La tesi di Eleonora Manta oggetto di un convegno. La mamma: «Era brillante e sognava di fare il magistrato minorile»

La tesi di Eleonora Manta oggetto di un convegno. La mamma: «Era brillante e sognava di fare il magistrato minorile»
di Giuseppe ANDRIANI
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Venerdì 29 Aprile 2022, 10:40 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 18:37

«Eleonora sognava di diventare un magistrato minorile. Ed era brillante». Per ricordare Eleonora Manta, uccisa in modo brutale il 21 settembre del 2020 con il compagno, l'arbitro Daniele De Santis, all'interno della loro abitazione, l'Università del Salento ha scelto un modo diverso, dando valore al percorso di studi della trentenne. La sua tesi sulla mediazione familiare è stata oggetto di un seminario. «È un convegno, non una commemorazione», ci ha tenuto a precisare il rettore Fabio Pollice, nell'intervento di saluto alla platea. L'iniziativa è del professor Stefano Polidori, presidente del corso di giurisprudenza, in cui Eleonora si era laureata nel 2014 con 110 e lode, e relatore della ragazza. Presente Rossana Carpentieri, la mamma di Eleonora, seduta in prima fila. Stringe in mano un compito del 2016, sul quale si legge - scritto a caratteri cubitali - «molto buono». «Era un compito di mia figlia del 2016, svolto durante il percorso con la scuola di professioni legali - racconta, commossa ed emozionata -. Hanno voluto consegnarmelo, mi hanno detto che è uno dei migliori compiti che siano mai stati fatti». Non trattiene le lacrime, sarebbe impossibile il contrario. Ma la giornata di ieri è servita per far rivivere Eleonora nella sua attività accademica: «Aveva dimostrato nei cinque anni di università e nei due anni della scuola il proprio valore. Era tenace, era determinata e si vedeva. Era una ragazza brillante. Aveva tentato il concorso per diventare magistrato e non era riuscita a passarlo, ci stava riprovando perché sognava di intraprendere quella strada».

«Era la mia studentessa»

Voleva fare il magistrato e lo ha sottolineato anche il professor Polidori. «Sono il presidente del corso di giurisprudenza - dice in apertura del proprio discorso -, ma non sono qui in veste istituzionale, sono qui perché Eleonora era la mia studentessa». Ha voluto invitare i suoi laureandi e i suoi laureati, oltre che gli studenti del corso in diritto di famiglia che sta tenendo in queste settimane. «Ho riletto per intero la tesi di Eleonora perché la ricordavo solo in parte. È davvero di alto valore. Abbiamo voluto portare in aula quello che lei in pochi anni è riuscita a dare al mondo del diritto. Sognava di diventare magistrato, aveva già vinto un concorso importante all'Inps, era una persona di grandissimo valore e sono felice di poterla ricordare qui, dove lei si è laureata».
E l'aula, come uno scherzo del destino, è la stessa. «Quando venne da me - racconta il professor Polidori - io le proposi un tema diverso, ma teneva particolarmente alla mediazione familiare. Lei credeva tantissimo in questo strumento. È una tematica che le stava a cuore e mi è sembrato giusto riproporre questo tema per renderle onore. Abbiamo voluto parlare di come lei aveva sviluppato quest'argomento».
Si susseguono i ricordi, ma il tema della giornata è quello che Eleonora aveva voluto portare nel proprio percorso di laurea. «Guardiamo prima della tragedia - spiega Fabio Pollice -, quello che lei ci ha lasciato.

Per noi gli studenti sono persone di famiglia. Viviamo insieme, stiamo qui, per questo abbiamo voluto organizzare un convegno che parte da una tesi di laurea». Presente anche il professor Vincenzo Tondi della Mura, direttore della scuola di professioni legali. Eleonora aveva scritto una tesi sulla mediazione familiare, partendo probabilmente anche dal suo vissuto. Aveva citato spesso Gustavo Zagrebelsky e la sua opera Il diritto mite. Credeva nella mitezza, ricorda la dottoressa Liliana Petrelli. «Voleva essere d'aiuto ai minori che vivono in una situazione di disagio, pensava che le mediazione potesse essere lo strumento migliore».

Eleonora c'era

Per un pomeriggio, negli occhi degli studenti e di qualche amico di sempre, Eleonora è stata «presente», come sottolineato più volte, non solo con quello che era, ma con quello che ha scritto e con il suo lavoro di tesi. C'era anche suo papà, così come quello di Daniele De Santis, il compagno 33enne che morì nello stesso brutale e inspiegabile gesto. Il processo prosegue ma da Unisalento e dalla comunità accademica un modo diverso per ricordarli: ieri è toccato a Eleonora rivivere nella sua tesi, giovedì prossimo toccherà a Daniele. «Così, con il valore di quello che hanno fatto qui, non li dimenticheremo mai». E l'impressione è che davvero questa comunità non potrà mai dimenticare. «Eleonora, quel giorno del 2014, era seduta lì», spiega il suo relatore Polidori indicando un posto che questa volta è vuoto.
 

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