Giochi del Mediterraneo, le gare clou potrebbero essere spostate altrove

Giochi del Mediterraneo, le gare clou potrebbero essere spostate altrove
di Domenico PALMIOTTI
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Sabato 9 Marzo 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 11:23

Ora che la terna dei revisori dei conti è stata completata con le ultime designazioni fatte dal ministro dello Sport, Andrea Abodi, torna a riunirsi lunedì il comitato organizzatore dei Giochi del Mediterraneo.

L'incertezza

Ma il vero problema è la riapertura del procedimento che ha condotto a scegliere gli impianti sportivi da realizzare, riapertura che ora dovrà coinvolgere la Regione Puglia dopo la sentenza della Corte Costituzionale su ricorso della stessa Regione. Il rischio che si corre è che eventuali ritardi in questo passaggio, uniti agli altri già accumulati, potrebbero far saltare le grandi opere previste a Taranto. Stadio e piscina anzitutto. E la città da capitale dei Giochi potrebbe ritrovarsi ad un livello inferiore. Lunedì al vaglio del comitato ci sono la definizione dell’organigramma, una prima discussione sul nuovo masterplan - quello che, sulla scorta dei 125 milioni di euro aggiuntivi della legge di Bilancio 2024, dovrà prevedere gli impianti non rientrati nel primo - e il compenso del direttore generale Carlo Molfetta. Questi si è insediato poco prima di Natale, ma sulla richiesta economica che ha avanzato, 240mila euro lordi annui, tra 200mila di compenso e 40mila di benefit aggiuntivi, c’è stata una frenata. Nel senso che il comitato ha ritenuto eccessiva la richiesta e tra l’altro il caso è stato anche prospettato ai due ministri (Abodi e Raffaele Fitto) che seguono il dossier Giochi. Adesso, però, una quadra sembra che sia stata trovata. Il compenso per il dg scenderà. Già nelle settimane scorse, in verità, si stava pensando a dividere la cifra in una parte fissa e in una variabile, a obiettivi. 


Quanto al coinvolgimento della Regione, la Consulta ha stabilito che la nomina del commissario Massimo Ferrarese è legittima, ma “non è consentito allo Stato, neppure in ragione dell’esigenza di svolgere celermente le funzioni attratte, di escludere qualsiasi forma di collaborazione della Regione in una fase determinante quale è quella della valutazione circa le infrastrutture da realizzare e della definizione delle modalità di attuazione delle opere indicate nell’elenco predisposto dal commissario”. Ora, il problema non è tanto coinvolgere la Regione o riaprire la procedura, ma quando questo avverrà e quanto tempo richiederà. Il passo lo deve compiere al Governo. Che in queste ore si sta muovendo con Abodi. Tocca infatti all’Esecutivo interloquire col presidente Michele Emiliano. Il Governo ha già chiesto al commissario informazioni e chiarimenti sulle scelte fatte a proposito degli impianti e adesso deve trovare l’intesa con Emiliano alla luce del provvedimento della Consulta. Serve “l’acquisizione dell’intesa della Regione Puglia ai fini dell’adozione dei decreti interministeriali di approvazione del programma delle opere infrastrutturali”, hanno scritto i giudici. Anche perché, ha osservato la Consulta, “il principio di sussidiarietà, che consente l’avocazione a livello statale di competenze legislative proprie delle Regioni, si interseca con quello di leale collaborazione, che impone allo Stato di valutare gli interessi in gioco e assumere le relative decisioni, per quanto possibile, attraverso un contraddittorio con le regioni interessate”. 
Va detto che il decreto relativo alle opere da cantierizzare (27 come da masterplan) e alla provvista finanziaria (167 milioni, cioè i 150 iniziali più un’aggiunta con le nuove risorse), era pronto da alcuni giorni. Lo avevano già firmato i ministri Fitto e Abodi e stava per firmarlo Giancarlo Giorgetti, titolare dell’Economia, quand’è intervenuta la Consulta. È un decreto che delinea i poteri del commissario, prevedendoli ampi, e stabilisce inoltre che lo stesso possa sostituirsi ai Comuni inadempienti rispetto alle regole che verranno inserite nel protocollo d’intesa tra struttura commissariale e singoli enti locali. Materia, questa del decreto, che insieme agli impianti selezionati ora dovrà essere oggetto d’intesa con Emiliano. 
Torna dunque in primo piano il fattore tempo. Che incide soprattutto su stadio e piscina, gli interventi più rilevanti dal punto di vista progettuale ed economico. Invece gli impianti minori o di media dimensione non corrono rischi anche se l’intesa con Emiliano dovesse tardare. Perché sono interventi che vanno da 2-3 milioni a 6-7 e quindi non si tratta di lavori impegnativi. Non così per stadio e piscina olimpionica, dove si devono ancora completare le progettazioni. Tant’è che per lo stadio l’altro ieri è emerso che la copertura superiore dell’impianto sarà fatta dopo i Giochi perché non c’è la possibilità di farla prima. Stessa cosa per la piscina, dove già da un po’ si è deciso di procedere a step, ovvero prima le due vasche, poi la copertura di una delle due, infine la chiusura laterale e la climatizzazione dell’impianto. È vero che i Giochi adesso non sono più agli inizi di giugno 2026 ma a fine agosto, e quindi sono stati guadagnati due mesi abbondanti, ma il supplemento di tempo rischia di essere “bruciato” dai nuovi problemi. Se la tabella di marcia subisse un ulteriore contraccolpo, si potrebbe correre il rischio di vedere spostate altrove le partite di calcio e le gare di nuoto in calendario a Taranto. Alle strette potrebbe essere utilizzata Bari, dove questi impianti esistono già e semmai hanno bisogno solo di una rimessa a punto.

C’è un solo modo per neutralizzare questo rischio: chiudere alla svelta l’intesa con la Regione e accelerare su lavori e cantieri. Le possibilità ci sono, tenuto conto che il governatore Emiliano ha sempre dichiarato (e ribadito) che il suo interesse é e resta quello di fare bene i Giochi a Taranto.

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