Crsfa) Basile Caramia, ha illustrato i risultati riguardanti la sperimentazione in campo (a Surbo e a Gallipoli) delle nanoparticelle di carbonato di calcio sulle quali è stato adsorbito un prodotto naturale, selezionato per la sua nota attività antimicrobica. «I risultati sono incoraggianti - ha detto il professor Giuseppe Ciccarella, del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali Unisalento, coordinatore tecnico-scientifico di Demetra: le prove con nano-formulati hanno rilevato una batteriostasi, se non proprio una diminuzione della carica batterica ma dobbiamo essere cauti perché occorrono altre sperimentazioni che porteremo avanti nei prossimi anni».
 

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