Casarano, famiglia del killer blindata in casa e paese sotto choc. «Bravissime persone, lui un ragazzo educato»

Casarano, famiglia del killer blindata in casa e paese sotto choc. «Bravissime persone, lui un ragazzo educato»
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Martedì 29 Settembre 2020, 20:16 - Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 14:40
In queste ore regna un silenzio irreale a Casarano, dove abita la famiglia De Marco piombata nell'incubo ieri sera. Nella strada di solito silenziosa c'è molto più traffico del solito: sono i curiosi che in auto passano, rallentano e poi vanno via. Succede sempre nelle storie di cronaca nera che trovano spazio nei telegiornali, nei talk show del pomeriggio e sui siti. Succede sempre anche che qualcuno se la prenda con i giornalisti, che stazionano davanti casa della famiglia De Marco, e cominci a gridare: «Andate via o chiamo i Carabinieri. Che volete dai genitori? Che c'entrano loro con quel bastardo?».
I Carabinieri poi arrivano e riportano la calma. Ma «quel bastardo» resta un'offesa che fa parecchio rumore in un pomeriggio dove c'è tanto silenzio e che riporta anche l'incredula Casarano alla realtà di un duplice, spietato delitto commesso «dal ragazzo della porta accanto». Prima di questa storia di cronaca nera, in quella casa, ora con porte e finestre serrate, la famiglia De Marco viveva in tranquillità, continuano a ripetere, sgomenti, i vicini di casa.

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Brave persone, riservate, brave persone davvero». Il padre è un bidello in pensione che cura un appezzamento in campagna, ma per i vicini è soprattutto un bravo falegname, «sempre pronto ad aiutare chi ha bisogno». La madre è casalinga, la sorella maggiore vive al Nord da anni. E lui Antonio, «tanto educato, quando passa mi saluta sempre. Mi ricordo quando da piccolo giocava proprio qui, davanti casa mia»: la signora Lucia, una vicina di casa, guarda la tv in cucina, ascolta le notizie dei telegiornali e piange, piange a dirotto. Il marito è pochi metri più in là e continua a scuotere la testa. «No, non è possibile. Non ci credo. Ma davvero ha confessato? Quindi è stato proprio lui?», chiede ai giornalisti che le domandano di raccontare qualcosa di quel ragazzo che a Casarano sembrano conoscere in pochi.
«Nessuno poteva immaginare che l'omicida fosse così vicino a noi». Anche il sindaco appena eletto della cittadina Ottavio De Nuzzo ha descritto un paese sconvolto dalla notizia arrivata ieri sera del fermo di un loro concittadino. «Qui la gente è incredula». «Sono persone perbene - ripete chi li conosce - quello che ha fatto questo ragazzo è qualcosa di inimmaginabile».

«Mai, mai visto prima», rispondono due ragazze in un bar a pochi metri da via Amatore Sciesa. Nelle carte degli investigatori si parla di torture, di sadismo, di «macabra ritualità» e di un atteggiamento attento e guardingo nei giorni successivi al duplice omicidio: insomma, il profilo di un killer che, chissà perché, ha consumato quella vendetta, che - come scriveva in un post dello scorso luglio - «è un piatto da servire freddo», che per pochi istanti ti rende «soddisfatto». E che la sera dei funerali dei due fidanzati uccisi a coltellate, sorridente e sereno, ha partecipato alla festa di compleanno di una collega. Poi, però, pensi che lo stesso ragazzo ha confessato dicendo: «Ho fatto una cavolata. So di aver sbagliato, ma erano troppi felici e per questo mi è montata la rabbia». E allora? Chi è Antonio De Marco? A Casarano, forse, nessuno lo ha mai conosciuto veramente.
 
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