Lecce, il video choc dell'assassino un mese prima del duplice delitto di via Montello

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E ora spunta anche un video-racconto dell'assassino reo confesso Antonio De Marco, 23 anni, di Casarano, condannato ieri all'ergastolo con l'accusa di avere ammazzato Eleonora Manta e Daniele De Santis, 30 e 33 anni, la coppia di fidanzati che gli aveva affittato una stanza della loro casa di via Montello, a Lecce. In quello stesso appartemento lui fece irruzione la sera del 21 settembre 2020, armato di coltello, per sferrare 78 terribili e devastanti fendenti.

Se nelle oltre 30 pagine di diario scritto a mano De Marco aveva annunciato di volere ammazzare (chiunque) per sfogare l'incapacità di rendere felice e serena la sua vita, in questo video (del quale sono state tagliate le scene più forti) sfoga tutta la sua frustrazione. In un passaggio si rivolge all'immagine della Madonna proiettata sullo schermo del suo computer portatile.


«Ehi, Antonio del futuro, pensavi di avere toccato il fondo con quella foto di maggio», la prima frase del video-selfie girato il 19 agosto del 2020 nella stanza presa in affitto in via Fleming, sempre a Lecce, per continuare a  seguire il corso di Scienze infermieristiche. Poco più di un mese dopo, la sera del 21 settembre, De Marco porterà con sé la chiave dell'appartamento di via Montello per sorprendere i due ragazzi – Eleonora e Daniele – mentre festeggiavano l'inaugurazione di una nuova fase della loro vita: quella sarebbe stata solo la loro casa, non avrebbero più affittato le stanze.


Per loro due sarebbe cominciata la convivenza. «Perchè devo soffrire così tanto?», dice De Marco rivolgendosi alla telecamera, inquadrandosi con il proprio smarthphone. E poi, rivolto all'immagine della Madonna, aggiunge: «Io gliel'ho chiesto di non farmi soffrire, perché mi fa soffrire così tanto?».

Con la sentenza di condanna di ieri sono state respinte le richieste degli avvocati difensori Giovanni Bellisario ed Andrea Starace di dichiarare De Marco non imputabile perché affetto da una grave patologia psichica e, dunque, incapace di intendere e di volere. Non carcere ma la permanenza in una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) - avevano sostenuto i difensori - ed in subordine il riconoscimento del vizio parziale di mente che avrebbe comportato l’esclusione delle aggravanti della crudeltà e della premeditazione per dare nuovamente attualità alla richiesta di fare celebrare il processo con il rito abbreviato per ottenere la riduzione di un terzo della pena. Infine la difesa aveva chiesto che a De Marco fossero riconosciute le attuanti generiche per l’atteggiamento collaborativo che avrebbe avuto nell’interrogatorio della sera del fermo ed in quello di convalida davanti al gip.

(Erasmo Marinazzo)